Vuelta, le pagelle: Roglic primo della classe, Carapaz sugli scudi, sorpresa Carthy, applausi per Wellens, Gaudu e l’organizzazione

Il podio della Vuelta 2020. (Foto: A.S.O./©PHOTOGOMEZSPORT2020)
Tempo di lettura: 3 minuti

ROGLIC 9 – Che dire: quattro tappe, successo finale, maglia verde della classifica a punti e un atteggiamento sempre aggressivo, quasi da cannibale, per non concedere alcun vantaggio ai rivali. Lo sloveno della Jumbo-Visma (voto 8) corre da padrone della corsa, limita i danni quando va in difficoltà (sull’Angliru e La Covatilla) e alla fine conquista un successo meritato a suggello di una stagione strepitosa, macchiata solo dalla beffa a La Planche des Belle Filles.

CARAPAZ 8 – Arrivato da co-capitano in Spagna, la debacle di Froome (voto 5) gli dà subito i gradi di leader unico della Ineos-Grenadiers. Corre per vincere e non si risparmia risultando (con Carthy) il migliore in salita di tutta la Vuelta. Purtroppo non basta: gli abbuoni e la miglior predisposizione contro il tempo dello sloveno lo relegano al secondo posto. Chissà con una squadra più compatta al suo fianco cosa avrebbe potuto combinare: l’ecuadoriano infatti, quando più contava, si è trovato troppo volte da solo, lasciato a sé stesso da una Ineos (voto 5) che si è rivelata tutt’altro che una corazzata.

CARTHY 7,5 – Partito dietro a Daniel Martinez, l’infortunio e poi il ritiro del colombiano gli permettono di fare la sua corsa e il britannico non delude affermandosi come vera e propria sorpresa della Vuelta. In salita ne ha eccome, a volte paga la gioventù e la generosità (come all’Alto de Moncalvillo), ma alla fine conquista un prestigiosissimo successo in solitaria all’Angliru seminando i rivali e chiude sul podio tenendo sempre le ruote dei più acclamati rivali. Ora sarà chiamato a confermarsi su questi livelli: intanto la Gran Bretagna e la EF (tre frazioni vinte, voto 8) si godono la sua bella prova.

ISRAEL START-UP NATION 6,5 – Continua a scrivere la sua personalissima storia la formazione israeliana che centra il secondo successo parziale in un grande giro con Dan Martin (voto 7) e, in attesa dell’arrivo di Froome, sempre grazie all’irlandese fa registrare il miglior piazzamento (quarto posto) in una corsa a tappe di tre settimane.

MOVISTAR 6 – Vince per il terzo anno di fila la classifica a squadre, conquista una tappa con Soler (voto 6), ottiene il quinto posto nella generale con Mas (voto 6,5) ma, considerando gli sforzi prodotti, raccoglie molto meno di quanto ci si aspetterebbe. In più, i dubbi legati all’indiretto aiuto fornito a Roglic nel finale della penultima tappa. Insomma, non convince del tutto.

WELLENS E GAUDU 7,5 – La categoria degli attaccanti trova in loro i massimi esponenti alla Vuelta. Entrambi portano a casa due tappe a testa, frutto di altrettante intraprendenti azioni da lontano e della capacità di sapersi gestire e giocare poi le carte migliori al momento giusto. Per il giovane francese (alla fine anche ottavo in classifica) della Groupama-FDJ (voto 6,5) questo aspetto fa ben sperare per il prossimo futuro quando il transalpino verrà chiamato a far classifica in un grande giro.

ORGANIZZAZIONE 9,5 – Non arriva il 10 solo per il disegno dell’ultima settimana che molto probabilmente meritava un arrivo in quota o una tappa di alta montagna in più per vivacizzare la corsa. Per il resto, chapeau a Javier Guillén e al suo staff, capace di allestire una corsa nel pieno rispetto di un protocollo molto stringente e portarla a Madrid senza registrare positività tra i corridori in un momento di piena emergenza anche in Spagna. Meno sul pezzo la giuria (voto 5) per la dibattuta gestione della vicenda buco “pro-Roglic” a Suances.

ACKERMANN 7 – Vince il confronto diretto con Bennett (voto 6,5) e Philispen (voto 6,5) grazie alla vittoria a tavolino assegnatagli dopo la scorrettezza commessa dall’irlandese ad Aguilar de Campoo. Si rifà con uno sprint di forza a Madrid dove il suo colpo di reni gli consegna un successo pieno e meritato.

ITALIANI sv – Secondo anno di fila senza successi nella corsa spagnola (ultima vittoria quella di Viviani a Madrid nel 2018) ma il contingente italiano era davvero ridotto all’osso (solo 5 azzurri al via, di cui due alla prima partecipazione in un grande giro). Chiudiamo con due terzi posti (Mareczko e Bagioli) e il dispiacere per Cattaneo, ripreso a 3,4 km dall’arrivo di Puebla de Sanabria: difficile pretendere di più, ingiusto infierire.

PROTEAM 5 – Terza grande corsa a tappe e, come al Tour e al Giro, anche alla Vuelta le ProTeam chiudono senza successi. In Spagna poi, Burgos, Total Direct Energie e Caja Rural animano sì la corsa ma ottengono davvero poco in termini di risultati (0 top five in tre) sollevando ancora una volta il dibattito sulla distanza competitiva (e non solo) con l’universo World Tour.