Tour Colombia, il presidente Vargas: «La passione supera ogni ostacolo, anche quello economico»

Mauricio Vargas, presidente della Federazione ciclismo della Colombia, intervistato da Bicisport
Tempo di lettura: 2 minuti

Soddisfazione, euforia, orgoglio. Il Presidente della Federazione ciclistica colombiana Mauricio Vargas non nasconde il proprio, legittimo, entusiasmo per essere riuscito a rimettere in piedi, dopo tre anni di assenza, la breve corsa a tappe colombiana. «Abbiamo sostenuto grossi sforzi economici per rimettere in piedi questo evento e adesso siamo pronti a goderci tutto il bello della corsa proponendolo al mondo intero».

Presidente, quanto è importante per il movimento ciclistico colombiano questo evento?
«Tanto, anzi, direi tantissimo! Il Tour Colombia è una splendida vetrina per la nostra terra ma sopratutto lo è per i giovani ciclisti sudamericani, non solo colombiani. Correre qui dà una grande opportunità e accende i sogni dei più piccoli che vedendo passare la corsa possono trovare una sana fonte di ispirazione per il loro futuro».

La Federazione è coinvolta in prima persona nell’organizzazione del Tour ma è giusto dire che senza l’appoggio dello Stato non ci sarebbe nessun Tour Colombia?
«Sì, è proprio così. Senza il pieno sostegno del Ministero dello Sport che copre gran parte delle spese, tutto questo non sarebbe possibile. Certamente grossi aiuti arrivano anche dalle imprese private e dagli sponsor ma è ovvio che chi fa lo sforzo maggiore, in tutti i sensi, è lo Stato colombiano attraverso il Ministro dello Sport».

Presidente, prima accennava ai costi e alle spese economiche affrontate per realizzare questa quarta edizione. Di che cifre parliamo?
«Più o meno quest’anno i costi di spesa si aggirano intorno ai 2 milioni e 300 mila dollari (poco meno di 2 milioni e mezzo di euro, ndr). Un costo alto, nessun dubbio, ma siamo certi che sia un buon investimento non solo in ambito sportivo ma anche dal punto di vista sociale, turistico e culturale».

Per l’edizione del prossimo anno avete già qualche idea? Quale sarà la zona interessata al passaggio della corsa?
«Beh, adesso concentriamoci sulla gara di quest’anno che deve ancora cominciare (sorride, ndr) e poi valuteremo al meglio ogni idea possibile. Alcune zone come, ad esempio, la zona di Medellin si sono già fatte avanti ma avremo tutto il tempo a disposizione per organizzare le cose nel miglior modo possibile».

Quest’anno si parte dalle zone di Duitama dove nel 1995 si disputò in Colombia l’ultimo campionato del mondo su strada. La Federazione e il Governo stanno pensando di riportare il mondiale su strada quaggiù oppure rimane un sogno proibito?
«No, altroché se ci stiamo pensando e già qualche anno fa (6 per la precisione, ndr) avevamo avviato un progetto in tal senso. Con la Bmx, la pista, il paraciclismo e con la candidatura della prova su strada dei Giochi Panamericani (poi assegnati al Brasile, ndr) ci stiamo muovendo raccogliendo risposte incoraggianti. Per i mondiali su strada invece è un’altra storia: i costi sono più alti e le procedure sono un po’ più lunghe e complicate. Tutto questo però non ci spaventa, anzi, continueremo a provarci nel bene del nostro movimento ciclistico, del nostro popolo e della nostra terra unica e meravigliosa che è la Colombia».