Mondiali Ciclocross. Bertolini contro i mostri sacri: «Sono pronto. Studio da Van der Poel e Van Aert»

Bertolini
Gioele Bertolini, campione nazionale italiano di ciclocross, parteciperà ai Mondiali di Ostenda.
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«Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert hanno un marcia in più. Dal terzo posto posso giocarmela, anche se non sarà per nulla facile». Gioele Bertolini, campione italiano in carica, risponde così alla nostra prima domanda sui Campionati del Mondo Ciclocross in programma domani ad Ostenda.

La bellissima sfida al Tricolore con Jakob Dorigoni è ormai alle spalle. Ora è il momento di indossare la maglia azzurra e sfidare i mostri sacri di questa bellissima specialità. Con Bertolini abbiamo cercato di conoscere nei dettagli il suo stato di forma e soprattutto i tratti più difficili del percorso belga.

Gioele, domani è il grande giorno. Sei pronto?

«Sì sono prontissimo. Mi sento bene e credo di avere un buono stato di forma. Ad Ardea abbiamo lavorato duramente, cercando di ricreare il percorso di Ostenda sulla sabbia della cittadina laziale. Come sempre in Nazionale c’è un bel clima».

Hai avuto modo di visionare il percorso. Che idea ti sei fatto?

«E’ impegnativo. Diciamo che lo potremmo dividere in due parti ben distinte. La prima, con circa due minuti e mezzo di attività sulla sabbia, molto intensa, e la seconda, quella guidata nell’Ippodromo di Ostenda. In questa seconda fase gli specialisti faranno la differenza, ci sono molti saliscendi e curve insidiose. Bisognerà stare attenti. Molto dipenderà anche dal meteo».

La scorsa settimana in Coppa del Mondo hai faticato più del previsto. Come mai?

«E’ vero, mi aspettavo decisamente di più. Sfortunatamente ho avuto alcuni problemi di stomaco. Probabilmente non avevo digerito e ho accusato il colpo nel finale. Nei primi due giri ero vicinissimo alla decima posizione, stavo bene. Poi dopo ho mollato la presa, peccato perché il percorso si adattava molto alle mie caratteristiche».

Correrai con la maglia della nazionale italiana dopo aver vinto il titolo tricolore. Cosa significa per te?

«Un onore. Per me è motivo di orgoglio, ma non lo prendo come punto di arrivo. Sono ancora molto giovane ed è un percorso in salita. Voglio crescere e migliorare ancora di più. Il tricolore e la nazionale sono la conferma di aver lavorato bene in questi mesi. Penso di essere tornato finalmente ai miei livelli dopo un anno molto difficile».

Sfiderai mostri sacri del ciclocross come Van der Poel e Van Aert…

«Si, sfidarli è una parola grossa: dopo 50 metri già se ne saranno andati via. Beh è chiaro che per un ciclocrossista vedere in azione due corridori come loro non può che far piacere. Li ammiro davvero molto per quello che fanno. Cerco di studiarli e di raccogliere quante più informazioni possibile».