Vegni: «Ecco il Giro nella mia Roma. Le cadute? Non è colpa degli organizzatori»

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Mauro Vegni, direttore di corsa del Giro d'Italia (foto: LaPresse)
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La splendida sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma fa da sfondo alla presentazione dell’ultima tappa del Giro d’Italia. Mauro Vegni, direttore della corsa rosa, è emozionato di essere riuscito ancora una volta a portare la carovana nella Capitale, una soddisfazione enorme viste le tante difficoltà di una città che si sta preparando per il grande evento del Giubileo 2025.

«In passato ci sono stati dei problemi, è vero. Ma lo scorso anno ci ha insegnato che le cose a Roma si possono fare e si possono fare molto bene. La capitale d’Italia può e deve reggere il confronto con quella di Francia. Se ogni anno ci riesce il Tour de France, è giusto che ci riesca anche il Giro. Non abbiamo nulla in meno».

Il percorso è tuttavia cambiato. La corsa rosa non si concluderà come lo scorso anno su via dei Fori Imperiali, ma a circa un chilometro e mezzo più lontano, dove un tempo terminava il Giro del Lazio, nella strada che collega il Circo Massimo al Colosseo.

«I più” grandi”, come me, se lo ricorderanno. Il Giro del Lazio era un appuntamento fisso della stagione ed era un obiettivo di tanti corridori. Con l’amministrazione capitolina abbiamo dovuto fare delle modifiche perché la città è ricca di cantieri in vista del Giubileo, serviva un tracciato alternativo».

L’idea di una cronometro non ha neppure sfiorato Mauro Vegni, che ha optato ancora una volta per una tappa in linea. «L’unica cronometro che abbiamo fatto a Roma è stata nel 2009, ed è stato purtroppo un mezzo fallimento, sia dal punto di vista del pubblico sulle strade sia per quello collegato da casa. Le prove contro il tempo non attirano i telespettatori, sono oggettivamente più noiose».

Vegni non può che commentare anche i tantissimi incidenti di queste ultime settimane con gran parte dei “big” rimasti coinvolti con conseguenze più o meno gravi.

«Purtroppo il ciclismo è fatto di cadute, di rischi. Il nostro compito come organizzatori è cercare di rendere i percorsi più sicuri, ma non possiamo certo spostare rocce, tagliare alberi e molto altro. La “palla” passa ai corridori e le cadute non sono dovute certo all’incuria degli organizzatori».

Il rischio sarà quello di non vedere al via di Venaria Reale uno degli uomini più attesi come Wout Van Aert, ma Vegni ci spera ancora. «Fino alla vigilia della Grande Partenza, io spero di averlo».