Amadori: «Il lavoro fatto con Zana ha dato i suoi frutti, lo replicheremo con Piganzoli e altri giovani»

Piganzoli
Davide Piganzoli in azione al Giro della Valle d'Aosta (foto: fornita Eolo-Kometa)
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A vedere Jonathan Milan, Alberto Dainese e Filippo Zana vincere una tappa al Giro d’Italia, Marino Amadori ha provato una certa soddisfazione. Sono ragazzi, chi più e chi meno, che sono passati anche da lui e dalla sua nazionale. Di questi, Zana più degli altri: se oggi il campione d’Italia è quel che è, deve molto anche all’interesse dimostrato da Amadori nel 2021.

«Zana è prima di tutto un bravissimo ragazzo e un serio professionista – spiega Amadori – Come ho avuto modo di dire in altre occasioni, è la testimonianza che certi corridori non possono essere abbandonati al loro destino una volta nella massima categoria. La Bardiani sa come si lavora coi giovani, ma è chiaro che nel professionismo un ragazzo ancora acerbo ha poco da dire. Decisi di puntarci perché avevo intravisto della stoffa, ma il talento si sviluppa soltanto mettendosi alla prova e prendendosi delle responsabilità. Zana è un ottimo scalatore e mi auguro che in futuro trovi una formazione che lo elegga capitano, perché può assolutamente puntare alla classifica generale delle corse a tappe».

Marino, il tuo proposito è chiaro: dare a certi atleti quelle chance di correre da capitano che raramente hanno con le rispettive squadre di club.

«Esatto. Alcuni corridori di sicuro talento passano professionisti quando però non sono ancora realmente pronti per prendersi certe responsabilità. Credo sia giusto che la nazionale che ho la fortuna di guidare li aiuti a crescere in questa direzione. Quello che, d’accordo con la Eolo-Kometa di Zanatta e Basso, stiamo cercando di fare con Davide Piganzoli».

Recentemente secondo nella classifica generale dell’Orlen, primo appuntamento di Nations Cup.

«Piganzoli è un corridore sul quale puntare. Ha un bel futuro davanti: non mi sbilancio oltre perché il livello nelle corse a tappe è oggettivamente altissimo, ma lui secondo me può togliersi delle belle soddisfazioni. Basso è il primo a crederci. In salita va forte e lo scorso anno ha conquistato la cronometro dei campionati italiani. E’ completo, deve solo crescere coi suoi tempi».

Zana
Filippo Zana in maglia tricolore conquista la tappa di Val di Zoldo al Giro d’Italia 2023 (foto: LaPresse)

Il bilancio della corsa a tappe polacca è positivo: oltre a Piganzoli secondo nella generale, da segnalare che Busatto è arrivato quarto nella prima frazione, primo nella terza e terzo nella quarta.

«La trasferta non era cominciata benissimo. De Pretto, febbricitante, è ripartito da Budapest per l’Italia poco dopo essere atterrato. Aveva 38,5, farlo correre sarebbe stato insensato. Per il resto, sono contento soprattutto dell’affiatamento che si è creato tra i ragazzi. Busatto è una garanzia, non lo scopriamo certo oggi. Così come Romele, attaccante nato che ha confermato d’avere un ottimo fiuto per centrare le fughe. Non ha vinto il Liberazione in quel modo per caso, insomma».

C’erano anche due degli scalatori italiani più promettenti, ovvero Crescioli e Pellizzari.

«Pellizzari è davvero un bel talento, poco da dire. Peccato per l’arrivo in salita della seconda tappa, a meno di dieci chilometri dall’arrivo ha avuto un problema alla sella che alla fine gli è costato un minutino, altrimenti se fosse rimasto nei piani alti della classifica potevamo giocarcela diversamente e provare anche a fare il colpo grosso. Ma non posso dirgli niente, è forte punto e basta. S’è mosso bene anche Crescioli, con Balducci avevamo pianificato questa trasferta per preparare il Giro e speriamo d’esserci riusciti. Sapeva di venire a lavorare per gli altri e lo ha fatto con umiltà ed efficacia».

Amadori
Marino Amadori, commissario tecnico della nazionale italiana Under 23

Degli stranieri chi ti ha impressionato di più? Li ritroverete tra mondiali, Avenir ed europei.

«Sicuramente Morgado. Axel Merckx si è assicurato un altro grandissimo talento, pensare che è soltanto un 2004. E’ il vicecampione del mondo in carica degli juniores e si vede. Verrà al Giro, anche se mi hanno detto nelle vesti di gregario per Christen: attenzione, perché può disputare una bellissima corsa. Ci metto anche Wilksch, terzo nella generale dell’Orlen, e tutta la Gran Bretagna, solida e affiatata. In Polonia il livello era alto ma non altissimo, qualche grosso calibro mancava perché era all’Isère, in Francia. Lo dico per onestà: i bei risultati rimangono, ma bisogna sempre vedere contro chi si ottengono».

Stai iniziando a buttare le basi per il Tour de l’Avenir. Su chi punterai?

«All’Orlen si è creato un bel gruppo, lo ribadisco, e non posso non tenerne conto. Mi piacerebbe, ovviamente più a ridosso dell’evento, organizzare un ritiro in altura al Sestriere come un anno fa. Sicuramente Piganzoli è buon nome per la classifica generale, sicuramente prenderò in considerazione corridori robusti e forti sul passo per reggere l’urto nella cronometro a squadre. Noi, come sempre, l’Avenir partiamo per provare a vincerlo, tra l’altro quest’anno sono cinquant’anni dall’ultimo successo italiano di Baronchelli, era il 1973. Poi, come dico sempre ai ragazzi, prenderemo quel che verrà: l’importante è non avere rimpianti».