A forza di parlare di Pogacar, non vorremmo dimenticarci dell’ultimo Highlander. Domenico Pozzovivo, 42 anni il prossimo novembre, è il corridore più vecchio al via della 107ª edizione del Giro d’Italia. Nato e cresciuto molto più a sud del punto più meridionale della corsa (che quest’anno è a Pompei), Pozzo parte per il suo diciottesimo Giro (sei non li ha finiti, in linea con l’andamento generale della sua carriera, piena di infortuni gravi e di cadute rovinose). Quando corse il primo, nel 2005, era il più giovane del gruppo. Questo sarà l’ultimo, e Domenico ha intenzione di godersi ogni chilometro, viversi fino in fondo l’abbraccio dei tifosi e – perché no – puntare all’ennesima top ten di una carriera luminosa a dispetto dei tanti momenti bui.
In mezzo ci sono diciannove anni e un mondo, quello del ciclismo, in cui sarà sempre più difficile vedere carriere protrarsi così a lungo. L’età media in gruppo va dai 26 anni scarsi (25,8) della Groupama-FDJ ai 28,6 della Lidl-Trek, e si abbassa clamorosamente a ogni stagione: nel 2024 sono 40 i professionisti sotto contratto con squadre UCI che hanno appena 18 anni. Quelli che ne hanno più di 40 sono 17, ma dentro ci sono casi estremi come quelli di Mancebo e Sevilla, che corrono a 47 anni.
Non è tanto questione di fisiologia (gli specialisti confermano che fino ai 50 anni i cali sono minimi, in particolare quanto a muscolatura), quello che impedisce a molti corridori di prolungare la loro carriera oltre i 40 anni, e anzi di mettere un punto assai prima, è piuttosto un fattore mentale.
Provate a immaginare di pedalare una media di cinque ore al giorno, sei giorni alla settimana, pesando tutto quello che mangiate, contando le calorie e viaggiando per la maggior parte del tempo: pensate di reggere un ritmo del genere più di quindici anni?
È sempre più evidente, parlando con i corridori, che intorno ai 35 anni (ossia dopo una quindicina di anni di quella vita) il fascino si sia ormai sbiadito e sia subentrato l’effetto-routine. Aggiungeteci che magari a casa li aspetta una famiglia, e dei bambini che si fanno grandi senza di loro, ed ecco che si comprende la voglia di scendere. Se poi ci mettiamo che sempre più ragazzi cominciano con questa vita, ritiri in altura compresi, da juniores, è piuttosto ovvio aspettarsi che non vedremo molti Highlander in gruppo negli anni che verranno.
Pozzovivo ha chiuso sette volte il Giro nella top ten: tra vent’anni quanti avranno fatto meglio di così?