Sandri: «Alla Q36.5 per trovare nuovi stimoli. Il Giro e il Valle d’Aosta i due grandi obiettivi della stagione»

Edoardo Sandri in maglia Q36.5 Continental Cycling Team, la sua nuova squadra dopo tre anni al Cycling Team Friuli
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Edoardo Sandri si è gettato in una nuova avventura dal nome Q36.5 Continental Cycling Team per inseguire il professionismo. Giunto agli sgoccioli del percorso tra i dilettanti, al quarto e ultimo anno, ha salutato dopo una lunga permanenza il Cycling Team Friuli, per vestire la maglia del vivaio della Professional svizzera.

Già in luce nelle scorse stagioni sia nelle corse di un giorno che in quelle a tappe, Sandri ama le salite, dure e aspre come quelle che animano il suo Trentino. Ed è proprio pedalando all’insù che rincorre la prima agognata vittoria nella categoria. I suoi giorni arriveranno in estate, è sotto il sole che Edoardo vorrà far brillare il suo talento. Nel frattempo aiuta soprattutto la squadra, un nuovo gruppo scopertosi subito adatto lui.

«Mi sento bene, ma non sono ancora in condizione – attacca Sandri – I miei obiettivi stagionali arriveranno tra qualche mese e ora sto svolgendo degli allenamenti mirati al raggiungimento del picco di forma in quel periodo. Nelle classiche internazionali di primavera la squadra sta credendo comunque molto in me, i miei compagni mi aiutano molto. Naturalmente quando le gare sono adatte alle mie caratteristiche, altrimenti mi metto a disposizione degli altri ragazzi. Dare per ricevere, è questo il principio che ci guida».

Quali sono gli obiettivi della tua stagione e per il quale stai lavorando in prospettiva?

«Sicuramente il Giro d’Italia e il Giro della Valle d’Aosta. Nel frattempo nelle classiche internazionali cerco di raggiungere sempre il miglior risultato possibile, visto che rappresentano una vetrina molto importante. Prima di disputare queste gare ho corso anche il Giro dell’Algeria per accumulare un po’ di chilometri nelle gambe, visto che durante l’inverno, vivendo in Trentino, non ho avuto modo di pedalare molto. Tra freddo, neve e strade pericolose sono uscito poco».

Edoardo Sandri è alla ricerca della prima vittoria tra i dilettanti

E prima dell’inverno hai dato l’addio al Cycling Team Friuli per trasferirti nella Q36.5 Continental. Come mai?

«Ho vestito per tre anni la maglia del Cycling Team Friuli e mi sono trovato sempre benissimo, ma avevo bisogno di nuovi stimoli. Come metodo e atteggiamento il CTF è uno dei migliori ambienti d’Italia, però avevo voglia di fare una nuova esperienza e quando è arrivata l’offerta della Q36.5 non ho esitato ad accettare».

Perché?

«Fin dai primi confronti c’è stata una grande intesa e ho percepito subito maggiore serenità e tranquillità. Nonostante questo sia un aspetto che contraddistingueva anche la mia squadra precedente, perché in fin dei conti sono due realtà molto simili. Alla Q36.5 sono entrato subito nello spirito del gruppo, si va tutti d’accordo e ritengo sia un lato molto importante della nostra attività: più si è uniti e più si può rendere in corsa. Con Daniele (Nieri, uno dei due direttori sportivi, ndr) si può parlare davvero di qualsiasi cosa. Insomma, non ho particolari pressioni, tutti cercano di mettermi a mio agio e nelle migliori condizioni per esprimere il mio potenziale».

Hai avuto modo di confrontarti anche con la Professional?

«Non ancora, ma spero che in futuro ci sia la possibilità di partecipare a qualche gara insieme a loro. Naturalmente sono corse dove mi metterei a disposizione della squadra, aiutando i professionisti. L’obiettivo in quelle occasioni è fare esperienza, visto che correndo nella massima categoria si impara sempre molto».

Cosa hai imparato in particolare in questi anni dalle gare disputate con i professionisti?

«Tra dilettanti e professionisti non c’è un abisso, ma comunque una grande differenza. I professionisti hanno un modo tutto loro di correre. In gruppo si respira più tranquillità ma al momento stesso quando la corsa esplode bisogna essere pronti a dare tutto e cogliere le proprie occasioni. Tra gli under 23 c’è più nervosismo, diffuso per tutta la gara, e raramente si segue un copione che si ripete».

Edoardo Sandri in azione al Trofeo San Vendemiano

Nell’ultima intervista ci confidavi un tuo difetto: non credere mai abbastanza in te stesso. L’hai colmato?

«Con il tempo, crescendo, si matura anche con la testa e con l’aiuto di chi mi segue credo di aver sanato quel difetto. Un altro, invece, che ancora devo colmare è legato alle dinamiche di corsa. Faccio fatica ad approcciare alle salite in testa al gruppo ed è un aspetto sul quale sto lavorando perché ha il suo peso. Se si vuole vincere una corsa non si può cominciare una salita dalle retrovie».

A proposito di salite, ti vedi più come uno scalatore puro o come un corridore da corsa a tappe?

«Sicuramente ho dimostrato che nelle gare dure, con diverse salite, posso andar forte. Nelle corse a tappe faccio fatica nei primi giorni, ma col passare dei chilometri ingrano la marcia giusta e riesco a gestirmi bene avendo un buon recupero. Come successo in Algeria a marzo oppure nell’Adriatica Ionica Race dello scorso anno. Quindi ora mi ritengo anche un corridore da classifica. Vedremo cosa dirà il futuro».

Hai iniziato il quarto anno tra i dilettanti, l’ultimo prima dell’eventuale passaggio al professionismo. Ne accusi il peso?

«Ogni tanto la testa va a quello che verrà e qualche pensiero sul professionismo sicuramente scappa. Però non ne faccio un peso, cercando di concentrarmi sugli obiettivi vicini. Il futuro non mi spaventa, comunque andrà».

Quali saranno i tuoi prossimi impegni?

«Per le prossime due settimane non disputerò gare e mi allenerò a casa. Poi ci saranno delle corse in Toscana e molto probabilmente parteciperò a quelle, come la Coppa Medicea e il GP Lari»