De Cassan: «Escluso dal Giro, punto alla classifica e ad una tappa della Corsa della Pace»

De Cassan
Davide De Cassan al via della terza tappa del Giro della Valle d'Aosta 2022
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E’ passata appena una settimana da quando il Ctf-Victorious ha comunicato a Davide De Cassan che non rientrava nei piani della squadra per il Giro Next Gen. Obiettivi divergenti: De Cassan è un uomo da corse a tappe e da classifica generale, il team invece vuole dare la caccia ai successi di giornata.

«Come l’ho presa, come vuoi che l’abbia presa: mi è dispiaciuto da morire, perché sono italiano e perché il Giro è una vetrina unica. Ci contavo, anche per raddrizzare una primissima parte di stagione che non mi ha per niente soddisfatto. Però devo andare avanti, necessariamente: domenica sera sono rientrato dall’Austria, dall’Oberosterreich Rundfahrt, che ho chiuso al settimo posto e con la maglia di miglior giovane, e ieri sono arrivato in Repubblica Ceca per la Corsa della Pace, con la nazionale di Amadori. Partiamo oggi».

Una bella scusa per provare a dimenticare l’esclusione dal Giro, no?

«Ripeto, devo necessariamente lasciarmi la delusione alle spalle, altrimenti comprometto tutto. La mia stagione preferita, quella delle corse a tappe, comincia adesso: è ora che devo lasciare il segno. Certo, la Corsa della Pace è un appuntamento importante, poco sotto al Giro. L’obiettivo è la classifica generale e magari una tappa impegnativa, se viene. Io parto fiducioso, non lo nascondo. Poi vedremo il responso della strada».

Parlavi di primissima parte di stagione poco soddisfacente: tredicesimo alla Firenze-Empoli, sesto a San Giuseppe, ritirato al Piva, nono al Recioto, quindicesimo a San Vendemiano.

«Sì, lo ribadisco, ma se devo essere sincero non mi pare d’aver commesso grossi errori. Diciamo che la fortuna non mi ha assistito. Al Piva sono caduto, ho cambiato bici, sono rientrato nel gruppo dei migliori e proprio quando si stava formando l’azione decisiva ho rotto una maglia della catena e ho dovuto mettere il piede a terra: avendo già cambiato una volta la bici non ne avevo un’altra, e quindi la mia gara è finita così».

Al Recioto, un anno fa, chiudesti quarto.

«E infatti, ripensando a quel piazzamento, avevo grandi aspettative. Ma di nuovo, non ho molto da rimproverarmi. Abbiamo analizzato la prestazione, io sono andato più forte di un anno fa, ma evidentemente non è bastato. Il risultato mi ha fatto riflettere, vuol dire che devo lavorare ancora parecchio. San Vendemiano, infine, immaginavamo che si potesse concludere con una volata a ranghi ristretti e quindi abbiamo deciso di lavorare per Debiasi: avevamo avuto ragione, lo ha battuto soltanto un gran Foldager».

Poi, dopo il terzo posto alla Corsa dei Carpazi, hai vinto il Gp Gorenjska.

«Un’internazionale, mi piace puntualizzarlo, e abbastanza dura. La salita finale era lunga cinque chilometri, con i due centrali molto impegnativi. E’ lì che il gruppo si è sfaldato. Siamo rimasti in tre, io a dire la verità sempre leggermente staccato dai primi due. Però non ho mai mollato, non ho mai smesso di credere di poter rientrare. Ci sono riuscito a quattrocento metri dalla fine, sfruttando l’ultimo chilometro più dolce. A duecentocinquanta metri dal traguardo ho lanciato la volata e ce l’ho fatta, ho vinto. Una liberazione, il mio primo successo tra gli Under 23 dopo averlo inseguito e sfiorato per tre anni. Finalmente ho chiuso il cerchio».

Da qui in avanti, quali sono i tuoi obiettivi stagionali?

«Un passo alla volta. Ora c’è la Corsa della Pace, poi penserò ai campionati italiani, dopodiché mi concentrerò sul Medio Brenta e sul Valle d’Aosta, dove l’obiettivo è migliorare il nono posto dello scorso anno. Al resto non voglio pensare. E’ inutile che faccia diventare un tarlo la partecipazione all’Avenir, tanto per dirne una: se andrò forte, come mi auguro, essere convocato sarà quasi una naturale conseguenza».

Sei al terzo anno nella categoria e si pensava che fosse quello buono, per te, per strappare un contratto tra i professionisti. Lo è ancora?

«Certo, perché no? Io me lo auguro. E’ vero, ad aprile ho raccolto meno del previsto, ma più che alle classiche io sono adatto alle gare a tappe, quindi per me il bello deve ancora arrivare. No, nessuna squadra si è fatta avanti, ma non dispero: siamo soltanto a metà stagione, le corse non mancano di certo. Io credo d’esser pronto per il salto di categoria, avrei soltanto bisogno di qualche altro bel successo».

In cosa ti senti migliorato rispetto alla passata stagione?

«Atleticamente direi che mi sento più forte complessivamente, ma non in un singolo aspetto. Mentalmente non c’è paragone, più passa il tempo e più accumulo esperienza, più accumulo esperienza e meglio so come comportarmi in ogni frangente di gara. So cosa può aspettarmi, sono più tranquillo, risparmio più energie mentali. Adesso devo mettere a frutto tutte queste nozioni: la teoria è importante, ma è la pratica quel che conta».