Zamperini segue Rocchetti alla Trevigiani: «Punto al Recioto e alla maglia azzurra»

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Edoardo Zamperini, vincitore lo scorso anno a Kranj, sarà il leader del blocco degli Under 23 (foto: Photors)
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Tra Edoardo Zamperini e Filippo Rocchetti c’è sempre stato un rapporto speciale, fatto di stima e simpatia reciproche. Era Rocchetti che seguiva la preparazione di Zamperini quando correva ancora tra gli juniores; ed è stato di nuovo Rocchetti, tanto per parlare chiaro, a proporre Zamperini alla Zalf, contribuendo non poco al suo ingresso nella formazione veneta.

Ma Zamperini, intendiamoci, non è un raccomandato. Sopperisce ad un talento non eccezionale con un’intelligenza tattica e una consapevolezza piuttosto precisa dei propri mezzi.

«In estate, verso luglio, Rocchetti mi ha parlato per la prima volta del progetto della Trevigiani – racconta Zamperini – Sembrava serio e non c’è voluto molto tempo affinché io mi convincessi. Rocchetti sarebbe diventato il primo direttore sportivo, ma in quel momento aveva bisogno di me: era il momento di contraccambiare quella fiducia che lui ha sempre mostrato nei miei confronti. Non potevo rifiutare la sua proposta».

Insieme a te, passano dalla Zalf alla Trevigiani anche Guzzo e Griggion. L’organico è competitivo, da voi ci si aspettano risultati all’altezza.

«Lo sappiamo, ma siamo tranquilli poiché conosciamo il nostro valore. Il gruppo è valido e compatto. Griggion è un gran corridore che ancora non ha saputo esprimersi a dovere, Guzzo nella prima metà del 2022 aveva vinto Firenze-Empoli, San Vendemiano e Coppa della Pace chiudendo secondo al Belvedere e poi, ad agosto, a Poggiana. Tra i volti nuovi c’è anche Cordioli, che lo scorso anno ha conquistato la Medicea e qualcosa come sei secondi posti. E poi sono rimasti Zurlo, Rocchetta e Baseggio, elite che non hanno bisogno di presentazioni».

Ci saresti anche tu: nel 2023 cinque vittorie e qualche passaggio a vuoto nelle gare internazionali.

«Sono il dilettante che ha vinto di più in Italia, quindi scontento non posso essere. Cinque successi non sono mica pochi. Il più inaspettato è stato quello al Giro del Casentino, ero in un periodo di recupero e quasi non dovevo partecipare. Il più bello, ovviamente, è quello a Kranj, l’unico internazionale. Ho trionfato alla mia maniera: ho corso sempre nelle prime posizioni del gruppo, ho studiato i miei avversari e ho aspettato l’azione giusta, perché non si possono inseguire tutti i tentativi di fuga. Io e Biagini ci siamo messi d’accordo, visto che eravamo in superiorità numerica: io avrei attaccato e lui avrebbe atteso la volata. E’ andata bene a me».

Hai qualche rimpianto?

«Non aver vestito la maglia azzurra. Pensavo d’aver convinto Amadori, vorrà dire che mi impegnerò ancora di più. Rappresentare l’Italia in una gara come la Liegi sarebbe gratificante. Per il resto, ripeto, mi sembra d’essermi difeso egregiamente. Al Piva ho chiuso quinto, al Recioto quattordicesimo dopo aver lavorato per De Pretto, purtroppo vittima dei crampi. In ambito internazionale non avrò brillato, è vero, ma l’unica volta che sono andato all’estero ho vinto: ovviamente mi riferisco a Kranj».

E’ anche per questo motivo che hai scelto la Trevigiani? Pare che la squadra voglia dare un’impronta più moderna al loro lavoro.

«Anche per questo, sì. Tutto quello che mi hanno prospettato, fino ad ora l’hanno mantenuto. Rocchetti ha un’idea diversa di preparazione e organizzazione. Andremo in ritiro in Sicilia, sappiamo già quando saliremo in altura. La Zalf è la Zalf e nessuno lo discute, però all’estero non ci va quasi mai. Quindi mi sono detto: male che vada, alla Trevigiani affronterò il calendario che avrei comunque affrontato alla Zalf. Ci hanno già detto che probabilmente andremo a correre in Francia, ad esempio. Dovrei debuttare alla Firenze-Empoli, staremo a vedere».

Il Palio del Recioto rimane la gara dei tuoi sogni?

«Sì, per la sua storia e per le strade su cui si corre, che poi sarebbero le mie d’allenamento. Le classiche vallonate sono quelle più adatte alle mie caratteristiche, su questo non ci piove. Le salite lunghe, invece, continuano a respingermi. Ci stiamo lavorando, perché mi sono sempre considerato uno scalatore. Per il momento in una corsa a tappe posso ambire ai successi parziali, però spero un giorno di potermi difendere anche nelle classifiche generali».

In cosa ti senti migliorato rispetto alle stagioni passate?

«Mi sento più forte, molto banalmente. Di gambe, perché senza l’impegno scolastico ho accumulato più chilometri, e di testa, perché ho imparato a gestirmi con un pizzico di mestiere: se un giorno mi sento peggio, ad esempio, in allenamento mi risparmio, così da non compromettere il mio stato di forma; prima, invece, avrei continuato a pedalare a testa bassa facendo finta di niente. Un pregio me lo riconosco: capisco le dinamiche di gara e talvolta riesco anche a prevederle. Più che le gambe, è la testa a farmi vincere le corse».