Valerio Conti pensa al Giro e punta alla vittoria di tappa con la maglia della Corratec

Corratec
Valerio Conti alla presentazione del Team Corratec (foto: Innocenti)
Tempo di lettura: 4 minuti

«Quest’anno voglio divertirmi», esordisce così Valerio Conti, che correrà con la maglia del Team Corratec, la Professional di Serge Parsani. Obiettivi ambiziosi in questo primo anno da pro’ per la squadra di Montecatini che ha già battuto un record: è il team più giovane dell’UCI, con un’età media di 24 anni. Il 29enne laziale è approdato alla Corratec già da qualche mese, passando così dall’Astana – squadra World Tour – ad una Professional: «Non un ridimensionamento, ma un’opportunità», aveva affermato Conti al momento della presentazione, ringraziando patron e ds e assicurando di essere pronto a «dare tutto per ripagarli della fiducia»

Nel 2019 Valerio Conti era stato protagonista al Giro d’Italia conquistando la maglia rosa alla sesta tappa, con arrivo a San Giovanni Rotondo: primato che aveva mantenuto fino alla tappa di Pinerolo, prima di essere costretto al ritiro alla diciassettesima frazione della corsa per una cisti. Un anno che lo aveva visto protagonista anche alla Vuelta a San Juan e al Presidential Cycling Tour of Turkey, dove si era classificato secondo nella generale. Una giovane promessa che sembrava essere sbocciata, ma che da lì a poco avrebbe iniziato un percorso tortuoso e spesso in salita. 

Sei passato da una squadra World Tour ad una Professional: come mai questo cambiamento? Come ti stai trovando alla Corratec? 

«Ad essere determinanti sono stati i problemi fisici degli anni scorsi, in particolare l’ernia alla schiena che mi ha impedito di correre come avrei voluto e di essere competitivo nelle passate stagioni. Praticamente non ho quasi mai corso e, dopo anni, volevo avere un ambiente più rilassato e che privilegi il lato umano. Con il Team Corratec mi sto trovando bene: Serge Parsani e Francesco Frassi hanno voluto puntare su di me, darò tutto per ripagarli della fiducia». 

Che rapporto hai con i tuoi nuovi compagni? Siete una squadra giovane, e tu sei tra i veterani: cosa ti senti di dire ai ragazzi che si approcciano al mondo del ciclismo? 

«Mi trovo benissimo con i miei compagni; ho legato molto con Stefano Gandin, uno dei ragazzi più giovani. Al loro cospetto mi sento un po’ il vecchietto della squadra, anche se non ho neanche 30 anni. È bello stare con ragazzi più giovani: sono tutte persone umili che ti chiedono consigli e che vogliono diventare bravi corridori. A loro, e a chi si avvicina al mondo delle due ruote, dico di avere tanta pazienza. È quando si prendono le batoste che si vede quanto un corridore è veramente forte. Per rialzarsi servono costanza nell’allenamento, ma anche la maturità di andare a letto la sera consapevoli di avere dato il meglio. È questo che ti porta al risultato: se sei contento e soddisfatto del tuo impegno, sei sulla strada giusta». 

Valerio Conti alla presentazione del team Corratec (foto: Lisa Paletti)

Una caduta ti ha messo fuori gioco ieri alla “Per Sempre Alfredo”, dove partivi tra i favoriti, come ti senti? 

«Ho preso una botta al ginocchio, che è gonfio. In generale è stata una brutta giornata, la corsa è andata malissimo: mi sono venuti addosso da dietro, facendomi cadere all’ultimo giro; in questo caso ci si arrabbia ancora di più, perché non avevo colpe. Mi sentivo bene, ero partito bene ed era una giornata buona: poi la caduta, ed è diventata una giornata nera». 

Quest’anno la Corratec parteciperà al Giro d’Italia con una wildcard: che obiettivi ti poni per la Corsa Rosa?

«Mi piacerebbe vincere una tappa al Giro, magari con una fuga. Adesso che il ciclismo va così forte, bisogna pensare che anche al Giro le fughe riescono spesso ad arrivare al traguardo ed è quello che cercherò di fare anche io. Vorrei vincere una tappa, non vado al Giro per fare classifica». 

Nel 2019 il Giro d’Italia ti ha regalato anche la maglia rosa, poi qualcosa si è inceppato e la tua carriera si è come messa in pausa. Cosa è successo?

«Il tempo corre veloce. C’è stato l’anno del Covid e lì, per forza di cose, si è corso poco per cui non c’è stato modo di mettersi in mostra. Nel 2020 non ho trovato l’anno giusto e nel periodo in Astana ho esordito infortunandomi a una mano; le gare successive poi, le ho fatte con una preparazione non adeguata e al Giro d’Italia sono subentrati l’ernia e i dolori alla schiena. Quest’anno sono motivato; mi sono allenato bene e credo di poter tornare ai livelli del 2019».

Il momento più bello e quello più brutto della tua carriera, fino ad oggi.

«Il più bello, sarà scontato e ripetitivo, è stato indossare la maglia rosa al Giro d’Italia 2019. Quello più brutto quando avevo dolori alla schiena e ancora non sapevamo a cosa fossero dovuti: quando un atleta ha un problema fisico che non sia una frattura, di cui si conoscono i tempi di recupero, non sa bene come comportartsi. La risonanza ha poi dato il responso dell’ernia e sono stati tre mesi molto difficili».

Ora come stai? 

«Sono motivato e penso di poter fare bene. Da quest’inverno ho pensato, giorno per giorno, a dare il meglio di me stesso. Ho fatto esercizi fisici posturali, non solo in bici, e poi mi sono allenato in altura. Ho sensazioni positive, che mi spingono a fare sempre meglio».

Cosa ti aspetti da questa stagione? 

«Di divertirmi in primis. Andare alle corse come se fosse il primo anno. Alla fine è questa la cosa che paga: fare il proprio lavoro senza che sia un peso; alla Corratec c’è questo spirito e la cosa mi piace. È un ambiente sereno; se il corridore sta bene, va forte e il risultato viene di conseguenza».

Hai altre passioni oltre al ciclismo? 

«Mi piace andare a pesca e sono una persona molto socievole, che ama stare con gli amici».