Ferrari: «Spesso mi sottovaluto e ho paura di sbagliare, ma credo ancora di poter passare professionista»

Ferrari
Davide Ferrari della So.L.Me-Olmo (foto: Solme-Olmo)
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Chi l’ha detto che non si possono portare avanti i propri sogni anche studiando e costruendosi un’alternativa? Questa è la domanda che si è fatto Davide Ferrari, corridore attualmente in forze alla So.L.Me-Olmo. Il lombardo classe ’99, dopo esser passato tra gli Under 23 con l’obiettivo del professionismo, qualche anno fa ha deciso d’intraprendere anche un percorso di studi da portare avanti in parallelo con la sua grande passione.

«Finito il liceo ho provato a fare per due anni solo il ciclista, ma poi ho valutato che era meglio per me avere un’alternativa a quella del professionismo. Quindi mi sono iscritto all’università e sto provando a portare avanti le due cose in contemporanea».

Cosa studi?

«Alle superiori ho fatto l’Itis d’informatica, ma per il percorso universitario ho deciso di cambiare ramo e studiare economia. Ora sono all’inizio del terzo anno e spero di laurearmi nel 2024».

Quali sono le tue prospettive per il futuro? Hai già pensato a cosa vorresti fare se non riuscissi a passare tra i pro’?

«Per ora non ho un’idea precisa, perché spero ancora di poter sfondare come ciclista, anche se so bene che passare tra i professionisti da élite è molto complicato. Però questo è il mio sogno fin da piccolo, quindi mi sono dato ancora quest’anno per provarci e sto correndo ogni gara al massimo. Spero veramente di venir contattato da qualche squadra entro fine stagione. Se ciò non succederà, non ho ancora deciso cosa fare. Potrei provare un altro anno, ma anche concentrarmi sugli studi per cercare un altro tipo di carriera. Molto dipenderà da come andranno questi mesi. Al massimo a settembre scioglierò le riserve sul mio futuro».

Visto che sei un appassionato di ciclismo fin da piccolo, chi era il tuo idolo d’infanzia?

«Io ho sempre avuto un debole per Tom Boonen. Mi piaceva come correva, la sua abilità nel sapersi muovere nel modo giusto e al momento perfetto, centrando sempre la vittoria. È il mio idolo indiscusso e io mi ispiro tanto a lui quando corro in bici. Anche perché, come caratteristiche fisiche e atletiche, siamo simili».

Sei quindi un uomo da classiche del Nord? Ne hai mai corsa qualcuna?

«Sì, a me piacciono molto le corse del Belgio. Da juniores ho fatto sia il Fiandre, la mia preferita, sia la Gand. In entrambe andai molto bene, secondo nella prima e terzo nella seconda. Però da Under 23 non sono mai stato convocato, quindi non ho ancora avuto l’opportunità di correrle».

Ci hai detto che tipo di corridore sei, ma quali sono i tuoi pregi e i tuoi difetti?

«Un pregio che mi riconoscono tutti è la determinazione. Mentre un mio grande difetto è quello di sottovalutarmi e, soprattutto nei finali di corsa, avere paura di sbagliare. Anche perché nelle categorie minori vincevo spesso, ma da quando sono salito di livello non ci sono ancora mai riuscito e non nascondo che mi pesa».

Non hai mai vinto, ma hai fatto tanti bei piazzamenti. Secondo te cosa ti manca per centrare un successo?

«Purtroppo in questi anni ho fatto tanti secondi posti e, in tutti i casi, ho lottato per la vittoria fino alla fine. Quindi con un po’ più di fortuna mi sarei già sbloccato. Questa penso che, insieme a un po’ più di sicurezza nei miei mezzi, sia la cosa che mi manca per trovare la prima vittoria. Comunque ora ho una buona gamba e anche l’esperienza giusta per centrare il bottino pieno. Quindi penso e spero di poter alzare le braccia al cielo presto».

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi? Hai già in mente una corsa dove vorresti sbloccarti?

«Le prossime gare non sono adattissime a me, infatti correrò di più in supporto della squadra. L’occasione utile per me arriverà il 27 maggio alla Due Giorni Marchigiana. Lì la tappa del secondo giorno ha un percorso che si addice molto alle mie caratteristiche. È prevista una volata, ma solo dopo che verranno affrontate salite in cui si può fare selezione. In un gruppo ristretto e senza velocisti puri potrei dire la mia».

Ripercorrendo la tua carriera, sei al secondo anni tra gli élite e in questa categoria hai cambiato tante squadre. Come Under 23 inizi alla Viris, passi una stagione alla Beltrami e poi due anni alla Hopplà. Mentre come élite lo scorso anno corri per la Namedsport e ora sei in forza alla So.L.Me. Come mai tutti questi cambiamenti? Non hai mai trovato il feeling giusto con il team? Come ti trovi adesso?

«I tanti cambiamenti di questi anni sono dovuti a diverse cause. Dopo esser passato tra gli Under 23 con un team tradizionale ho voluto, probabilmente sbagliando, subito andare in una continental come la Beltrami. Purtroppo lì facevo troppa fatica a emergere e quindi, dopo un solo anno, ho cambiato ancora cercando il riscatto alla corte di Provini. L’Hopplà è una squadra affermata e poteva essere una buona occasione per me. Purtroppo non è mai arrivata la vittoria e per il primo anno élite non sono stato confermato. Lo scorso anno, allora, ho accettato la proposta della Named. Però volevo qualcosa di più come ultima chance per passare tra i pro’. Per questo, lo scorso autunno, ho scelto la So.L.Me, una squadra nuova ma molto organizzata, che fa corse anche internazionali. Penso possa essere il posto giusto per provare l’ultimo assalto al professionismo».