Piganzoli come Zana: «Sento la fiducia di Basso e Amadori, ma non ho pressioni. All’Avenir andremo per vincere»

Piganzoli
Davide Piganzoli al Giro d'Italia Under 23 dello scorso anno
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Se chiedete a Ivan Basso chi vede come futuro italiano delle corse a tappe, il manager della Eolo-Kometa vi farà senza esitazione il nome di Davide Piganzoli. Scalatore di Morbegno, classe 2002, Piganzoli sta crescendo con calma tra le fila della squadra italo-spagnola, consci del suo grande talento, fino a questo momento non hanno mai voluto esagerare con lui, lasciandolo maturare gara dopo gara.

Pensate che Basso avrebbe voluto portarlo addirittura al Giro d’Italia dei professionisti, poi insieme hanno preso la decisione più saggia. Non c’è fretta, l’appuntamento è solo rimandato al prossimo anno.

Ti è dispiaciuto non correre il Giro?

«Fino a questo inverno neppure ci pensavo al Giro, poi si è aperta una possibilità e ho iniziato a crederci. Da corridore italiano che è nato e cresciuto seguendo la corsa rosa, parteciparvi è un sogno, ma bisogna anche guardare la realtà. Sono giovane, ho tanta esperienza da fare e affrettare i tempi non ha senso».

Sei solamente al primo anno tra i pro’…

«Esatto. Io credo che nel ciclismo, un po’ come nella vita, bisogna procedere per gradi. Aggiungere sempre un mattoncino per crescere, fare esperienza e diventare più maturi, così poi da confrontarsi con il meglio del panorama internazionale. Sto già correndo molto in questo inizio di stagione».

Come sono andate le cose finora?

«La prima parte di stagione non proprio al meglio. Ho avuto qualche problemino che fino al GP Indurain non mi ha fatto correre molto sereno. Una caduta mi ha costretto ad uno stop forato che però mi ha aiutato. In quel periodo fermo mi sono ritrovato e ho iniziato a “ingranare”, come si dice in gergo».

La squadra crede molto in te. Senti la fiducia del team?

«Decisamente. So che puntano molto su di me per il futuro, ma non mi mettono particolari pressioni, piuttosto per me è una motivazione. Se la squadra crede in me significa che sono un buon corridore. Ivan mi dice spesso che potrei diventare “il corridore del futuro”, io credo nelle sue parole, ma c’è tanta strada da fare. Comunque ci sentiamo spesso e mi chiama per darmi consiglii importantissimi».

La fiducia però arriva anche da Amadori che ti ha convocato per l’Orlen.

«Dove ho chiuso al secondo posto della classifica generale. Credo di essere andato bene, certo il livello non era altissimo, ma si andava forte e come nazionale siamo sempre stati davanti. Venivo da un buon Giro di Ungheria e la gamba girava come volevo. Sono felice del piazzamento, ma un po’ di amarezza quando arrivi vicino alla vittoria c’è sempre: abbiamo provato a staccare Glivar in tutti i modi, ma non ha avuto mai un cedimento. Ha meritato la vittoria».

Amadori vorrebbe farti fare lo stesso percorso di Zana.

«Con Marino ho un ottimo rapporto e anche in gara ci intendiamo bene, vediamo le cose allo stesso modo. Ripercorrere le orme di Zana sarebbe un grande risultato, basta vedere cosa sta facendo ora Filippo vincendo una tappa al Giro con la maglia tricolore. So che Amadori mi vuole all’Avenir con lui, mi piacerebbe esserci. Vediamo se gli impegni con il team si adatteranno».

Saresti il capitano, già quinto lo scorso anno…

«Sì anche se l’anno scorso non ero andato per fare classifica in quel modo. Diciamo che mi ci sono ritrovato dopo delle prime buonissime tappe. Alla partenza però puntavamo alle tappe, mentre in questo agosto andremmo con l’obiettivo di portare a casa la maglia gialla o comunque salire sul podio».

Dove correrai adesso?

«Sarò al Giro di Slovenia, poi ai campionati italiani dove mi metterò alla prova anche a cronometro, una specialità che mi è sempre piaciuta molto. Poi un piccolo periodo di pausa con qualche giorno senza bici e infine l’altura a Livigno. Lì penseremo alla seconda parte di stagione».