Sanremo, le pagelle: la Trek (voto 10) accende Stuyven, la Ineos (voto 3) brucia Ganna. Van der Poel, dopo i 250 km è dura: ma quella carezza è da 6

Stuyven al centro tra Ewan e Van Aert. Il podio della Milano-Sanremo 2021 da consegnare ai libri di storia (foto: LaPresse/Gian Mattia D'Alberto)
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Trek-Segafredo 10 – Tutto il mondo presenta la corsa come la sfida fra Van Aert, Van der Poel e Alaphilippe. Alla Trek non si scompongono e preparano una Sanremo diversa. Mettono Nicola Conci (voto 8) in fuga per 260 km, e dalla Cipressa in poi ci pensa Stuyven (voto 10 e lode). Protetto da Nibali sul Poggio, il belga va via al momento perfetto, a due chilometri e mezzo dalla fine, «c’erano ancora troppi velocisti, allora mi sono detto o tutto o niente», e a trecento metri dal traguardo sfrutta l’ultima indecisione dei suoi rivali per lanciare lo sprint e prendersi un giorno di gloria e di storia.

Ineos 3 – Piange il cuore a vedere Ganna sfiancarsi a tirare per quasi tutto il Poggio. Ganna, che è quattro volte campione del mondo a inseguimento. Ganna, che è campione del mondo a cronometro. Ganna, che all’ultimo Giro d’Italia ha vinto 4 tappe, di cui una per distacco. Beh, la sua squadra ha preferito puntare su Kwiatkowski e addirittura su Pidcock: sono arrivati diciassettesimo e quindicesimo, quindi la squadra è sconfitta. Ma forse era sconfitta in partenza: le scelte si pagano. Ricordiamo che Ganna non correrà la Roubaix per decisione del team: come si dice, errare è umano, perseverare…

Van der Poel 6 – Perde l’attimo sul Poggio, quando Alaphilippe attacca. E lo riperde allo sprint. La tattica non è la sua qualità migliore. E, da buon crossista, quando la corsa va oltre i 250 chilometri ha parecchie difficoltà. Ma andatevi a riguardare le immagini dello sprint: appena tagliato il traguardo, Mathieu affianca Stuyven e gli dà una carezza: è sempre il primo a riconoscere i meriti di chi vince.

Van Aert 6 – Sul Poggio ha aspettato che fosse un altro a prendere l’iniziativa: quando Alaphilippe ha allungato, lui lo ha subito seguito. Ma quando Stuyven si è giocato la sua carta, Wout non ci ha creduto, non subito. E’ lui stesso ad ammetterlo: avevo le gambe per vincere ma abbiamo esitato troppo. Allora perché 6? Al debutto fu sesto, l’anno scorso primo, quest’anno terzo, non è mica vero che la Sanremo è una lotteria.

Colbrelli 6 – A fari spenti, senza essersi messo nelle gambe nè Parigi-Nizza nè Tirreno-Adriatico, Sonny alla fine è dove dovrebbe essere, primo degli italiani.

Trentin 6 – Il voto è per la battuta che fa in partenza, che ha già previsto tutto. «La Milano-Sanremo non è una corsa dove puoi sparare come Rambo: le cartucce a disposizione sono poche». Pochissime.

Ewan 7 – Dopo il traguardo tira giù tutti i santi, e c’è da capirlo. Ha una gamba clamorosa, e sulla Cipressa la squadra lo aiuta a rimanere con i migliori. Ma poi ha un’esitazione proprio quando dovrebbe colpire, ed è un’esitazione fatale.

Sagan 9 – Sì, 9: come le volte in cui Peter Sagan ha finito la Milano-Sanremo nei primi dieci. Certo, è un gioco, e già ci immaginiamo le proteste. Probabilmente non era questa volta che Sagan doveva vincere la Sanremo, non dopo quest’inverno disgraziato. Però alla fine lui c’è, ai piedi del podio con una Bora sempre al massimo. Quindi 9, a testa alta.

I velocisti puri 4 – Abbiamo dato a Ewan quello che era suo, gli altri li trattiamo in quanto categoria. Questa corsa sta subendo una mutazione genetica, sembra che gli sprinter puri e duri non siano più capaci di domarla. Si salva soltanto Sam Bennett, che a Milano lo aveva detto: «Sul Poggio andiamo forte quanto in pianura, per noi non ce n’è». Voto 8 per la lucidità, 4 per la resa anticipata (la media fa comunque 6). E a proposito di media, la Sanremo è stata velocissima: si è corso a 45,064 km/h. Il record rimane quello della Sanremo di Bugno nel ‘90 (45.806 km/h): quella volta si andò in autostrada, adesso non ce n’è bisogno.