Atene 2004, davanti al Partenone un Bettini magico: «L’oro olimpico per entrare nella storia»

Bettini sul podio delle Olimpiadi di Atene: ai suoi lati Paulinho (medaglia d'argento) e Axel Merckx (medaglia di bronzo)
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Il primo agguato scattò sulla salita del Licabetto, l’altura che secondo il mito fu creata da Atena, quando le cadde un grosso masso destinato alla costruzione dell’Acropoli. Paolo Bettini magari non conosceva le leggende greche nei particolari, ma ne era affascinato, così come era fatalmente attratto dal sogno olimpico. «Non c’è confronto tra le Olimpiadi e qualsiasi classica: un oro ai Giochi ti fa entrare nella storia». Alla vigilia si era allenato a Maratona e aveva scalato il Parnaso, consacrato ad Apollo sentendosi, parole sue, «una piccolissima parte della storia antica».

E dunque, Olimpiadi di Atene, anno 2004. La prova in linea maschile è prevista proprio nel primo giorno di gare, il 14 agosto. Il circuito cittadino, 17 giri per complessivi 224 chilometri, lambisce l’Acropoli e offre all’occhio il profilo del Partenone, ma fa un caldo infernale, oltre 35 gradi all’ombra. 

«È il circuito perfetto per Bettini», aveva detto il ct Ballerini durante la prima ricognizione, a un anno e mezzo dall’appuntamento olimpico. Nervoso, pieno di curve, con quello strappo di 500 metri che si impenna fino al 10%, sembra in effetti l’ideale per esaltare le qualità del “Grillo”, che a trent’anni ha già vinto due Coppe del Mondo, due Liegi e una Sanremo

Il parere di Ballerini è largamente condiviso, tanto che Bettini è uno dei grandi favoriti della vigilia. Al suo fianco, quattro azzurri: Moreni, Paolini, Pozzato e Nardello, chiamati a fare il possibile per controllare la corsa. Gli avversari più temibili sono Vinokourov, Ullrich, Van Petegem e il trio spagnolo Freire-Astarloa-Valverde.

Franco Ballerini, commissario tecnico della Nazionale, assieme all’amico Paolo Bettini con la medaglia d’oro appena conquistata alle Olimpiadi di Atene nel 2004

Tutti i grandi al gancio, alla ruota di Bettini spunta Paulinho

Alla penultima scalata del Licabetto, parte quindi Bettini, seguito a fatica dai favoriti, primo fra tutti Vinokourov. La scrematura è brutale, Bettini capisce di averne di più di tutti e poco dopo allunga ancora. Alle sue spalle, resa totale, anzi no: l’unico che torna sulla ruota del livornese è un portoghese. Rapida ricerca per capire chi sia e cosa abbia fatto per essere lì: si chiama Sergio Miguel Paulinho, ha 24 anni e in stagione ha vinto una tappa del Giro del Portogallo (oggi, a 41 anni suonati, è ancora in attività).

La strana coppia viaggia in buon accordo e accumula un vantaggio rassicurante, 42” prima dell’ultimo passaggio sul Licabetto. Bettini teoricamente ha la vittoria in tasca, ma non si fida. Aggredisce la salita e stacca Paulinho che però, a sorpresa, rientra quasi subito.

Qualche spettro comincia a ballare nella testa dell’azzurro, che nelle due settimane precedenti ha perso in volata le classiche di Amburgo e San Sebastian. Rettilineo finale: conduce il portoghese, che cambia passo proprio mentre Bettini è voltato per controllare eventuali arrivi da dietro. Attimi di paura, poi il Grillo si riporta in scia e accelera a sua volta. Paulinho stavolta cede di schianto.

Oro azzurro, a 12 anni di distanza dall’impresa di Casartelli. Nel momento del trionfo, Bettini non lo dimentica, trovando parole semplici e giuste: «Questa è sempre la sua gara».