GIRO D’ITALIA 2023 / 90 anni fa nasceva il GP della Montagna: solo 4 salite, Binda dominatore assoluto

Binda
Alfredo Binda in una foto d'archivio
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Il Gran premio della montagna del Giro d’Italia festeggia quest’anno i suoi novant’anni. Benché la corsa rosa avesse già affrontato i passi appenninici fin dalle prime edizioni (Bracco, Roccaraso, Forca Canapine, Cisa, Penice, Forca Caruso, Consuma, Abetone, Cerreto, e Bocchetta) e poi scalato alcune importanti cime delle Alpi (Sestrière, Vezzena, Passo del Sommo e Ghisallo), soltanto a partire dal 1933 venne deciso di istituire una speciale classifica a punti per premiare chi si fosse distinto su una selezione di salite affrontate durante il percorso. Furono catalogate solo quattro ascese, due appenniniche e due alpine. Non necessariamente le più difficili, le più alte, le più prestigiose. Anzi. Inizialmente la scelta cadde sulle Croci di Calenzano (4ª tappa), Castelnuovo della Daunia (8ª tappa), Bosco del Cansiglio (15ª tappa) e Passo del Tonale (17ª tappa). All’ultimo momento le Croci di Calenzano vennero sostituite da Castelnuovo Val di Cecina, una collina pisana di circa 600 metri che veniva scalata nel corso della 5ª tappa. Furono invece ignorati, agli effetti della classifica, i più noti passi del Bracco, della Scoffera e della Mendola. 

Il nuovo regolamento del Giro stabiliva anche l’assegnazione di abbuoni a tempo ai primi tre classificati al passaggio su ognuna delle quattro salite. A Castelnuovo Val di Cecina il primo otteneva un bonus di un minuto, il secondo di 30”, il terzo di 15”. Per ognuna delle salite successive la dotazione cresceva: a Castelnuovo della Daunia 1’30”, 1’00” e 30”, a Pian Cansiglio (Osteria della Crocetta) 2’00”, 1’30” e 1’00”, al Passo del Tonale 3’, 2’ e 1’.

Alfredo Binda fece razzia di punti e di abbuoni su ogni salita. Il varesino dominò quell’edizione del Giro, che lo vide affermarsi per la quinta volta, vinse 5 tappe, staccando di 12’34” il secondo in classifica, il belga Demuysère, e si aggiudicò il premio di miglior scalatore dopo essere transitato in testa su tutti i traguardi del Gran premio della montagna. La graduatoria finale lo vide imporsi con 12 punti davanti a Bovet (4), Bertoni (3), Moretti (2), Demuysère (1), Trueba (1) e Vietto (1).

Non sempre nei suoi novant’anni di storia il Gran premio della Montagna è stato vinto da uno dei più forti scalatori del Giro, ma l’albo d’oro è ricchissimo di nomi di prestigio: Bartali se l’aggiudicò per ben 7 volte, Fuente 4 volte, Coppi, Bitossi e Chiappucci 3 volte, e poi Koblet, Bobet, Gaul, Bahamontes, Taccone, Merckx, Van Impe, Fignon, Herrera, Pantani, Garzelli, Landa e Froome. Dal 1974 il leader della classifica dei grimpeur veste una speciale maglia identificativa: verde fino al 2011, azzurra dal 2012.