Marco Frigo: «Aiuterò Fuglsang e Woods, ma per il futuro puntano su di me»

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Marco Frigo al Giro della Valle D'Aosta 2022
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Un Capodanno tranquillo, passato con gli amici di sempre e con la speranza che il 2023 possa portargli un po’ più di fortuna rispetto all’anno appena concluso. Marco Frigo è fiducioso, sa di avere dalla sua parte l’esperienza di chi ha girato l’Europa per fare esperienza e sa che il passaggio al professionismo è per lui soltanto una «naturale transizione».

Frigo, come mai usi queste parole?

«Sono orgoglioso del mio percorso fino a questo momento. Quando al primo anno da Under 23 ho deciso di accettare la proposta della SEG, in molti non erano d’accordo. Mi dicevano che in Italia si impara meglio il “mestiere”. Non li ho ascoltati e ho fatto di testa mia, crescendo anno dopo anno e formandomi per il professionismo».

Rispetto a tuoi coetanei italiani hai fatto molta più esperienza, non trovi?

«Correre in una squadra olandese e successivamente in una development mi ha permesso di fare tanta esperienza internazionale. Credo di aver corso di più in Olanda, Belgio, Francia, lì dove negli ultimi anni sono nate anche tante corse a tappe. Ecco, in Italia ce ne sono davvero poche e io ho avuto la fortuna di correrne diverse».

Non hai mai nascosto il tuo amore verso le corse a tappe.

«È il mio terreno preferito. In questi anni ho capito di essere dotato di un buon recupero, aspetto fondamentale in questo tipo di corse, e di cavarmela piuttosto bene in salita. È chiaro, non sono uno scalatore, anche perché sono alto un metro e ottantotto centimetri, ma mi difendo. E poi c’è la crono dove spesso sono riuscito a fare buone prestazioni».

Dove invece devi migliorare?

«Sono ancora molto giovane e i miglioramenti da fare sono tantissimi. Quello del professionismo è un mondo nuovo, tutto da scoprire. Penso di dover migliorare la tecnica in bici e anche in discesa ho ancora alcune lacune. Sotto l’aspetto fisico poi bisognerà fare uno step in avanti perché il livello si fa più alto. Mi piacerebbe migliorare nella distanza, il cosiddetto “fondo”».

Ma il tuo bilancio del 2022 qual è?

«Non può essere troppo positivo, avevo altre ambizioni non lo nascondo. Purtroppo fin dall’inizio della stagione sono stato colpito dalla sfortuna. A dicembre 2021, nel pieno della preparazione invernale, mi sono fratturato la clavicola. Mentre due cadute nel corso dell’anno mi hanno portato altre due fratture al polso. Nonostante questo sono riuscito a trovare buone sensazioni e questo fa morale».

Peccato per l’Avenir…

«Avenir e Giro d’Italia, sono un po’ i miei due rimpianti in questi anni da Under 23. Non essere riuscito a dire la mia in corse così importanti mi dispiace. Con dei successi lì magari sarei passato professionista con più appetibilità, essendo più leader. Però in fin dei conti ora si riparte da zero, quello fatto finora non conta più niente».

Sei nella Israel che ha perso la licenza World Tour, la retrocessione quanto condiziona il calendario?

«Credo poco o nulla, almeno il mio calendario. Alternerò gare World Tour dove verremo invitati a gare ProSeries, l’idea della squadra è quella di farmi fare diverse corse a tappe di una settimana: insomma, un programma adatto a un neoprofessionista».

Che ruolo avrai in squadra?

«Sicuramente la squadra punta su di me per il futuro, ne abbiamo parlato, ma quest’anno sarò soprattutto al fianco di compagni come Fuglsang o Woods. Dovrò essere bravo a imparare da loro, ma anche a cogliere le opportunità che potrebbero crearsi».

Hai già parlato con Nizzolo, unico italiano in squadra oltre a te?

«Si assolutamente, siamo anche stati compagni di camera in ritiro, e immagino che lo saremo anche in futuro. Cominceremo insieme in Argentina, è un ragazzo tranquillo e alla mano con cui condivido anche alcune passioni come i motori».

E Froome?

«Anche con lui ho scambiato diverse chiacchiere. Sembra di parlare con una persona normalissima, molto umile nonostante l’incredibile palmares. Credo che questo lo renda ancora più campione: parlare con un giovane, dare a lui dei consigli, delle dritte».

Con Froome e Nizzolo a fargli da chioccia, Frigo può stare sereno. Le qualità per fare bene anche tra i professionisti le ha, ma non dovrà accontentarsi di lavorare per i compagni perdendo quell’abitudine a essere leader. Buona fortuna, Marco!