Mollema il fedelissimo in un ciclismo senza bandiere: 8 anni alla Trek, che storia!

Mollea Tour du Hau-Var 2021
Bauke Mollema esulta e abbraccia il compagno Gianluca Brambilla dopo la vittoria della prima tappa al Tour du Haut-Var (foto: Instagram/Trek Segafredo)
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Zygmunt Bauman, famoso sociologo polacco, chiamava la nostra Era con due parole chiare: “Modernità liquida“. La fine delle grandi narrazioni, dei valori storici in un turbilloun di cambi di casacche repentini e inaspettati. Bauke Mollema, ex studente di Lingue ed Economia – è l’antitesi a tutto questo: un messaggio poco evangelico rispetto al credo attuale, ma funzionale in un mondo come quello dello sport che ha bisogno di esempi del genere da seguire. L’olandese della Trek-Segafredo ha cambiato squadra una sola volta nella sua carriera da professionista. Un modello di dedizione e metodismo. Costante presenza nella Top Ten dei Grandi Giri e delle Classiche. Certificato e garanzia di qualità.

Mollema, l’eccezione in un mondo che corre

Bauke ieri ha vinto la prima tappa del Tour des Alpes Maritimes et du Var e nel 2019 ai Mondiali di Harrogate nello Yorkshire si è tolto anche la soddisfazione di vincere l’oro nella staffetta a squadre con l‘Olanda. La Nazione della bicicletta per antonomasia che della leggerezza sui pedali lungo le meravigliose piste ciclabili, ne fa una cifra stilistica e un lifestyle invidiato in tutto il Mondo. Mollema arriva al ciclismo a diciotto anni, ma salire in sella con lo zaino sulle spalle per andare a scuola è il modo migliore per iniziare la giornata. Da quei ventiquattro chilometri percorsi ogni giorno – dodici all’andata e dodici al ritorno – il baby prodigio Bauke inizia a sfidare il vento e a spingere con forza ed energia in direzione dei suoi sogni.

A 21 anni da Under, nel 2007 scrive il suo nome sull’Albo d’Oro di due gare-simbolo per i giovani pronti al grande salto tra i pro’: il Tour de l’Avenir in Francia e il Circuito Montañés in Spagna. Numeri da predestinato che ha sempre cercato la sua dimensione senza voli pindarici, mettendosi a disposizione della squadra e ritagliandosi lo spazio per i gradi da capitano, sfruttando al massimo l’opportunità.

Chissà cosa sarebbe successo o quanto avremmo perso, se Mollema non avesse abbandonato il promettente percorso universitario passato in diverse tappe tra le quali l’antica Roma, le Lingue e l’Economia. Di sicuro c’è che dopo la Rabobank, diventata poi Belkin, c’è stata solo la Trek-Segafredo: con la maglia del team statunitense, il 34enne di Groningen, ha ottenuto il trionfo fin qui più prestigioso: il Giro di Lombardia 2019.

Un corridore forse non bello da vedere per le movenze, ma efficace quando sale con il suo stile inconfondibile sulle montagne: cadenza solida come un metronomo, corpo sul manubrio, bocca aperta e naso aquilino che accentua il respiro e l’impegno profuso sulle pendenze che mettono paura a chiunque. Non a lui. Resta attaccato con la forza della testa, del cuore e delle gambe alle ruote dei migliori. Stantuffa, corre, ci crede, non molla. E non cambia mai. Fedele ai colori di una bandiera e va controcorrente in un ciclismo che ormai ha preso un’altra direzione.