
Per la vittoria del Lombardia, gli italiani non erano nemmeno stati quotati dai bookmakers, ma nel complesso non si può essere così insoddisfatti dalle loro prove.
La prima menzione d’onore va a Filippo Ganna, autore di una delle più lunghe fughe in assoluto: 191 dei 241 chilometri li ha passati gloriosamente tra i battistrada. Il verbanese ha cominciato a perdere speranze di successo quando mancavano 79 chilometri al traguardo di Bergamo e Quinn Simmons ha allungato sul loro gruppetto dove c’erano anche Bilbao, Vervaeke e Matthews.
Peccato per l’assenza di Giulio Ciccone, lo scorso anno sul podio con Pogacar e Evenepoel che proprio come quest’anno occupavano i primi due gradini. Si poteva sperare in una bella prestazione da parte dell’altro Giulio, Pellizzari. Il marchigiano, sfortunatissimo, ha fatto fatica fin dalle prime ore: ritirato più avanti perché non stava bene.
Ci si poteva aspettare qualcosa di più anche da Andrea Bagioli, visto che nelle scorse edizioni ci aveva deliziato con fughe e buoni risultati. Invece solo nel 2019 gli italiani hanno fatto peggio di quest’anno al Lombardia. Allora il primo fu Giovanni Visconti, 17°. Quest’anno invece Christian Scaroni, 15°, arrivato con Davide Piganzoli, 16°.
Ad esclusione del 2022, a partire dal 2019 abbiamo sempre avuto almeno un corridore in top5, se non sul podio. Nel 2020 Ciccone quinto (e Nibali sesto), nel 2021 Masnada secondo, nel 2023 Bagioli secondo, nel 2024 Ciccone terzo.
Che ne sarebbe stato degli azzurri se Pellizzari fosse stato bene, se Tiberi avesse avuto la forma dei giorni migliori, se Bagioli avesse goduto della pedalata di due anni fa, se Garofoli non si fosse dovuto sacrificare per Remco? Non lo sapremo mai, ma possiamo darci appuntamento al prossimo anno per riscrivere una bella pagina di ciclismo azzurro nella Classica delle Foglie Morte.











