Balducci: «Dalla Mastromarco mi aspettavo di più. Dati deve credere in se stesso, Crescioli al Giro farà classifica»

Balducci
Gabriele Balducci della Mastromarco al Gran Premio Liberazione di Roma
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Che Gabriele Balducci venga da un altro ciclismo e sia cresciuto ad un’altra scuola (non necessariamente migliore, ma diversa sicuramente sì) lo si capisce dal motivo che lo sta portando a seguire il Giro d’Italia dei professionisti pur non essendone direttamente coinvolto: per stare vicino ad Alberto Bettiol, suo pupillo, una delle eccellenze della Mastromarco di cui Balducci è direttore sportivo.

«Noi del suo entourage vogliamo stargli vicino perché sta attraversando un momento difficile. Non è sereno, non ci giriamo intorno, e d’altronde come potrebbe esserlo? E’ caduto malamente alla Strade Bianche, ha saltato la Tirreno-Adriatico, ha avuto dei problemi ad un ginocchio, le classiche non sono andate come sperava. Io gliel’ho detto: la sfortuna esiste e lui ne sa qualcosa, ma allo stesso tempo credo che la fortuna bisogna propiziarsela senza lamentarsi troppo. E’ un cavallo di razza, ma ora come ora la forma è quel che è. Speriamo che al Giro inizi a ritrovare quelle sicurezze che potrebbero portarlo a disputare un bel Tour e un brillante finale di stagione. I motori come il suo vengono fuori alla distanza, non mi stupirei di vederlo all’attacco tra la seconda e la terza settimana del Giro».

Gabriele, adesso sei al seguito dei professionisti, ma la stagione è ormai entrata nel vivo anche per quanto riguarda gli Under 23. Ti aspettavi qualche risultato in più dalla vostra primavera?

«Senza dubbio. Non ho mai chiesto la luna a nessuno, bisogna fare sempre i conti col materiale che si ha a disposizione e con l’età dei ragazzi, che nel nostro caso è parecchio verde se così si può dire. Però mi aspettavo di più, senz’altro: credevo che alcuni corridori fossero maturati di più. Comunque siamo certi d’aver lavorato bene, quindi l’augurio è quello di raccogliere i frutti nelle prossime settimane».

C’è una gara che ti è rimasta di traverso?

«Sai, nell’arco di una stagione ci sono tante corse e a volte tra un bello e un brutto risultato passa veramente poco, quindi non voglio buttare la croce addosso a nessuno. Ma se devo partire dall’inizio dico la Firenze-Empoli, l’appuntamento d’apertura del calendario dilettantistico italiano e per noi realtà toscane una sorta di mondiale. Non è stata una buona prova, non ci siamo comportati bene. Un peccato, ma cosa dobbiamo fare? Andiamo avanti».

Da chi ti aspettavi di più, invece?

«Un po’ da tutti. Da Hannay, ad esempio. Potrei nominare anche Magli, ma ne ha avute di tutte: forature, problemi meccanici, incidenti. Soprattutto per un velocista come lui, la differenza tra vincere e perdere è sottilissima. Giosuè Crescioli non ha ancora risolto i problemi di natura allergica che lo affliggono, ma confidiamo di avvicinarci sempre di più al dunque».

E l’altro Crescioli, Ludovico, invece? Negli ultimi giorni sembra aver ingranato: nono a La Penna, decimo al Tortoli.

«Insieme a lui avevamo pensato e programmato un inizio di stagione più cauto in vista di una grande estate. Sarà lì, tra Giro d’Italia e Valle d’Aosta, che dovrà mettersi in mostra. Alla corsa rosa ci andiamo con l’intenzione di fare classifica, non ci nascondiamo. Il percorso mi piace, lo trovo completo e non eccessivamente duro, come invece era lo scorso anno. Spero che Ludovico possa rimanere coi migliori sia sullo Stelvio che nella frazione di Pian del Cansiglio. Arriverà al Giro con nelle gambe l’Orlen Nations Grand Prix, la corsa a tappe valevole per la Nations Cup per cui Amadori ha deciso di convocarlo».

Di Dati, invece, si dice che abbia un gran talento ma che gli faccia difetto il carattere. E’ vero?

«E’ che non crede abbastanza in se stesso e nei suoi mezzi. La stoffa non gli manca, difatti il cittì lo ha portato al Tour de Bretagne, un’esperienza di alto profilo che è riuscito a concludere. Noi della Mastromarco ci crediamo, ma il primo a credere di poter vincere e sbocciare dev’essere lui. Al Giro avrà libertà nelle tappe mosse, mentre per quanto riguarda le volate punteremo su Magli».

Alla corsa rosa troverete le grandi corazzate straniere: dalla Jumbo-Visma alla Groupama-Fdj passando per Dsm, Lotto Dstny, Soudal-Quick Step e Circus.

«Guarda, Gabriele Balducci è sempre sincero: anche a me piacerebbe avere qualche milione per pagare nutrizionisti, mental coach e via discorrendo, ma se dovessi pagare loro non porterei i ragazzi a correre, e quindi devo fare una scelta. Io penso che chi lavora bene non ha nulla da temere, come ci racconta il passato, anche quello recente, il talento lo può lanciare pure una squadra piccola come la Mastromarco. Il problema, piuttosto, potrebbe essere un altro».

Quale?

«Non tanto valorizzare, quanto reperire il talento. Perché, come si può facilmente immaginare, i procuratori e le formazioni con una struttura più grossa della nostra arrivano prima. Secondo me, da questo punto di vista, l’Italia vivrà ancora qualche stagione difficile, ma poi l’inerzia cambierà e si tornerà indietro. Io non credo né che in Italia si sia disimparato a insegnare il ciclismo, né che ci siano effettivamente decine e decine di ragazzi pronti per andare all’estero a diciott’anni. Potrebbe andare a finire come con le continental, non voglio dire una bolla di sapone ma poco meno. Qualche anno fa sembravano la soluzione ad ogni problema, oggi in Italia se ne salvano quattro o cinque».