
Era la più vecchia maglia gialla vivente, avrebbe compiuto 100 anni il 15 dicembre. È morto ieri, il 3 luglio, alla vigilia del Tour de France, Jacques Marinelli. Al Tour de France del1949 entrò nel cuore dei francesi indossando la maglia di leader della corsa per sei giorni prima di cederla, dopo due tappe memorabili, prima a Fiorenzo Magni, poi a Gino Bartali infine a Fausto Coppi. Marinelli chiuse quella Grande Boucle al terzo posto, alle spalle di Coppi – che vinse il primo dei suoi due Tour – e di Bartali.
Il suo cognome tradisce le origini italiane, la famiglia era della Val di Sole, che Jacques non ha mai smesso di frequentare. Per anni è tornato per le vacanze a Malè, il paese di suo padre Eugenio, artigiano, e di sua madre Giuditta Pangrazzi, parrucchiera. Lui, Jacques, venne al mondo il 15 dicembre 1925 a Le Blanc-Mesnil, nella regione dell’Ile-de-France, dove i suoi erano emigrati per sfuggire alla fame e all’ombra dal fascismo che si stava stendendo sull’Italia.
Nel 1943, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, i soldati tedeschi invasero l’officina Citroën nel 15° arrondissement dove Marinelli lavorava come montatore. Era minuscolo, e saltò da una finestra, salì sulla bicicletta e sfuggì alla cattura. Rimase rintanato in casa, a vegliare sulla madre malata, a poche centinaia di metri dal campo di Drancy. Correva in bici da quando aveva 15 anni, quindi usciva di nascosto soltanto per allenarsi, e si teneva impegnato realizzando dei telai. Corridore generoso, forse troppo, gli è sempre stato rimproverato di non sapersi gestire, di attaccare senza fare calcoli, di non dosare le forze. Alla fine della guerra il suo grande exploit al Tour. Chiacchierone, Marinelli è stato il primo ciclista de Tour a scrivere una rubrica quotidiana sull’Équipe nel 1949. I suoi risultati fecero registrare vendite record per il quotidiano sportivo francese. Jacques Goddet lo soprannominò la perruche, il pappagallino.
Marinelli partecipò a sei edizioni del Tour de France nel 1948 e nel 1954, ma completò la Grande Boucle solo due volte (3° nel 1949 e 31° nel 1952).
Una volta chiusa la sua carriera, aprì un negozio di biciclette e poi un negozio di elettrodomestici – era il re dei televisori – in Place Saint-Jean a Melun, città di cui fu eletto sindaco nel 1989, rieletto nel giugno 1995 poi nel marzo 2001.
“Bisognava sempre guardare più avanti.” “Era un uomo molto efficiente, molto umano e schietto nei rapporti con gli altri. Diceva sempre: ‘So da dove vengo'”, ha ricordato Henri Mellier, ex Direttore Generale dei Servizi dal 1985 al 2013 e ora vicesindaco, profondamente colpito dalla scomparsa di questo figlio di immigrati italiani.
Quest’uomo energico era audace sulla sua bici “perché era piccolo, poteva stare ovunque, era uno scalatore e così via. Ma era audace anche negli affari. Aprì un negozio di biciclette a Melun. Poi, durante un viaggio negli Stati Uniti, vide negozi che vendevano lavatrici. Si disse: “È quello che voglio fare!”. E aprì un negozio di elettrodomestici in Place Saint-Jean prima di aprire un franchising Conforama sugli Champs de Foire”, racconta Henri Mellier.
Come sindaco che lasciò il segno. “Era un sindaco esemplare e visionario.” Una volta realizzato qualcosa, bisognava sempre guardare più avanti…” Melun gli deve la pedonalizzazione del centro città (via e piazza Jacques Amyot, piazza Saint-Aspais, ecc.), così come il progetto di mediateca da lui lanciato.
Henri Mellier ricorda le sue frasi preferite: “Dobbiamo difendere l’interesse generale, più forte degli intrighi e delle passioni”, oppure “la parola è l’uomo, o l’uomo non vale niente”.
Ma nel 2002, questo sindaco, pieno di idee, fu colto in flagrante da un “errore” amministrativo. L’ufficio regionale dei conti riscontrò una violazione del Codice Elettorale. Il nome e la firma del candidato Marinelli apparivano sul modulo di dichiarazione dell’associazione responsabile del finanziamento della sua campagna elettorale comunale, il che implicava che potesse aver svolto attività di gestione. Era illegale. Si dichiarò in buona fede, sostenendo di aver semplicemente ha riutilizzato negligentemente il documento che era stato utilizzato nella sua precedente campagna. Ma ciò che era consentito nel 1995 non lo era più nel 2001. Nel luglio 2002, il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del tribunale amministrativo del febbraio 2002 e lo ha dichiarato ineleggibile per un anno. Da allora, ha sempre sostenuto i suoi successori.