Giro d’Italia, De Marchi: «In fuga vorrei colleghi più agguerriti. Il ritiro? Forse alla fine del 2025»

De Marchi
Alessandro De Marchi della Jayco-AlUla
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Dopo aver vinto una tappa al Tour of the Alps, Alessandro De Marchi ha parlato chiaro con la squadra: l’obiettivo è ripetersi anche al Giro d’Italia. «Non che mi cambi la vita, ormai quel che sono sono. Per arrivare a godermi la serenità di adesso ho impiegato una carriera, non voglio che a turbare il mio equilibrio sia una vittoria o una sconfitta».

Ma che peso avrebbe una tappa al Giro per te?

«Chiuderei un cerchio dopo la maglia rosa del 2021. E poi ieri siamo partiti da Venaria Reale, come quando debuttai nel 2011. Insomma, corsi e ricorsi storici: a volte si seguono questi segnali per vedere dove ci portano».

Sarà un Giro adatto alle fughe, secondo te?

«Se dovessi capirlo fammi un fischio, mi farebbe comodo. Chi può saperlo? Ci sono tanti velocisti e magari le loro squadre lavoreranno per tenere chiusa la gara».

Ieri hai cominciato subito bene, peccato per i crampi.

«Sì, mi sono ritrovato nell’azione buona e ci ho creduto, però non fino al punto di poter conquistare la maglia rosa. Ma non mi lamento, il mio Giro è iniziato meglio del previsto».

Proverai a sfruttare subito il tuo stato di forma?

«Sarebbe bello, ma forse le occasioni migliori arrivano più avanti. Posso soltanto stare alla finestra e provare a raccogliere qualsiasi opportunità mi passi davanti».

Quanto sono cambiate le fughe dal tuo primo Giro?

«Tanto. Oggi trovo più arrendevolezza, quasi come se si entrasse in fuga tanto per dire d’esserci entrati. Mi capita spesso di spronare i miei colleghi, li vorrei più combattivi. È successo anche nell’ultima tappa della Tirreno, tanto per dirne una».

Ieri si è messo in mostra Pellizzari, il più giovane e al debutto. Ti piacerebbe essere al suo posto oggi?

«Assolutamente no, il ciclismo è diventato troppo stressante e sono contento di essere dove sono. La mia carriera e la mia serenità me le sono conquistate con fatica e sacrificio, non le baratterei con niente. Ieri ho preferito tirare i freni perfino in salita, troppo nervosismo ingiustificato».

Quanto pensi di correre ancora?

«Di sicuro tra cinque anni non sarò in gruppo, a questo ci pensavo giusto ieri, quindi devo approfittare di ogni momento. Ho una scadenza in testa, che sarebbe la fine della prossima stagione. Ma non è un assillo, per il 2025 ad oggi non avrei nemmeno un contratto, ma alle Jayco AlUla mi sento a casa e sono sicuro che una soluzione si troverebbe».