L’Olanda con gli occhi di Mattio: «Esperienza formativa, ma prima finisco la scuola. Entusiasmato dall’ambiente della Jumbo»

Mattio
Pietro Mattio al training camp di inizio stagione della Jumbo-Visma Development (foto: Berkien)
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Pietro Mattio fatica ancora a crederci. Poco più di un anno fa non avrebbe mai pensato di vestire la maglia della Jumbo-Visma, eppure oggi si divide tra Italia e Olanda, alternando lo studio agli allenamenti (e le corse). Nonostante non abbia conquistato grandi vittorie tra gli juniores, lo squadrone giallo-nero ha visto qualcosa in lui, numeri importanti che hanno convinto il team a puntare anche su di lui per il futuro.

Ma chi è Pietro Mattio?

«Sono un ragazzo che ha una sola grande passione, il ciclismo. La bicicletta ha sempre fatto parte dalla mia vita perché mio papà ha un negozio di telai e componentistica dove sono nato a Cuneo e i miei fratelli hanno corso fin dalle primissime categorie. Io li guardavo e volevo essere come loro, così ho provato anche io».

Hai sempre corso su strada oppure come altri ragazzi hai sperimentato altre discipline?

«Sono rimasto sempre molto legato alla Mountain bike, tanto che ho iniziato con le ruote grasse e solo in un secondo momento sono passato alla strada, diciamo da esordiente. Da allievo e da junior ho ripreso la Mtb, ma poi ho dovuto fare una scelta e ho deciso di puntare tutto sulla strada».

E alla Jumbo-Visma come ci arrivi?

«Il primo contatto l’ho avuto alla fine del primo anno da juniores. Rispondendo a una chiamata della rappresentativa piemontese, ho corso una gara in Francia, il Classique Alpes, dove ho chiuso quarto alle spalle di Uijtdebroeks, Luhrs e Lenny Martinez, tre ragazzi che ora sono professionisti nel WorldTour. Loro erano lì e si sono interessati, chiamandomi in Olanda».

Cosa hai fatto in Olanda?

«La prima cosa è stata una visita della sede, un complesso enorme che ti fa capire la forza di una squadra professionistica che ha grandissime intenzioni. Poi ho effettuato dei test, credo siano stati quelli a convincerli a prendermi. Infine ho partecipato a un ritiro con loro in Slovenia la scorsa estate, dove ho firmato ufficialmente con loro, avendo modo anche di vedere dal vivo come lavorano».

Dopo questi primi mesi come ti stai trovando?

«Molto bene. Adesso che mi sono ambientato, mi sembra tutto normale. Da fuori la Jumbo-Visma sembra uno squadrone irraggiungibile, lontano per chiunque e invece non è così. Quando entri ti accorgi come sono, persone fantastiche, sveglie e che insieme ai ciclisti hanno creato una famiglia vera e propria. Quando finirò la scuola farò ancora più parte di questo progetto».

Come ti stai alternando tra scuola e corse?

«In questi primi mesi della stagione mi hanno lasciato molto tranquilli. Ho fatto delle gare in Croazia e Francia, ma senza particolari pressioni. La squadra è la prima a volere che io finisca la scuola con buoni risultati: tengono alla formazione sia ciclistica sia scolastica dei ragazzi che hanno in squadra. Ora sono in Olanda, ma presto torno in Italia per preparare la maturità».

Che vita fai in Olanda, ce la racconti?

«Vivo in una casa che la squadra ci ha messo a disposizione, in un piccolo villaggio di sportivi. Per esempio abbiamo come vicini una squadra di pallavolo e un team ciclistico di statunitensi. Ognuno ha la sua stanza chiaramente, anche Dario Igor Belletta, l’altro italiano della Jumbo-Visma Development, è qui. Ci compriamo il necessario al supermercato e ci prepariamo da mangiare. È come essere un fuorisede, nulla di diverso».

E con la scuola come fai quando sei fuori?

«Per fortuna la scuola, i professori e i miei compagni mi supportano. Mi inviano materiali per studiare e quando torno in Italia vengo interrogato e faccio i compiti in classe. Ora però, come dicevo, tornerò per l’ultimo mese prima della maturità».

E poi farai l’università?

«Probabilmente sì, un’università online. Intanto mi godo quest’esperienza che è davvero formativa. Per esempio quando sono arrivato sapevo due parole di inglese, ora va molto meglio e riesco a comunicare con scioltezza con tutti».

Ma tu che corridore sei?

«Sinceramente non lo so. Lo scorso anno pensavo di essere più scalatore, ma in questo 2023 sto cambiando il fisico. Attenzione, non sto diventando un velocista, anche perché ho paura delle volate di gruppo. Diciamo più un passista-scalatore».

Per due mesi non correrai, e poi?

«Sì, sto parzialmente fermo, perché a inizio giugno parteciperò a una gara a tappe di quattro giorni in Austria. Poi la maturità e a metà luglio torno in ritiro con la squadra in Slovenia per preparare più intensamente la seconda parte di stagione».