AMARCORD/2 Sanremo 1991: dal Turchino al Poggio, l’impresa “antica” di Chiappucci

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Alla vigilia non si era nascosto: «Vengo per vincere». E poi, tenendo fede al suo personaggio: «Spero di fare un grande casino». Parole accolte per lo più da sorrisini ironici: Chiappucci che vince la Milano-Sanremo? Non è roba per lui. E poi ha sbagliato tutto: in inverno si è massacrato con il ciclocross e fino a ieri era a sfiancarsi in Spagna, senza un attimo di respiro. Quanto al Tour dell’anno scorso, perso all’ultima cronometro, è stato solo frutto di circostanze fortunate.

Ben pochi erano disposti a considerare Claudio Chiappucci un campione, prima di quel 23 marzo 1991, anche perché aveva già 28 anni e lunghi trascorsi nel gregariato. E invece accade che sulla discesa del Turchino, in una bufera di pioggia e vento, con 140 chilometri da fare, l’omino in maglia Carrera si butta all’attacco. Lo segue un gruppetto di coraggiosi, che strada facendo si assottiglia, così come il vantaggio sul gruppo, che passa da quasi 4 minuti a 40”.

Quando sembra tutto finito, Chiappucci approfitta delle pendenze del Capo Mele e riparte. Stavolta gli rimangono aggrappati solo Sorensen, Nijdam e Mottet. Ma è solo questione di tempo: il futuro “Diablo” ha un paio di marce in più: sul Berta, Mottet e Nijdam si arrendono, Sorensen rimane a ruota con un ghigno di sofferenza e resiste anche sulla Cipressa.

Sul Poggio l’ultimo affondo, e Sorensen alza bandiera bianca

Claudio Chiappucci all’attacco sulla salita del Poggio. L’ultimo affondo è fatale a Sorensen.

Il danese è un talento limpido e in caso di arrivo in volata ha la vittoria in pugno. Deve solo resistere sul Poggio. I due procedono in coppia fino a che, a due chilometri dalla vetta, Chiappucci piazza l’ennesimo affondo della giornata e va via.

Sorensen cede, ma non è ancora finita, perché a circa un minuto si profila l’ombra del gruppone. Il fuggitivo è un discesista coi fiocchi, ma dal Poggio viene giù senza rischiare: sa che gli basta mantenere inalterato il vantaggio fino alla fine della discesa, perché di lì al traguardo di Corso Cavallotti c’è soltanto un chilometro. 

Così è: Claudio Chiappucci vince una Sanremo d’altri tempi, una strepitosa gara ad eliminazione che nessuno, di lì in poi, sarebbe più stato capace di ripetere. Sentito l’omaggio di Bicisport che lo ritrae in copertina nel momento del trionfo.

Commosso, sul palco, il vecchio Bartali: «Una corsa fantastica, Chiappucci se la merita, e avrebbe meritato anche il Giro di Francia. Finalmente quelli che lo criticano non diranno più niente». In quella prova epica, quasi al di là dei propri limiti, il grande Gino forse rivedeva se stesso.