Laporte a viso aperto: «Il prossimo passo è vincere una monumento»

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Cristophe Laporte esulta sul traguardo della diciannovesima tappa del Tour de France 2022 (foto: ©A.S.O. / Charly Lopez)
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Con un squadra attorno di prim’ordine e soprattutto con le qualità adatte, Christophe Laporte ha avuto un 2023 da incorniciare. Prima Omloop Het Nieuwsblad, poi Gand-Wevelgem, Dwars Door Vlaanderen e infine gli Europei: questi i suoi migliori successi dell’anno e forse della carriera.

Ed è proprio con le sue caratteristiche che ne fanno un corridore adatto a gareggiare per la maglia verde del Tour de France che dichiara a Sporza essere un obiettivo lontano dai suoi piani. «In una squadra come la Visma-Lease a Bike è difficile avere in mente quella maglia verde. Wout ha potuto farlo perché è uno dei grandi leader di questa squadra. Per me la maglia verde non è un obiettivo da vincere, preferirei vincere una classica». In vista della Boucle, infatti, Laporte sarà al via di Omloop Het Nieuwsblad, Strade BiancheTirreno-Adriatico, Gand–Wevelgem, Dwars Door VlaanderenGiro delle Fiandre e Parigi-Roubaix.

Ma tornando al prossimo Tour de France, è da sottolineare l’assenza incombente oltre che di Van Aert anche di Van Hooydonck. «Nella nostra selezione per il Tour mancherà uno dei migliori corridori del mondo, ovvero Wout van Aert e uno dei migliori gregari al mondo, Nathan Van Hooydonck. Ma sono convinto che abbiamo ancora una squadra del Tour molto forte in tutti i settori. Faremo tutto il possibile per vincere di nuovo».

Dopo aver parlato di tappe al Tour e classiche, che peraltro ha già vinto, Laporte ammette che il suo sogno sia quello di vincere una monumento anche se riconosce di essere inferiore alla potenza di Van Aert e Van der Poel. «Ho già vinto una tappa del Tour e delle classiche. Il prossimo passo è una monumento, magari la Parigi-Roubaix. Questo è l’obiettivo più difficile da raggiungere, ma ci proverò. Sono ancora un gradino sotto Wout e Mathieu. Hanno un grande palmares e sono i favoriti in ogni gara in cui partono. Faccio parte di quei corridori subito sotto di loro. Non è sempre il più forte a vincere la gara, questo è ciò che rende il ciclismo così bello».