Gatto si racconta: «Era il momento giusto per fermarsi. Che emozione quel giorno a Tropea»

Oscar Gatto Sanremo
Oscar Gatto, in maglia Bora-Hansgrohe, all'ultima Milano-Sanremo.
Tempo di lettura: 2 minuti

Oscar Gatto saluta il ciclismo dopo tredici anni da professionista. Lo fa in modo silenzioso, in Belgio alla Driedaagse Brugge-De Panne, terra che gli ha regalato nel 2013 la vittoria alla Dwars Door Vlaanderen. Una carriera lunga iniziata nel 2007 tra le fila della Gerolsteiner e proseguita nelle stagioni successive con la Isd, la Neri-Sottoli, la Cannondale, l’Androni, la Tinkoff e l’Astana. Infine la conclusione, due anni al fianco del suo grande amico Peter Sagan che lo ha voluto a tutti i costi alla Bora-Hansgrohe.

Noi di quibicisport.it abbiamo voluto sentirlo telefonicamente per farci raccontare le motivazioni che lo hanno spinto ad appendere la bici al chiodo. Ma anche uno sguardo al passato per ripercorrere i momenti più belli (e più brutti) della sua bellissima carriera, le gioie e le difficoltà di una vita dedicata al ciclismo.

Oscar, quando hai preso la decisione di ritirarti?

«Penso che un corridore capisca quando è arrivato il momento di fermarsi. Sono una serie di fattori che vanno accumulandosi. E’ stata una stagione molto difficile ma stavo pensando al ritiro già da un po’ di tempo. Quando manca la grinta, la voglia di confrontarsi, la spinta che ogni ciclista dovrebbe avere, è il momento giusto per smettere. Questo è uno sport molto esigente, soprattutto in questi ultimi anni. Se non arrivi preparato alle corse, anche mentalmente, soffri molto e non è più divertente».

Qual è stato il momento più bello della carriera di Oscar Gatto?

«Bella domanda. Così su due piedi ti direi la vittoria a Tropea al Giro d’Italia 2011. Ho messo nel sacco Alberto Contador, non proprio l’ultimo arrivato. Una soddisfazione immensa. Quello è stato senza dubbio il momento più alto della mia carriera. Devo dire però di essermi trovato benissimo anche in Tinkoff. Lì avevo sicuramente meno spazio per azioni personali, ma correre con Sagan e aiutarlo a vincere il Giro delle Fiandre è stato fantastico. A Oudenaarde ho vissuto uno dei momenti più emozionanti in tredici anni tra i professionisti».

E un tuo rimpianto?

«Non sono un ragazzo che guarda indietro. Devo dire di non avere grossi rimpianti, sono felice della carriera che ho fatto. Credo di aver dato tutto quello che avevo per questo sport. Se devo proprio cambiare qualcosa ripercorrerei l’ultimo giro del circuito mondiale di Valkenburg nel 2012 con la maglia azzurra. Probabilmente non avrei vinto comunque ma mi sarebbe piaciuto prendere il Cauberg nelle prime posizioni. Chissà come sarebbe andata…»

Cosa riserverà il futuro?

«Adesso penserò solamente a staccare la spina. Non ho intenzione rimanere nel mondo del ciclismo. Andrò in bici per conto mio, magari con Sagan che mi abita vicino, per riscoprire il bello di questo sport che mi ha regalato tanto. Ma nulla di più. Dopo trent’anni di Oscar Gatto ciclista bisogna fare qualcosa di diverso, ho qualche idea ma è ancora presto per dirlo».