Giro d’Italia, Tiberi spiega: «Prendo la crisi come un insegnamento. Firmerei per il quinto posto»

Tiberi
Antonio Tiberi in maglia bianca al Giro d'Italia 2024 (foto: LaPresse)
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Per Antonio Tiberi è tutto nuovo. È nuova la particolare attenzione a lui rivolta, così come essere lì tra i primi a lottare per un piazzamento nei piani alti della classifica generale. Ma è nuovo anche il primo momento di crisi che ieri gli ha fatto perdere diverso terreno dai rivali. Forse è per questo motivo che il suo volto non è così cupo come potevamo immaginare, sa che l’esperienza accumulata in questo Giro d’Italia (nel bene e nel male) gli tornerà utile per il futuro.

«Non la chiamerei crisi – sottolinea Tiberi – In certe situazioni si arrivano a perdere anche cinque o sei minuti dai diretti rivali. Diciamo che è stato più un momento di difficoltà, al quale ho risposto grazie all’aiuto dei miei compagni di squadra, Caruso su tutti. Ero lì con i migliori, poi quando è partito Bardet il ritmo si è alzato e io ho sofferto. Gli ultimi due chilometri li ho fatti a tutta, ma quando mi sono reso conto di aver limitato i danni, tutto sommato, ero soddisfatto».

Il corridore laziale della Bahrain-Victorious spiega di aver analizzato la sua difficoltà salendo verso Livigno. «Ne ho parlato con i miei diesse e tecnici – spiega – Mi è servita come lezione, credo sia un insegnamento importante. A guardare il bicchiere mezzo pieno, mi rendo conto che quella di ieri è stata una giornata proficua per la mia carriera professionistica, adesso so che questi momenti possono capitare, ma la cosa più importante è reagire. La squadra cerca di farmi restare sempre tranquillo, anzi sono felici di come ho risposto alle difficoltà».

Al termine della seconda settimana del suo primo grande Giro da capitano, Tiberi si trova in quinta posizione. Si sono visti sicuramente esordi peggiori. «Sinceramente all’inizio non mi sarei mai aspettato di trovarmi dove mi trovo ora. Non dimentichiamoci che per me è tutto nuovo e sto imparando a gestire tutti i momenti. Sto vivendo bene anche la pressione, anzi cerco di godermi anche le attenzioni della stampa, dei fotografi e degli altri corridori. È un clima che non avevo mai percepito prima».

Il Giro però è ancora lungo, mancano sei tappe, tre delle quali di alta montagna. «La battaglia è ancora apertissima, forse solo la sfida per la maglia rosa è chiusa perché un vantaggio di quasi sette minuti sul secondo in classifica è molto importante. Nella mia lotta alla maglia bianca mi ritrovo con Arensman a 19 secondi: ieri l’ho visto molto bene, nonostante abbia aiutato a lungo Thomas. Ho letto una sua intervista in cui dice che non gli interessa della maglia bianca, ma solo aiutare “G“. Non mi fido».

Tra i rivali alle sue spalle da tenere d’occhio c’è anche Bardet. «Insieme ad Arensman è quello che mi spaventa di più. Non si tira mai indietro, è sempre pronto ad attaccare e quando sente la gamba non si spaventa, ci prova sempre. È un po’ come me, non ci piace stare a ruota ad aspettare».

Tiberi spiega che al momento firmerebbe per il quinto posto. «Sì, firmerei perché è l’obiettivo che ci eravamo posti alla partenza. Puntare a una vittoria di tappa è complicato, trovandomi in quella posizione di classifica. Nessuno mi lascerebbe lo spazio necessario. Certo, sarebbe bello vincere in una tappa con arrivo in salita battendo gli uomini di classifica, ma c’è Tadej che ci ha fatto vedere le sue intenzioni. Cercherò di restare con i migliori, poi vediamo come andrà. Dopo la tappa di Roma festeggerò a casa dei miei a Gavignano, poi inizierà un periodo di riposo. Che voto mi darei finora? Direi un 8».