Ottant’anni da Adriano Amici: le moto, il tedesco, l’amicizia con Bartali e l’intuizione vincente di San Luca

Amici
Adriano Amici alla partenza della Settimana Internazionale Coppi e Bartali 2019.
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La colpa fu di quel signore che aveva conosciuto nella bottega di Aladino, suo padre: quel signore era Gino Bartali, e Adriano Amici decise di diventare corridore come lui. «Sfortunatamente da Esordiente vinsi undici corse. E allora il ciclismo ebbe la meglio sulla moto». Nel negozio di Aladino, che si era fermato nei dilettanti per colpa di una brutta caduta, si vendevano biciclette e moto. Adriano aveva cominciato a fare il garzone a dieci anni. E fino a quel momento i motori avevano dominato i suoi pensieri, «avevo un motorino tutto carenato che era una meraviglia».

Adriano con Gianni Bugno e Giorgio Comaschi alla Sei Giorni di Bologna nel 1994 (foto dall’album di famiglia di Elisa Amici)


Quando compì tredici anni, il babbo lo mandò in Germania a studiare i motori della Sachs. Adriano dice di aver imparato lì due cose che gli sono servite nella vita: il tedesco e la disciplina. Forse la seconda più del primo, soprattutto quando Amici ha scoperto che la sua vocazione primaria era quella di organizzare corse. Ma andiamo senza fretta, ché questa è storia lunga ottant’anni, Adriano li festeggia proprio oggi insieme a sua moglie Morena, ai figli Elisa e Andrea e ai nipoti Anna, Diego, Mathias e Thomas.

 Adriano con Claudio Chiappucci nel 1994 alla Sei Giorni di Bologna (foto dall’album di famiglia di Elisa Amici)

Da dilettante, veloce com’era, Adriano aveva vinto una sessantina di corse. Passò professionista nel 1969, con l’Eliolona, per poi andare a correre con la Cosatto, con il suo vecchio amico Bartali come direttore sportivo. Si definisce un uomo di fondo, «nel senso che stavo sempre in fondo al gruppo». Nel 1971 Adriano si sposa, e il testimone è Gino Bartali. Ma il professionismo è avaro di soddisfazioni, la giornata migliore è un secondo posto alla Coppa Sabatini, a Peccioli, proprio nel ‘71, dietro a Roberto Poggiali. Presto Adriano decide di lasciare la strada per la pista e di affiancare Aladino nella bottega di famiglia, in centro a Casalecchio. Da lì si sposteranno a Calderara, e i clienti – corridori, meccanici, ma anche professori come Vittorio e Romano Prodi – li seguiranno.

Parata di ex campioni italiani prima dei Tricolori a Monteveglio nel ’96, vinti da Mario Cipollini; sulla sinistra Ercole Baldini e Alfredo Martini; Adriano Amici è con il suo storico sponsor Beghelli (foto dall’album di famiglia di Elisa Amici)


Adriano vuole rimanere nel mondo delle corse come organizzatore, e comincia già nel ‘71, a ventotto anni, mettendo su il primo circuito a Casalecchio. Nel 1982 si mette in testa di rifare il Criterium degli Assi «perché l’ultimo vincitore fra i dilettanti era stato mio padre, tra i professionisti invece aveva vinto Bartali». Aladino e Gino, i suoi fari. Quando Amici capisce che fare l’organizzatore è il suo vero talento, vende il negozio e trasforma la sua passione in lavoro, che è forse il privilegio più grande che si possa avere nella vita. Prende in eredità il Giro dell’Emilia, che per settant’anni era stato organizzato dal VeloClub Stadio, con Ermanno Mioli, Dante Ronchi, Vittorio Piccioli, e lo reinventa nel modo più spettacolare possibile.

Con Andrea e Adriano Amici un Gianni Bugno in versione deluxe (foto dall’album di famiglia di Elisa Amici)

Lui dà il merito a Manuela Buldrini, il suo braccio destro al GsEmilia, che per tutti questi anni lo ha affiancato in ufficio e sui traguardi: Adriano dice che fu lei a intuire che il traguardo in cima a San Luca (alla fine della quinta salita…) avrebbe trasformato una corsa normale in una classica indimenticabile. Poche settimane fa erano tutti e due alla presentazione del Tour de France 2024, che passerà due volte a San Luca nel corso della seconda tappa.

 Amici sul podio del Giro dell’Emilia con Gibo Simoni, vincitore dell’edizione 2000 (foto dall’album di famiglia di Elisa Amici)

Se non ci fosse stato prima Adriano Amici, non ci sarebbero arrivati il Giro d’Italia poi il Tour. Intanto le sue corse si sono moltiplicate: Coppi e Bartali, Memorial Pantani, Per sempre Alfredo, Giro dell’Emilia femminile.

Ancora Adriano sul palco con la figlia in veste di miss (foto dall’album di famiglia di Elisa Amici)

Era il 2021. Avreste dovuto vedere la faccia di Amici mentre Primoz Roglic faceva i rulli sotto il traguardo dopo aver vinto per la seconda volta il Giro dell’Emilia. Se avesse incontrato un marziano non sarebbe stato così sorpreso. Decise di dirglielo. «Cosa c’è? Non ti sono bastate cinque salite? L’anno prossimo ne mettiamo sei». Fu solo allora che Roglic si arrese a braccia alzate e scese dalla bici. «No no, me ne basta anche una». Roglic rideva, Amici insomma.

Adriano Amici nel 1970, in maglia Cosatto (foto dall’album di famiglia di Elisa Amici)

Il primo Giro dell’Emilia della sua vita lo ha fatto con suo padre: aveva quindici anni, andarono in bici all’Abetone e tornarono giù da Pavullo. Nel ‘69 il primo da corridore, nel ‘71 quello che non ha mai dimenticato, perché era in fuga e lo andarono a prendere a Monzuno, fine delle illusioni. E inizio di un’altra storia, quella che vi abbiamo raccontato.