Roglič mattatore contro il tempo, ma attenzione! La Vuelta è tutt’altro che chiusa

Roglič di nuovo in maglia rossa alla Vuelta (Foto: A.S.O./©PHOTOGOMEZSPORT2020)
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Un successo dispotico, ispirato dalla voglia di dimenticare il passato e guardare a un orizzonte più roseo. Non si può definire altrimenti la vittoria di Primož Roglič nella cronometro di Mirador de Ezaro, balcone tanto spettacolare quanto impervio sull’omonima Baia e sulla foce del Rio Xallas.

Lo sloveno, partito tra Hugh Carthy e Richard Carapaz, non ha lasciato scampo ai diretti rivali per la maglia rossa ma, allo stesso tempo, non si è accontentato del bottino di secondi accumulato nei loro confronti andando a conquistare, con fame e cinismo, il primo posto nella frazione odierna, il quarto complessivamente registrato finora da lui alla Vuelta 2020.

Neanche le briciole

Che il portacolori della Jumbo-Visma ci tenesse a dare un ulteriore segnale nella corsa iberica lo si è capito proprio da come questi è andato a suggellare il poker personale, uno sprint deciso nelle ultime decine di metri concluso con un colpo di reni bruciante a levare beffardamente per un solo secondo la gioia del primo successo in carriera a un incredulo Will Barta.

Una vittoria risicata ma significativa non solo perché in questo modo Roglic ha messo ulteriore distacco fra sé e gli avversari collocandosi in una posizione ideale in vista delle prossime tappe ma anche perché, così facendo, lo sloveno ha dato un importante segnale di ripresa mentale (e non solo) in una specialità dove la beffa subita al Tour de France per mano di čPogačar a La Planche des Belles Filles poteva avergli tolto qualche certezza.

Una vittoria di peso

Il campione uscente dunque ha spazzato via con una prova di livello gran parte delle perplessità che lo circondavano dall’ultima volta che aveva imbracciato una bici con le ruote lenticolari.

Il quarto trionfo in questa Vuelta inoltre gli ha consentito di entrare a far di una nobile e ristretta cerchia (quella dei vincitori di almeno 4 frazioni nella stessa edizione) al fianco di campioni come “El Chava” Jimenez (poker nel 1998) e di ribadire fermamente il suo quarto posto fra i corridori che negli anni 2000 hanno vestito per più volte la maglia di leader in un grande giro (Roglic con 36 giorni insegue i 57 di Vincenzo Nibali).

Un leader con un lavoro da finire

La missione per lui e la Jumbo-Visma, tuttavia, nonostante diversi segnali (condizione fisica e forza della squadra su tutti) possano suggerire che la corsa abbia già preso la strada della Slovenia, resta quella di indossare la maglia rossa a Madrid e, in questo senso, l’obiettivo è ancora lontano dall’essere raggiunto.

Sebbene sulla carta le prossime tre frazioni paiano disegnate su misura per i tentativi da lontano, proprio in queste tappe prima dell’arrivo in salita conclusivo sabato all’Alto de la Covatilla Roglič potrebbe essere più facilmente oggetto di imboscate da parte degli unici due corridori che ancora sembrano potergli contendere il titolo: Hugh Carthy e Richard Carapaz.

Un baldanzoso duo

Il britannico e l’ecuadoriano, stringendo una sorta di alleanza transoceanica, potrebbero infatti tentare di mettere alla frusta la compagine giallonera e attaccare ripetutamente e con coraggio “Rogla” sia in salita che, soprattutto, in discesa, approfittando magari anche di condizioni meteo particolarmente rigide.

Insomma nulla, visti i distacchi, le gambe dei protagonisti e le loro bellicose volontà, pare ancora deciso. A tal proposito, Roglič farà bene a tenere gli occhi aperti e a non sottovalutare, da domani fino a sabato, nessuno dei rivali che lo tallonano da vicino in classifica: solo allora, se non avrà avuto cedimenti o compiuto banali ingenuità, potrà festeggiare davvero la sua seconda Vuelta España.