Bonelli e le aspettative degli altri: «A 22 anni ti considerano vecchio, ma un ragazzo può crescere ancora»

Alessio Bonelli
Alessio Bonelli durante una gara in pista in maglia Biesse Arvedi nel 2021 (foto: p.bonelli)
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Tutti dicono la loro, qualcuno avanza aspettative, ma Alessio Bonelli, classe 2001, non si lascia intimidire da ciò che gli altri pensano. Si tuffa nel suo quarto anno tra i dilettanti con la Arvedi Cycling, con la voglia di continuare a migliorarsi e di dimostrare a se stesso il suo vero valore.

Alessio, come ricorderai il tuo 2022?

«Non è stato un anno costante come avrei voluto. In alcuni momenti andavo bene, ma non sono mai riuscito a tenere un buon livello come mi ero prefissato. Ho sempre partecipato a gare impegnative, sia a livello internazionale che con i professionisti, e forse questo ha influito sul mio mancato emergere. A fine stagione sono risultato positivo al covid, ricominciare è stato difficile, ma la squadra mi è sempre stata vicina».

Quest’anno correrai con il team Arvedi, perché questo cambio di squadra?

«È stata una scelta mia, non ho avuto nessuna spinta. All’Arvedi si presta molta attenzione alla pista, abito a Montichiari, sono cresciuto girando nel velodromo e ritornarci sarà importante per la mia crescita».

È un team dalle tante ruote veloci.

«Biesse e Arvedi, nel 2021, erano due nomi presenti nella solita maglia, insomma era la stessa squadra e quindi molte persone le conosco. Mattia Pinazzi, Stefano Moro e Niccolò Galli sono volti amici e alle gare per velocisti lavorerò per la squadra, darò il mio contributo. Nelle corse un po’ più mosse potrò dire sicuramente la mia».

Arvedi non è una Continental come il team Biesse.

«Non credo che cambierà molto. Io sono del parere che in Italia la differenza tra una squadra dilettantistica normale e una Continental sia quasi inesistente: entrambe fanno praticamente lo stesso programma di gare, sono poche quelle girano per l’Europa per una stagione di alto livello».

Hai già incontrato i tuoi nuovi compagni?

«Siamo stati tutti insieme alla presentazione della bici, del vestiario e dei programmi, mi sento molto stimolato da questa nuova avventura. La preparazione è andata bene e da fine mese ci ritroveremo ogni weekend per fare un paio di giorni di allenamento tutti insieme».

Hai comunque avuto l’opportunità di correre con i professionisti.

«Io ho corso il Giro del Veneto, il Veneto Classic e la Coppa Agostoni, è stata un’esperienza molto importante perché ho potuto vedere dall’interno il modo di correre dei professionisti».

Cosa cambia?

«È sicuramente meno pazzo o, come dico io, meno da delinquenti. (ride, ndr). Si parte forte finché non va via la fuga di giornata, a quel punto si tranquillizzano tutti e le grandi squadre iniziano a fare un ritmo costante ma forte, negli ultimi chilometri aprono il gas e esce fuori chi ha la gamba».

Alessio Bonelli festeggia la vittoria nella terza tappa del Giro d’Italia Under 23 (Press Office – Giro d’Italia Under 23)

Facciamo un passo indietro, dopo aver vinto una tappa al Giro d’Italia U23 hai avuto difficoltà a riconfermarti.

«C’è stata un po’ di pressione dopo quella vittoria, tante persone si aspettavano molto, ma io sono sempre rimasto lo stesso corridore di prima. Non sono riuscito a ripetermi e magari non ho raggiunto quello che gli altri si aspettavano da me, ma non ho rimpianti, ho sempre dato il massimo».

Quali obbiettivi ti sei posto?

«Vincere. È il mio quarto anno tra i dilettanti e l’ultimo da Under 23, non posso sbagliare perché altrimenti sarà difficile farsi notare dalle squadre professionistiche».

Spiegati meglio.

«A 22 anni ti considerano vecchio, ma un ragazzo può crescere ancora, non è di certo arrivato alla fine della sua maturazione fisica. Potrebbe ancora far vedere i numeri che ha, invece non ha tempo di farlo. O fai subito risultati appena passi dilettante oppure vieni messo in disparte e considerato vecchio. Questo è sbagliato secondo me».

Alessio Bonelli durante il GP Liberazione a Roma (foto: liisasphotoss)

Dove vuoi far bene quest’anno?

«Ho un debole per il GP Liberazione a Roma, sono sempre andato bene e voglio fare meglio. Per il momento non so se la squadra parteciperà al Giro e ancora c’è l’incertezza che venga organizzato. Ma se ci sarà voglio essere protagonista e raccogliere il meglio possibile. Non mi tirerò indietro anche in qualche gara che farò in pista».

Cosa sogni adesso?

«In tutti questi anni ho imparato ad arrangiarmi sfidando i miei limiti anche quando mi ritrovavo da solo. Voglio continuare a migliorarmi e il sogno è sempre quello: passare professionista».