Joao Almeida: «Il Giro d’Italia mi ha reso più forte»

Almeida Deceuninck-Quickstep
Joao Almeida in maglia rosa al Giro d'Italia 2020
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Si dice che i complimenti più sinceri arrivino sempre dagli avversari. Joao Almeida è stato la rivelazione del Giro d’Italia 2020 e lo hanno riconosciuto in molti: dietro una maschera di linguacce, sbuffi, espressioni di resa c’è stata la grande tenacia di un ragazzo che la Corsa Rosa non avrebbe dovuto disputarla e invece si è ritagliato il ruolo di protagonista e non di comparsa o sparring partner qualsiasi. I genitori Dario e Patricia sono arrivati fin sullo Stelvio per tifarlo e le tre settimane italiane hanno rappresentato la nuova dimensione del corridore della Deceuninck Quick Step.

Non si è mai arreso, anche se in salita c’era qualcuno che andava più forte di lui e per tigna e voglia di stare a ruota dei migliori, ha dimostrato che il futuro è dalla sua parte. Considerando anche che la somma dei risultati conquistati nelle tappe da Joao Almeida è stata di molto superiore ai suoi addendi, ovvero i compagni, non di certo dei corazzieri al livello della Ineos Grenadiers, il portoghese può guardare con ottimismo al 2021.

Joao Almeida: un Giro d’Italia da ricordare, base di partenza per il futuro

Il 22enne di Caldas da Rainha ha analizzato il suo Giro: «All’inizio della stagione non avrei dovuto correrlo. L’ho scoperto solo qualche mese prima, quando la stagione è ripartita ad agosto. Non nascondo che a quel punto sapevo di avere una buona condizione, come sottolineavano i miei risultati alla Vuelta a Burgos e al Giro dell’Emilia, ma non avevo molte aspettative per il Giro. Ok, ero fiducioso e motivato, ma nemmeno nei miei sogni più assurdi avrei pensato di poter essere sul podio nella mia prima tappa in un Grande Giro. Arrivare secondo nella cronometro di Palermo è stato pazzesco, con così tanti specialisti in gara, ma quella tappa mi ha messo le ali e mi ha fatto pensare che avrei potuto conquistare la maglia rosa entro un paio di giorni, visto che Ganna non è uno scalatore».

Maglia rosa che poi Joao ha conquistato per davvero: «È successo 48 ore dopo, sull’Etna, dopo una giornata dura, caratterizzata dalla pioggia e dal vento, ma ne è valsa la pena. Il team è stato fantastico, io ho dato tutto e ho preso la maglia, quando mi hanno detto che ce l’avevo fatta per un margine minimo non riuscivo a crederci. Da quel momento ho vissuto 15 giorni strabilianti in maglia rosa e posso dire che ogni momento con quella maglia iconica, simbolo del primato di una delle corse più importanti al mondo, è stato un’enorme iniezione di fiducia, responsabilità e motivazione».

Il piazzamento ai piedi del podio dietro Tao Geoghegan Hart e il tandem della Sunweb composto da Jai Hindley e Wilco Keldermann apre prospettive interessanti per le corse a tappe dei prossimi anni: «Sono riuscito a chiudere in quarta posizione, un risultato enorme per essere il mio primo Grande Giro. Ero felice e fiero a Milano, dove mi ha raggiunto tutta la famiglia, con la sensazione che questo viaggio di tre settimane mi abbia sicuramente aiutato a migliorare la mentalità e a diventare più forte».