Balducci: «Dal Giro di Crescioli e Dati mi aspettavo di più, i vivai stranieri vincono perché bruciano le tappe»

Balducci
Gabriele Balducci al Giro d'Italia 2023
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«Non pensavo certo di vincere il Giro d’Italia», scherza Gabriele Balducci per far capire che dalla sua Mastromarco non si aspettava dei miracoli. Ma qualche segnale in più sì, perché almeno tre dei cinque corridori presenti avevano già dimostrato qualcosa: Lorenzo Magli, il velocista, fu quinto nella prima volata della corsa rosa dello scorso anno; Tommaso Dati, l’attaccante, alla fine di aprile era stato convocato da Marino Amadori per il Tour de Bretagne; Ludovico Crescioli, lo scalatore, anche lui aveva vestito l’azzurro all’Orlen Nations Grand Prix ed è unanimemente considerato uno dei grimpeur più promettenti della categoria.

E invece la Mastromarco torna a casa non soltanto a mani vuote (quello era ipotizzabile e sono tantissime le squadre, vivai compresi, ad aver avuto lo stesso destino), ma senza essersi praticamente mai messa in mostra.

Gabriele, con quali aspettative avevate cominciato il Giro?

«Siamo la Mastromarco, abbiamo un nome e una storia, quindi idealmente vorremmo sempre lasciare il segno. Ma sapevamo che era difficile. Col senno di poi, ci è mancato quel volume di lavoro che permette alle grandi squadre straniere di correre con forza e brillantezza e continuità. Ringrazio Amadori per le convocazioni di Dati e Crescioli, ma non potevamo pensare che una sola corsa a tappe fosse sufficiente per colmare il divario».

La prima chance l’ha avuta Magli nella volata del terzo giorno, ma ha chiuso soltanto 32°.

«Uno sprint non interpretato al meglio, probabilmente. La situazione si era messa bene, con la fuga ripresa e il gruppo lanciato ad alta velocità, ma poi non c’è stato niente da fare. Sicuramente ha scontato la solitudine, se avesse avuto qualche compagno di squadra a guidarlo con mestiere nel finale sarebbe andato sicuramente meglio. Il giorno dopo è arrivata la squalifica per il traino e non ha più avuto chance, ma di quella vicenda preferisco non parlare».

Da Crescioli e Dati ti aspettavi qualcosa in più, quantomeno in termini di tentativi?

«Sì, credo fosse normale, loro stessi pensavano di mettersi maggiormente in mostra, Ludovico per primo. Però è andata così, ci siamo resi conto che quella che noi chiamiamo “buona condizione” a certi livelli non basta più. Né Dati né Crescioli stavano male, difatti qualche volta hanno provato a scattare per entrare nella fuga di giornata, ma molto semplicemente non è bastato. Io sono consapevole di avere alcuni buoni corridori, ma per ora adatti ad un contesto italiano».

Complessivamente, il confronto con i vivai stranieri è stato a tratti impietoso.

«In questa settimana ne ho sentite di tutti i colori: la Jumbo-Visma ha i mezzi, la Jumbo-Visma ha il pullman, la Jumbo-Visma spende e spande. Allora, qui secondo me ci perdiamo in un bicchier d’acqua. Il discorso è molto più semplice: la Jumbo-Visma ha un budget importante, che di conseguenza gli permette di contare su una struttura degna di nota e di impostare un calendario di primo piano, e direi soprattutto di ingaggiare corridori forti. Ma c’è da dire anche un’altra cosa».

Prego.

«La Jumbo-Visma o chi per loro non ha scoperto l’acqua calda. Cioè, quello che dico io è che non ci vuole molto a vincere puntando su talenti cristallini e preparandoli come dei professionisti. Nei piazzali di partenza e arrivo del Giro si vedevano scene da Tour de France: penso ai rulli, tanto per fare un esempio. Bruciando le tappe si anticipano i tempi, è una questione logica. Sono due filosofie diverse: a me interessa dare al professionismo dei ragazzi integri e con dei margini di miglioramento, se devo essere sincero credo che molti corridori stranieri non ne abbiano poi tanti».

Gabriele, adesso come prosegue la vostra stagione?

«C’è il campionato italiano. Porterò quattro corridori: Dati, Crescioli, Bozicevich che ha recuperato da un problema fisico e un quarto che devo ancora decidere. Il percorso si adatta a Dati e Crescioli, spero possano essere protagonisti di una bella gara. Al Giro hanno messo nelle gambe quel volume di lavoro che gli era mancato in precedenza, mi auguro che sappiano sfruttarlo. Come ogni estate, per me ci sono due corse che spiccano su tutte le altre: la Firenze-Viareggio e Capodarco, una il 15 e l’altra il 16 di agosto. Se dovessi esprimere un desiderio, penso a quei due giorni lì».