Giro d’Italia, le salite di oggi: il Passo Sella è la Cima Coppi, poi Rolle, Gobbera e Brocon

Giro d'Italia
Il Giro d'Italia oggi arriverà in cima al Passo Brocon
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Anche oggi tanta salita al Giro d’Italia. Subito il Passo Sella, poi il Rolle dalla Val di Fassa. Nel finale doppia scalata del riesumato Passo Brocon

PASSO SELLA – E’ la diciottesima volta che il Giro d’Italia scala il Passo Sella, e oggi vale come Cima Coppi del Giro. Sarebbe la diciannovesima se nel 1947 il prestigioso valico dolomitico non fosse stato stralciato in extremis dal percorso della Pieve di Cadore-Trento a causa di una frana. Ad inaugurare i passaggi sul Sella fu Gino Bartali, nel 1940, nel corso della tappa Pieve di Cadore-Ortisei, che comprendeva anche i passi Falzarego e Pordoi. Il toscano era in fuga con Fausto Coppi, che precedette di poco sia al passaggio dal GPM (2’52” di vantaggio su Mollo e Cottur) che all’arrivo. Il ventunenne Coppi era in maglia rosa ed era avviato verso il suo primo successo al Giro d’Italia. Bartali era invece ormai fuori classifica, con un distacco di tre quarti d’ora. Fausto Coppi  passò poi in testa sul Passo Sella sia nel 1952 che nel ’53,  avviato verso altri due grandi successi al Giro. Sul Passo Sella sono transitati al comando anche Michelotto (1969), Armani (’70), Paganessi (’83), Vandelli (’90), Pantani (’98), Simoni (2000), gli spagnoli Gandarias (1976) e López García (2016), lo svizzero Sutter (1977), i francesi Fignon (1984) e Bagot (’87), i colombiani González Pico (1997) e Rubén Marin (2002) e il venezuelano Rujano (2005). 

Passo Sella Giro d'Italia

PASSO ROLLE – Se nel 1937 il Passo Rolle entra nella storia del Giro, nel 1962 fa il suo ingresso nella leggenda della corsa rosa. Nella classifica delle salite più spesso affrontate è preceduto solo dal Pordoi e dal Tonale. Ha però avuto l’onore di essere il primo passo delle Dolomiti affrontato dal Giro. I Monti Pallidi furono ignorati per 24 edizioni. Il 26 maggio 1937 la prima esplorazione. Era la sedicesima giornata di gara, in programma la tappa di 229 chilometri da Vittorio Veneto a Merano. Dopo un centinaio di chilometri, a Fiera di Primiero, iniziò l’ascesa verso il Passo Rolle, che era poi seguito dal Costalunga. La strada era ancora sterrata, costellata di sassi e buche. Ma non frenò l’ardore di Gino Bartali, lanciato verso la conquista del suo secondo Giro d’Italia. Il toscano era maglia rosa ma doveva guardarsi dal piemontese Valetti, che in classifica lo incalzava a 2’40”. Ruppe allora gli indugi nell’ultima parte della salita del Rolle, quando si rese conto che l’avversario era in evidente difficoltà. Svettò al comando, da solo, con 20” di vantaggio su Mollo e Molinar e in discesa incrementò il margine. Sul successivo Passo di Costalunga il divario tra sé e gli avversari era incolmabile. Al traguardo precedette Mollo, Generati e Valetti di 5’38”. Quattro giorni dopo arrivò in maglia rosa a Milano. 

Il Passo Rolle è stato teatro di una delle più drammatiche giornate della storia del Giro. Tanto da entrare nel libro della leggenda al pari del Bondone (1956) e del Gavia (1988), altre due montagne che in epoche diverse sono state bersagliate da bufere di neve proprio nel giorno del passaggio della corsa rosa. Sabato 2 giugno 1962 la tappa Belluno-Moena conclude la seconda settimana della corsa rosa. Tappone di 198 chilometri con quasi 5.500 metri di dislivello e sei colli da scalare, che l’organizzazione del Giro ha soprannominato Cavalcata dei Monti Pallidi. La prima salita, quella di Passo Duran, viene affrontata sotto la pioggia, mentre sulla Forcella Staulanza scende già qualche fiocco di neve. Sul Passo Cereda, terza asperità della giornata, le condizioni meteo diventano proibitive. La neve è fitta e dal Passo Rolle giungono al patron Torriani notizie che parlano di impraticabilità della strada, con un fondo ridotto a poltiglia ghiacciata. La salvaguardia dell’incolumità dei corridori viene prima di ogni altra cosa, per cui le ultime due scalate in programma, sui passi Valles e San Pellegrino, vengono annullate e il traguardo viene spostato da Moena al termine della scalata del Passo Rolle.  

La carovana scala il Rolle sotto un’impressionante tormenta. Il gelo, le forature e le cadute provocano una selezione spietata. Prima ancora dell’inizio ufficiale della salita si forma al comando della corsa un drappello di 16 corridori. Non c’è la maglia rosa, il belga Armand Desmet. Allungano due atleti fuori classifica, l’abruzzese Meco e lo spagnolo San Emeterio, che ai piedi del Rolle, a Fiera di Primiero, hanno un vantaggio di più di 2 minuti. La neve è sempre più fitta e sulla sede stradale la coltre ha raggiunto i 20 centimetri. San Emeterio fora, Vincenzo Meco resta da solo e va ad imporsi con 3’27” su Baldini, che precede in volata i primi inseguitori, tra cui Battistini, che conquista la maglia rosa. La decimazione è impressionante. Dei 109 corridori partiti al mattino da Belluno se ne ritirano 55. Lasciano il Giro anche nomi illustri come Gaul, Van Looy, Ronchini e Planckaert. La maglia rosa Desmet taglia il traguardo dopo 18 minuti, colpito da assideramento e privo di forze. Gli alberghi del Passo Rolle si trasformano in punti di assistenza e di primo soccorso ai corridori, che ormai sfigurati dalla fatica, inebetiti dal freddo e incapaci parlare, grondano acqua e fango.   

Quest’anno si festeggia il venticinquesimo passaggio del Giro sul Passo Rolle, che in passato ha visto transitare in testa grandi campioni come Bartali, Robic, Gaul e Nencini ma che nell’ultimo mezzo secolo è stato snobbato dalle star del Giro. Il recordman del Rolle è proprio Gino Bartali, che è riuscito a svettare in testa in ben quattro occasioni: nel 1937, nel ’39, nel ’46 e nel ’49. Una doppietta sono riusciti a centrarla il lussemburghese Gaul (1956 e ’59), Nencini (1955 e ’57), Taccone (1963 e ’64) e il colombiano Freddy González (2001 e 2003). Il primo straniero a transitare al comando sul Passo Rolle al Giro fu il francese Jean Robic, nel 1950, ma tra gli stranieri il bottino più cospicuo spetta agli spagnoli (Aurelio González nel 1967, Lazcano nel ’74, FernándezOvies nel ’77 e Muñoz nell’86). Primi sul Rolle anche i nostri Rogora (1938), Astrua (1954), Meco (1962) e Ciccone (2019, davanti a Dunbar e Madouas), lo svizzero Sutter (1978), il colombiano Nelson “Cacaito” Rodríguez(1991)  e il venezuelano Ochoa (2009). 

PASSO GOBBERA – Il Passo Gobbera è una semisconosciuta ancella di Rolle e Brocon. E’ collocato geograficamente tra i due passi e nei percorsi del Giro d’Italia questa salita ha sempre preceduto quella del Brocon. Quota modesta, pendenze contenute. Non è mai risultato determinante, tant’è che in una sola occasione è stato catalogato tra i GPM che assegnavano punti per la speciale classifica. Quest’anno sarà scalato per la sesta volta. Ad inaugurare i passaggi nel 1955 fu un enfant-du-pays, il trentino Aldo Moser. Valido per la graduatoria degli scalatori soltanto nel 1956, vide transitare in testa il laziale Bruno Monti con 3’23” di vantaggio su Defilippis, Maule e Bahamontes. Venne scalato durante la storica tappa del Monte Bondone (1956), bersagliata da una bufera di neve. Gli altri passaggi avvennero nel 1957, nel ‘59 e nel ’67. L’ultimo passaggio risale dunque a 57 anni fa, nel corso di un tappone svoltosi anch’esso in condizioni climatiche proibitive.

PASSO BROCON – Caduto nell’oblio da oltre mezzo secolo, il Passo del Brocon fa la sua ricomparsa in pompa magna nel percorso del Giro. Doppia scalata nel quintultimo giorno di corsa, da due differenti versanti. L’ultimo passaggio avvenne nel lontano 1967 nel giorno successivo allo scandalo delle Tre Cime di Lavaredo. Era la tappa Cortina d’Ampezzo-Trento, 235 chilometri, corsa per otto ore e passa nel maltempo. Si dovevano scalare nell’ordine i valichi Falzarego, Pordoi, Rolle e Brocon. Sull’ultima asperità della giornata va in fuga lo spagnolo LópezCarril, che al GPM ha un vantaggio di 2’30” su Gimondi e di 2’40” su Panizza, Adorni e Balmamion. Ma dalla cima al traguardo mancano ancora 70 chilometri. Il fuggitivo viene ripreso poco dopo Grigno. Vince la tappa Vittorio Adorni, che precede allo sprint Michelotto e Balmamion. La maglia rosa Schiavon, in crisi, perde un quarto d’ora. Il nuovo capoclassifica è il francese Anquetil. Si ritirano 21 corridori, tra cui Altig, Dancelli, Ritter, San Miguel e Den Hartog, mentre 45 (tra questi Zilioli e Taccone) finiscono fuori tempo massimo, ma vengono poi riammessi in gara. 

Ancor più tremenda la giornata in cui il Passo Brocon fu scalato dal Giro del 1956. E’ la tappa Merano-Trento Alta, passata alla storia per essere stata affrontata sotto la pioggia, la neve, il gelo. Il Brocon, ancora sterrato, arriva dopo i passi Costalunga e Rolle e prima del Bondone, dov’era posto il traguardo. Quando si scalano le sue rampe infangate, la temperatura è di 3-4° gradi. Semiassiderati, sono costretti al ritiro Nencini, Bahamontes, Defilippis, Poblet, Astrua e tanti altri. Degli 87 partiti soltanto in 43 concluderanno la tappa. Il lussemburghese Charly Gaul è protagonista di un eroica fuga solitaria. Già in avanscoperta sul Costalunga e sul Rolle, passa sul Brocon con 5’35” sui più immediati inseguitori. La sua cavalcata si conclude trionfalmente sul Monte Bondone, bersagliato da una fittissima nevicata. Solo dopo 7’22” taglia il traguardo il secondo, l’abruzzese Fantini. Magni è terzo a 12’22”. Lascia la corsa anche la maglia rosa, Pasqualino Fornara, vinto dal freddo polareo.  

Il primo passaggio del Giro d’Italia sul Passo Brocon avviene però nel 1955, durante la tappa Cortina-Trento. Si scalano nell’ordine Falzarego, Pordoi, Rolle e Brocon. Jean Dotto, che tre settimane prima s’è imposto a sorpresa nella Vuelta a España, primo francese della storia a vincerla,  piazza il colpaccio proprio nella seconda metà del Brocon, Fa il vuoto (in cima ha un vantaggio di 3’15” sulla maglia rosa Nencini, Geminiani e Aldo Moser), rintuzza agevolmente la caccia degli inseguitori e vince  la tappa precedendo di 2’46” Magni, Koblet e un gruppetto comprendente anche Coppi e Nencini. 

Nel 1957 è ancora Gaul a transitare in testa sul Passo del Brocon, ultima difficoltà della Trento-Levico Terme, che comprende anche i passi San Lugano e Rolle. Il campione lussemburghese fa l’enplein transitando in testa sull’ultimo GPM e aggiudicandosi la frazione con pochi secondi di vantaggio su due francesi, Geminiani e Louison Bobet, giunti nell’ordine.  

Gaul sfiora poi il tris nel 1959. Ma si lascia scappare Vito Favero, l’unico italiano che sia riuscito a transitare al comando sul Passo del Brocon. L’Angelo della Montagna scollina con soli 15” di ritardo, tallonato dallo svizzero Ruegg. La salita, in verità, non fa grande selezione, anche perché collocata all’inizio della tappa che prevede poi le scalate dei passi Rolle e Costalunga. Si rivela invece micidiale la discesa, sterrata e fangosa. Si registrano decine di forature che hanno come vittime anche Baldini, Nencini, Conterno, Battistini e lo stesso Favero. Gaul buca invece a 9 chilometri dal traguardo di Bolzano ed è subito attaccato da un drappello di otto corridori. Lo spagnolo Poblet vince la tappa battendo Van Looy e Gaul perde la maglia rosa a beneficio di Anquetil.