Ian Boswell: «La Ineos non è più quella di una volta: c’è chi ha firmato con la Visma per molti meno soldi»

Ineos-Grenadeirs
La Ineos-Grenadeirs schierata in blocco al Tour of the Alps (foto: Vaishar)
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L’ex corridore Ian Boswell, nel corso di The Cycling Podcast, ha dipinto un’immagine della Ineos Grenadiers che non ci si aspetterebbe. Lo statunitense ha corso per il Team Sky dal 2013 al 2017 e, nonostante si sia ritirato dalle corse su strada professionistiche nel 2019, ha ancora diversi amici nel gruppo. Tramite le loro voci, ha ammesso che molti di loro hanno scelto di firmare con la Visma per «Molti meno soldi» piuttosto che unirsi alla Ineos.

Sulla scia del discorso relativo alle dimissioni del vice capo dello squadrone britannico Rod Ellingworth, Boswell si è lasciato andare in forti dichiarazioni su come il team sia secondo lui sceso di livello: «Mi sembra che ogni anno faccia un passo indietro».

Nel 2010, quando la squadra è stata fondata, l’obiettivo principale era quello di vincere il Tour de France con un corridore britannico. «Era una squadra britannica con un’identità molto forte. Sapevano molto bene chi erano e cosa volevano. In seguito, non si sono mai più posti la domanda: chi siamo noi come squadra? Sono rimasti fedeli all’idea iniziale: “siamo una squadra da grandi Giri, vogliamo vincere il Tour”. Ma, guardando ora la rosa, hanno qualcuno che teoricamente può farlo? Non credo proprio».

Secondo Boswell, la concentrazione della Ineos Grenadiers sui grandi Giri non gli ha permesso, ad esempio, di guardare a sprinter in gamba o corridori in grado di vincere le classiche. «Non si sono concentrati veramente sugli sprint, hanno scelto di non prendere qualcuno come Cavendish. Sicuramente non hanno la migliore squadra per le classiche, quindi sento come se fossero l’ultima persona nella stanza quando la musica si ferma e non hanno una sedia su cui sedersi».

Mentre corridori come Thomas e Tarling sono sicuri che la Ineos abbia un futuro brillante davanti a sé, l’ex atleta non si trova d’accordo e crede invece che l’attuale assetto sia ben lontano dai tempi in cui lui e i suoi compagni di squadra vincevano numerosi Tour de France. «Non hanno davvero un fulcro della squadra, né un atleta o un obiettivo attraverso il quale possano dire “costruiamo la squadra attorno a questo”. Vedere un team con una tale organizzazione e con un budget così grande, con l’opportunità e la capacità di ingaggiare corridori che potrebbero essere i protagonisti della squadra, e non averlo fatto negli ultimi due anni quando quei corridori erano disponibili… è un po’ preoccupante».