Giro, le pagelle: Hindley interstellar, Hart e Kelderman tenaci, Almeida-Nibali game over

Hindley sul podio della tappa del Giro d'Italia
Jai Hindley esulta sul podio della tappa dello Stelvio.
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HINDLEY: 10 – Good job Jai! Ottimo lavoro, ragazzo! Possiamo chiamarlo fenomeno? Dobbiamo. Perché l’australiano nella tappa più difficile del Giro non lascia spazio all’improvvisazione. Non atterra su un pianeta sconosciuto come accade al protagonista di Interstellar. Dimostra di sapersi gestire e di poter arrivare alla terza settimana di una grande corsa a tappe con le energie giuste, segnale di maturità. Per chi non lo conoscesse in maniera approfondita, Hindley nel 2016 ha vinto il Gran Premio di Capodarco con un ordine d’arrivo deluxe: Lucas Hamilton 4° e Aleksandr Vlasov 6°. Nulla arriva per caso. Ora la chance di giocarsi la maglia rosa, Kelderman permettendo. La corsa è corsa e la Sunweb non potrà farsi sfuggire il secondo successo dopo quello di Dumoulin nel 2017.

GEOGHEGAN HART: 9 – Prima di iniziare a correre in bici ha giocato a calcio con i Gunners dell’Arsenal, fino a 14 anni. L’istinto del bombardiere ce l’ha e si nota dall’atteggiamento battagliero con il quale interpreta le gare. Forse è fin troppo generoso sullo Stelvio, ma se ne aveva da dare ha fatto bene. Il traguardo premia uno solo, perciò gli assegniamo il simbolico numero rosso della combattività. Tre corridori in 15″. Che finale! Geoghegan ha praticato sin da piccolo lo sport per divertimento, lontano da particolari pressioni e aspettative. Si vede. Testa, cuore e gambe Tao. Il sogno è a un passo. Puoi farcela!

KELDERMAN: 8,5 – Wilco ha litigato con la mantellina per buona parte della discesa, però in questa corsa a eliminazione è lì in maglia rosa. Il sogno di una carriera a portata di pedale e penalizzarlo per aver perso gran parte del vantaggio accumulato nelle tappe precedenti sarebbe ingratitudine. Il ragazzone di 29 anni veste per la prima volta una maglia da leader. La crono finale è dalla sua, ma prima si passa dal tris sul Sestriere.

PELLO BILBAO: 8 – Lì sempre lì, lì nel mezzo. Finchè ce ne hai sta lì, stai lì. Una vita da mediano di Luciano Ligabue per il tempo di una tappa può passare dal cerchio del centrocampo alle linee sinuose di una montagna. Lo spagnolo è il simbolo del ciclismo operaio, della “resistencia” della Casa di Carta nella celebre serie su Netflix. 4° in classifica e presenza costante tra i migliori. Probabilmente non salirà sul podio di Milano, ma dopo le due vittorie della scorsa edizione a L’Aquila e sul Monte Avena, un piazzamento tra i big per il classe ’90 di Guernica, rappresenta un risultato eccellente.

DENNIS: 8 – Si parla sempre dei capitani. Le prime pagine sono piene dei loro successi e di interviste dedicate. Giusto parlare anche dei gregari. Dei fedeli scudieri che guidano le sorti di una squadra verso traguardi prestigiosi. Oggi la Ineos Grenadier, dovrebbe fare un monumento a Rohan. Cronometro a tutta, spesso in fuga, uomo-chiave per Geoghegan Hart nella tappa-regina. Prendi e porta casa, otto meritatissimo.

SUNWEB e INEOS: 9 – Le squadre-faro del Giro finalmente hanno rispettato i fiumi di inchiostro e ticchettii sulle tastiere sprecati per scriverlo. Duello avvincente e da qui in poi oltre alle gambe conterà la voglia di vincere il Trofeo Senza Fine. La Ineos Grenadier è l’Araba Fenice della corsa rosa: privata di Geraint Thomas e con una clamorosa Giro-Brexit alla soglia, ha costruito una trama degna delle favole più belle. Cinque tappe vinte e il trionfo di Milano ora non rappresenta un’utopia.

NIBALI: 6 – Stagione storta. Chiaro all’alba dei tempi dai chilometri della Tirreno-Adriatico. “Gli altri vanno più forte”. Non c’è dubbio. Tutte le aspettative degli italiani erano riposte in lui. La carta d’identità che avanza inesorabile e una squadra ridotta all’osso. Non ci si poteva aspettare di più dallo Squalo e siamo certi che abbia dato tutto e i giovani degli anni 2000, sono la più lampante dichiarazione di Rinascimento del ciclismo.

ALMEIDA: 6 – Papà Dario e mamma Patricia hanno scritto il suo nome sull’asfalto. Ai primi cambi di ritmo ha ceduto. Masnada l’ha sostenuto e tenuto in un range di distacco lontano dal naufragio. Perde quattro posizioni in un amen, il podio e la maglia bianca di miglior giovane. Avrebbe perso meno minuti senza l’eccesso di zelo nelle tappe di transizione per volatine e scatti inutili.

STELVIO: 10 – Sembrava il Grande Inverno di Games of Thrones. Bellissimo, uno scenario di rara intensità emotiva e bellezza. Con le immagini in bianco e nero saremmo tornati volentieri ai tempi del Giro degli anni eroici del Campionissimo Fausto Coppi ed è giusto rivolgere un grande applauso agli organizzatori. Nell’anno in cui il mondo trema sotto i colpi di un avversario che fa un’andatura forsennata, la corsa più bella del pianeta nel paese che in ogni angolo amano e invidiano abbiamo vissuto un’altra grande giornata di sport. Viva il Giro, viva il ciclismo, viva l’Italia!