Addio a Sergio Zavoli, maestro di giornalismo, inventore del “Processo alla tappa”: amava raccontare anche gli ultimi

Vito Taccone al microfono di Sergio Zavoli
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Lo sport, come la vita, non è fatto solo di vincitori ma anche di vinti; non solo di primi baciati dalle miss ma anche di ultimi in maglia nera. Sergio Zavoli, uno dei padri del giornalismo italiano a tutto tondo, indimenticabile conduttore di “La notte della Repubblica”, amava raccontare pure i perdenti, forse soprattutto i perdenti, quelli che arrivano al traguardo quando non c’è più nemmeno il pubblico a tributare loro un timido applauso. E lo faceva con maestria nel “Processo alla tappa”, una trasmissione che ha inventato un genere, tracciato una linea, costruito un modello. La sua morte, a 96 anni, toglie al Paese un testimone unico del nostro tempo.

Il “Processo alla tappa”

Dopo il traguardo di ogni tappa del Giro d’Italia, dal 1962, c’era un palco di fortuna dove Zavoli accoglieva i protagonisti della corsa. Con uno spirito giornalistico senza eguali, ma anche con sensibilità, guidava il dibattito, svelava storie, gestiva polemiche. Era finita da poco l’era di Coppi e Bartali, gli italiani erano innamorati dei campioni – e anche dei gregari – che attraversavano il Paese, la carovana era un fenomeno culturale oltre che sportivo, momenti di vita e non solo di ciclismo. Non a caso uno dei corridori preferiti da Zavoli era Vito Taccone, l’abruzzese che dava spettacolo in corsa ma anche fuori, raccontando in dialetto storie meravigliose con una naturalezza e una genuinità commoventi. Storica l’intervista a Eddy Merckx dopo che il fuoriclasse belga era stato trovato positivo a un controllo antidoping al Giro del ’69: sdraiato sul lettino, sconvolto, il campione scoppiò in lacrime davanti al microfono negando qualsiasi colpa.

I sentimenti della gente

Zavoli – che è stato anche presidente della Rai dal 1980 al 1986 – era nato a Ravenna nel 1923, ma era riminese d’adozione. Amava il ciclismo e tutto lo sport. Un po’ per passione personale (chi scrive lo ricorda non troppi anni fa assai coinvolto dalle vicende della sua Roma), un po’ perché proprio attraverso lo sport poteva andare a toccare i sentimenti della gente comune. Quei sentimenti che seppe sollecitare con il “Processo alla tappa” e anche con un’altra trasmissione, stavolta radiofonica, che ha segnato un’epoca ed esiste ancora oggi, nell’epoca della tv imperante: fu tra gli inventori di “Tutto il calcio minuto per minuto”. E del resto proprio il calcio lo aveva tenuto a battesimo in Rai, dove aveva debuttato con la telecronaca di un Roma-Fiorentina 3-2.