Giro d’Italia, Milan: «Colpa mia, ho perso i miei compagni»

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Si vedono cose da matti al Giro d’Italia. Per esempio Jonathan Milan che perde le ruote del suo treno ed è costretto a un recupero pazzesco negli ultimi 150 metri ma viene infilato dal colpo di reni di uno straordinario Tim Merlier. Il friulano è deluso. «Si sono viste tante cose, anche un secondo posto. Dispiace, i ragazzi hanno fatto il massimo per permettermi di sprintare, loro nel finale erano nella migliore posizione ma io non sono riuscito a seguirli, è colpa mia. Il finale era molto più complicato del previsto sinceramente, molto pericoloso, è andata così», dice sospirando. 

Jonathan ha speso molto, è stato tanto al vento. «Le gambe c’erano, anche i ragazzi hanno fatto un grandissimo lavoro, ho preso un po’ di vento perché ho perso la posizione, ho cercato di rimontare anche perché volevo portare a termine il lavoro che i ragazzi hanno fatto per me. Dispiace perché comunque dopo un grandissimo lavoro di squadra si vorrebbe portare un bel risultato, ho cercato di sprintare nel migliore dei modi arrivando da dietro ma è andata così. Quando si sbaglia qualcosa con velocisti come Merlier si finisce secondi».

Nel concitato finale Stuyven e Consonni si sono accorti di non avere più Milan alla loro ruota. La maglia ciclamino si è persa negli ultimi 5-600 metri, e quando Consonni se n’è accorto ha urlato a Stuyven, hanno deciso di fermarsi un po’ per dare il tempo a Milan di rientrare. Una mossa anche parecchio rischiosa che però per poco non ha funzionato. Invece della quarta vittoria di Milan è arrivata la seconda del belga della Soudal. Consonni ha fatto un lavoro eccellente ma non può essere contento. «Purtroppo ci siamo persi un po’ sul finale, è andata così».

Fino agli ultimi 900 metri il treno della Lidl-Trek era compatto, dopo la curva è parzialmente deragliato. «Non so cosa sia successo alla mia ruota, è un gran casino, tutti combattono, non si può stare tranquilli neanche dopo il traguardo, guarda queste telecamere che buttano per terra i corridori», è l’amara chiusura del velocista bergamasco.