Lappartient chiude ad altre corse World Tour in Italia: «Nessuna rivoluzione, ma basta con i soliti Paesi»

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David Lappartient, presidente dell'Unione Ciclistica Internazionale, in una foto d'archivio
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Era ormai chiaro che i vertici UCI stessero andando nella direzione di un cambiamento per il calendario WorldTour UCI. Lo ha confermato il presidente David Lappartient: «Dal 2026 ci sarà un’evoluzione e non una rivoluzione».

Il presidente – intervistato da Het Nieuwsblad – svela il motivo di questa decisione: evitare che più gare si svolgano in concomitanza l’una con l’altra. «Vogliamo evitare quanta più sovrapposizione possibile tra le diverse gare WorldTour. Lo paragono al ciclismo femminile. Quando abbiamo iniziato con l’UCI Women’s World Tour nel 2016, abbiamo dichiarato fin dall’inizio che non volevamo alcuna sovrapposizione nel calendario. Abbiamo avuto molte opportunità per deviare da questo, e le richieste di partecipare al WorldTour stanno arrivando a fiumi. Ma noi siamo sempre rimasti fedeli al nostro principio. Nell’interesse delle squadre, dei telespettatori e della chiarezza».

Un obiettivo non di facile realizzazione se si vuol tenere conto, e Lappartient ha dichiarato di volerne tenere conto, della lunga e storica tradizione del calendario maschile. «Sono il primo a rendersi conto che il Tour de France si correrà sempre a luglio. Proprio come le classiche, ovviamente, si svolgeranno in primavera o in autunno. O che il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix si correranno sempre una accanto all’altra, semplicemente perché è meglio per i corridori. Devi rispettarlo. Credo che tradizione ed evoluzione possano andare insieme».

L’altro punto è l’internazionalizzazione del calendario: l’UCI vuole evitare che le corse si disputino sempre negli stessi tre o quattro Paesi, come Italia, Belgio, Spagna e Francia, ma vorrebbe aprire le porte a delle nazioni promettenti. «Perché non organizzare uno ‘slot’ in Sud America a febbraio? Ci sono già gare in Colombia e il ciclismo è estremamente popolare. Così come c’è ancora spazio in Asia, o addirittura in Europa. La Danimarca è un vero paese ciclistico, ma al momento non ha una sola competizione di punta». La chiusura di Lappartient non lascia spazio dunque alle velleità di avere altre corse World Tour in Italia, e dunque il Lombardia – senza la promozione del Giro dell’Emilia – rimarrà l’unica classica Monumento senza una corsa World Tour di preparazione.