Canova: «Così ho disegnato l’Italia del Tour: una corsa verso il sole»

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Nicolò Canova e il manifesto del Tour de France 2024, da lui disegnato
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Nelle scorse settimane, con l’ufficialità del percorso e della partenza del Tour de France 2024 dall’Italia, abbiamo iniziato a scoprire tutti quei dettagli e gli aspetti che girano intorno a un evento della portata della corsa francese. Ad esempio, è stato recentemente rivelato il manifesto della Grande Boucle. A disegnarlo è stato un italiano: Nicolò Canova. L’artista torinese ci ha raccontato così la sua opera:

«Per il disegno ho avuto completamente carta bianca, con un solo paletto da rispettare: il poster che doveva collegare l’Italia alla Francia. Quindi sono partito dalla fine, ossia l’arrivo a Nizza, per trovare lo spunto creativo. Nella piazza principale della città c’è una grandissima fontana, al centro della quale si trova una statua gigante di Apollo. Per i greci Apollo era il dio del sole e ho deciso di prendere questo simbolo come leitmotiv di tutte le mie bozze. Da lì ho collegato il giallo del sole al colore della maglia del Tour. In più il sole raffigura il simbolo dell’energia, della vitalità e della competizione. Il collegamento con l’Italia è poi venuto naturale, visto che il nostro è spesso definito il Bel Paese proprio perché c’è sempre il sole».

Poster del Tour de France 2024

Delle 7/8 bozze che hai fatto alle fine l’organizzazione ha scelto quella che, secondo te, meglio racchiudeva tutto? «Non so se era quella più completa. Sicuramente hanno optato per la bozza più d’impatto. Ossia quella con i quattro ciclisti, che rappresentano le quattro maglie del Tour e che hanno davanti a loro il percorso che li porterà al sole. Sia da un punto di vista metaforico, ma anche pratico. In Francia, infatti, lo stereotipo della regione del sole è affidato alla Costa Azzurra, dove si chiuderà la corsa. In mezzo ci sono i monumenti più rappresentativi di tutte le città italiane che attraverserà la corsa: Palazzo Vecchio di Firenze, la Torre degli Asinelli di Bologna, l’Arco d’Augusto di Rimini e la Mole di Torino. Oltre ad alcuni luoghi storici del ciclismo francese come il Tourmalet e il Galibier, fino ad arrivare alle spiagge di Nizza».

Nonostante disegnare sia una sua passione fin da bambino, il percorso dell’illustratore italiano non è stato semplice e scontato. «Non ho mai avuto qualcuno che mi potesse aiutare a realizzare il mio sogno. Quindi, una volta uscito dal liceo, mi sono iscritto all’Università, alla facoltà di Fisica. Dopo qualche anno mi sono però reso conto che non era quella la mia strada e ho deciso di provare a inseguire ciò che mi piaceva veramente. Allora mi sono iscritto alla scuola Comics di Torino, da cui sono uscito come illustratore».

Nella sua carriera, Nicolò ha disegnato per quotidiani e riviste di grandissimo spessore internazionale, come The New York Times, La Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore, il Corriere della Sera, L’Espresso, tra gli altri. L’artista piemontese ha collaborato inoltre con grandi case editrici come Feltrinelli, Rizzoli o Harper Collins, ma anche con marchi stranieri come Samsung, Huawei, Disney, Sephora e Lancôme. L’occasione di progettare e realizzare il poster del Tour, però, è fino a ora il momento più alto della vita da illustratore di Canova.

«Sono partito ovviamente facendo tanta la gavetta. Entrare nel mondo dell’illustrazione è stato difficile e ho iniziato prima lavorando per piccole imprese ed eventi locali. Ho sempre messo tutto me stesso in quello che facevo e con il tempo ho raccolto i frutti del mio lavoro, arrivando a ricevere offerte da imprese sempre più grandi. Disegnare il poster del Tour de France è senza dubbio l’apice della mia carriera, fino ad ora. Questa è un’occasione unica per me. D’altronde stiamo parlando del terzo evento sportivo a livello mondiale».

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Illustrazione di Canova comparsa nel famoso quotidiano americano The New York Post, il 13 giugno del 2021

Come usa fare il Tour de France, la comunicazione e la creazione degli eventi pre-corsa vengono assegnati al paese che ospita la partenza, se si parte fuori dalla Francia. Nel 2024 il via della Grande Boucle spetterà all’Italia e per il nostro paese questa è un’occasione unica a 360°. «L’assegnazione del poster del Tour, solitamente, avviene sempre tramite un bando. Quest’anno l’organizzazione è quindi stata assegnata all’Italia, che ha però preferito non fare questo concorso, ma affidarsi a un’agenzia di Milano che ha selezionato un numero molto ampio di illustratori italiani che dovevano portare le loro idee per questo poster. La scelta finale per decidere a chi assegnare il compito è poi spettata a un comitato di rappresentanza delle tre regioni attraversate dalla corsa (Piemonte, Toscana ed Emilia-Romagna, ndr) che hanno scelto me».

Il rapporto tra Nicolò e il ciclismo è particolare. «Non sono un fan accanito di questo sport, ma ogni tanto vedo qualche gara, anche perché in casa mia c’è chi lo segue con passione. Ad esempio, mio zio (Giovanni Sabbadini ex corridore a livello dilettantistico, che corse anche il Giro-baby nel 1974, dove fu vittima di un tremendo incidente stradale contro un’autovettura proveniente in senso contrario, che lo costrinse a ritirarsi prima di passare professionista, ndr) ha anche corso per diversi anni a buoni livelli. Però devo dire che disegnando questo poster ho avuto l’occasione d’immergermi in questo mondo e avvicinarmi ancora di più a questo sport. Adesso non vedo l’ora che arrivi il giorno della partenza del Tour. Sicuramente andrò a vedere il passaggio da Torino».