Van Aert, campione multitasking tra ciclismo e mezza maratona: così vince un atleta vero

Wout Van Aert a giugno 2020 a Livigno corre verso il Tour de France (foto: Instagram/Wout Van Aert)
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Nel mondo professionale di oggi si parla spesso di contaminati: figure che abbiano competenze diverse e che siano spendibili in più ruoli. Wout Van Aert in mezzo alla globalizzazione imperante del ciclismo 4.0, rappresenta il prototipo del campione multitasking. Giornalista, copywriter, social media manager, digital marketing specialist delle due ruote. Tutto confluisce e sgorga dalla potenza del fuoriclasse belga della Jumbo Visma.

Il Grande Slam nel ciclocross, i trionfi su strada: Van Aert vince perché si allena di corsa

Il curriculum vitae sportivo segue le righe di Ik fiets focus. Il mio obiettivo è andare in bici. Il titolo della biografia di Wout Van Aert pubblicata nel 2017 era arrivato puntuale dopo una mitica epopea di successi per il gioiello di Herentals: l’anno prima, infatti, WVA aveva centrato il “Grande Slam” nel ciclocross. Campione del Mondo a Heusden-Zolder vincendo il derby tra Belgio e Olanda contro l’oranje Lars Van Der Haar; poi, oltre alla maglia iridata, un poker d’autore e la classifica finale del Superprestige, il Trophee Banque Post con quasi nove minuti di vantaggio sul secondo, Kewin Pauwels e a chiudere la Coppa del mondo.

Domenica scorsa a Dendermonde avete fatto caso alla compostezza, allo stile di corsa, alla falcata elegante di Van Aert nei tratti podistici del ciclocross? Wout si prepara in maniera specifica per tutte le gare e in particolare per quelle della specialità off-road. Perché, nonostante gli straordinari risultati del passato, è importante essere se stessi, dare il massimo in ogni circostanza e focalizzarsi sul lavoro da fare per migliorarsi. A luglio si è allenato in montagna in Italia, a Livigno e nella caption della foto su Instagram ha scritto nella nostra lingua “Altura“. Lunedì, dopo la vittoria in casa, ha descritto di nuovo in italiano l’immagine celebrativa del trionfo: “La vita è bella“.

WVA rende quasi sterile l’esercizio di snocciolare la quantità di gare e il peso dei chilometri, le heatmap delle fasi di gara in cui si esprime al meglio e le vittorie in più o in meno inanellate da una stagione all’altra: è semplicemente straordinario. Un corridore che fa la differenza perché si è convinto di poterla fare con i suoi modi e i suoi tempi, ubbidendo solo alla logica del suo talento e dei suoi istinti e non più ad un’altrui visione ideale che non ha trovato riscontri fattivi e fattuali. Il tesoro di atleti come lui è la combinata potenza fisica-qualità tecnica. E non solo.

Nel 2019 la caduta nella crono del Tour de France a Pau lo aveva messo alla prova, ma il classico e beffardo gioco delle sliding doors nello sport è merce comune e sempre preziosa. Basta scavare nelle sue parole per capire di che modello di atleta abbiamo davanti: «Nello sport ad alto livello c’è sempre una convivenza con il dolore e la fatica. Se vuoi vincere devi convivere con la sofferenza e il dolore. Un anno fa ero in ospedale, e adesso sono qui perché per me è stato fondamentale continuare a crederci». Crederci ostinatamente contro tutto, tutti e un destino da revenant. Un’ora e trenta minuti per fare una mezza maratona in allenamento. Ladies and gentlemen, questo è Van Aert. Campione multitasking. Atleta vero.