Van der Poel: «Van Aert tira per gli altri, non è la mia ambizione»

Mathieu Van der Poel
Mathieu van der Poel esulta sul traguardo della settima tappa della Tirreno-Adriatico 2020. (foto: LaPresse)
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Il duello tra Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert nel 2020 ha dato il suo primo assaggio agli appassionati di ciclismo di tutto il mondo che si sono entusiasmati davanti alla tivù, facendo il tifo per l’uno o per l’altro. Olanda versus Belgio, un derby fantastico destinato a segnare un’epoca del nostro magnifico sport. L’interesse per i due spopola anche sulle riviste e sui siti web generalisti: Mathieu Van der Poel in un’intervista rilasciata a Humo ha commentato i numerosi raffronti che vengono fatti tra i due amici-rivali da sempre: «A volte non hanno senso tutti i paragoni tra noi due. Quello che Van Aert ha fatto al Tour, tirando per qualcuno altro, non è la mia ambizione. Non so nemmeno se potrei farlo. Ma finché non avrò corso un Tour, questi paragoni non hanno senso. Nessuno adesso dice che Van Aert deve mettersi alla prova in mountain bike, giusto? Entrambi abbiamo scelto la nostra strada. Lui ha preso più quella del ciclismo su strada, io l’ho fatto più parzialmente perché voglio concentrarmi anche sulla mountain bike. Ma io e Wout dobbiamo molto l’uno all’altro. Ci rendiamo sempre più popolari, e ce ne rendiamo conto».

Van der Poel-Van Aert: la saga continua in un ciclismo che cambia

Mathieu Van der Poel ha tracciato un excursus globale sulla sua carriera fin qui e sul come stia evolvendo il ciclismo. L’olandese quest’anno ha ottenuto quattro vittorie: il campionato nazionale su strada il 23 agosto, l’ottava tappa della Tirreno-Adriatico da Pieve Torina a Loreto a metà settembre, il BinckBank Tour conquistando la maglia di leader all’ultima giornata e il Giro delle Fiandre il 18 ottobre con una volata supersonica ruota a ruota proprio con Van Aert. Adesso il calendario del classe ’95 nipote di Raymond Poulidor si sposta sul ciclocross per poi virare sulla mountain-bike: qui Van der Poel punterà all’oro olimpico a Tokyo 2021.

Van der Poel, nonostante la giovane età, nota i mutamenti nel ciclismo. E la carta d’identità gioca proprio in favore dei corridori della “Nuova Era” come lui, provenienti dalle categorie dove conta pedalare e correre senza mai voltarsi fino alla vittoria: «Forse il ciclismo sta cambiando. Le corse professionistiche stanno diventando più simili a quelle giovanili: la corsa è aperta e ci sono tanti attacchi. Per me e i miei coetanei è naturale correre così, l’abbiamo sempre fatto. Parlo di Van Aert, Alaphilippe, Hirschi, ed Evenepoel. Lui in realtà è molto più giovane, alla sua età non ero in grado di fare ciò che lui fa adesso. Ma non possiamo paragonarci, sono l’unico che sia mai riuscito a combinare le tre discipline ciclistiche ai massimi livelli. Quello che Evenepoel fa su strada comunque è fenomenale. A volte trovo le sue dichiarazioni al limite, ma se vuole dire cose del genere deve farlo. A qualcuno può sembrare arrogante, ma ai suoi occhi è solo dimostrazione di fiducia. E spesso dimostra sulla strada ciò che dice».