Il ds della Jumbo racconta i segreti della Vuelta: «Roglic non era molto d’accordo a lasciare la vittoria a Kuss»

Vuelta
Jonas Vingegaard, Sepp Kuss e Primoz Roglic alla Vuelta (foto: SprintCyclingAgency)
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Quello che si vede spesso non corrisponde alla realtà: se durante la Vuelta si sono viste grande scene di amicizia tra i tre dominatori della corsa, si scopre ora che forse non sono state tutte rose e fiori.

Primoz Roglic (vincitore del Giro), Jonas Vingegaard (vincitore del Tour) e Sepp Kuss (vincitore della Vuelta) sono di certo stati i super protagonisti della corsa: per la Jumbo-Visma gli altri corridori in gara non sono stati un ostacolo.

A pochi mesi dalla proclamazione di Kuss vincitore della roja, il direttore sportivo della sua squadra, Merijn Zeeman, racconta a Met Open Vizier i segreti celati tra le quinte della Vuelta. «Nella tappa dell’Angliru non c’è stato il giusto lavoro di squadra. Eravamo rimasti in testa alla corsa con i nostri capitani (Kuss, Vingegaard e Roglic), ma da lì in poi le cose non sono andate come avrebbero dovuto. Sepp non è più riuscito a tenere il passo degli altri due che sono andati via: in quel momento avrebbero dovuto restare tutti insieme».

Forse Zeeman ha avuto la forza di raccontare solo ora che Roglic ha cambiato squadra. «Attaccare per far lavorare le altre squadre è una cosa, attaccarsi a vicenda è un’altra. Ma va anche detto che su quella salita ci sono punti al 20% di pendenza media e se si sale con la frequenza cardiaca a 200, non ci si può sempre aspettare che i corridori siano lucidi nel pensiero».

C’era da discuterne con tutti e tre: è vero che in quella tappa Kuss ha mantenuto la maglia di leader della generale e l’ha portata fino all’ultima tappa, ma era da chiarire la situazione. «Per noi il ciclismo non è uno sport individuale, ma è uno sport di squadra: è una filosofia che portiamo avanti dal 2016 ed è ciò su cui si basa la Jumbo-Visma. Così, quella stessa sera, ho messo tutti i corridori intorno a un tavolo e ho chiesto loro di parlare della situazione. “Cosa facciamo adesso? Cosa vogliamo essere? gli chiedevo».

Stando al racconto di Zeeman, sette corridori su otto hanno concordato sul fatto che Kuss avrebbe dovuto portare fino a Madrid la maglia rossa. L’unico in disaccordo era Roglic: aveva avuto più difficoltà ad accettare la decisione, ma alla fine si è dovuto adattare. «Alla fine Primož ha detto a Sepp: “Va bene, puoi contare su di me”».