Paolo Bettini è come quando andava in bici: diretto, imprevedibile e vincente. A lui piace Tadej Pogacar, «l’unico che decide di fare una sua esperienza, va al Fiandre e quasi lo vince. Pogacar sembra una cosa eccezionale, ma in realtà questo è il ciclismo. Perché Evenepoel o Vingegaard no? Pogacar dice: punto al Tour, ma in mezzo ci mette Strade Bianche, Sanremo, Fiandre. Lui è il simbolo verso cui tendere», ha detto il due volte campione del mondo livornese alla Gazzetta dello Sport.
![](https://www.quibicisport.it/wp-content/uploads/2022/12/FOT_00729883-1024x682.jpg)
Bettini insiste con l’esigenza di completezza. «Nibali ci ha dimostrato che si possono vincere i grandi giri e i Monumenti, e allora di che parliamo? Vingegaard ed Evenepoel devono accettare di più la sfida. Giornate e settimane intere ad allenarsi, carichi di lavoro per essere al 100%. Forse in questa gestione del ciclismo non capisco più nulla, ma io preferivo mettermi il numero con il rischio di vincere, questo dava morale. E non invece essere pronto solo per un giorno che, se poi fallisci, butti via mezza stagione. Vingegaard ha vinto il Tour ma deve uscire dal suo villaggio e buttarsi nella mischia. Uno come lui può vincere Liegi e Lombardia, ma per arrivarci deve sgomitare in gare diverse, di tensione».
![](https://www.quibicisport.it/wp-content/uploads/2022/11/gallery-nibali-38-anni-FOT_00492902.jpg)
Bettini guarda anche più in alto. «C’è un calendario così sparpagliato che il pubblico a casa non capisce più nulla. Servono nuove regole e nuovi punteggi. Non è possibile che le squadre impediscano ai corridori di partecipare al Mondiale, come è successo in Australia nel 2022, per fare altre corse e prendere i punti per le classifiche. L’Uci deve affrontare con urgenza questa riforma». Calendario sparpagliato, stress diffuso. «È un ciclismo molto più esasperato, i corridori sono atleti molto più preparati ma anche più stressati. Facevo 90 giorni di gara, andavo alle corse al 70% della forma e vincevo. Ora al 70% li tengono fermi. E alla fine vediamo corridori top strapagati che non arrivano a 50 giorni di gara. Sono i corridori che vogliono questo sistema, o le squadre che devono inseguire per forza i punti?».
![](https://www.quibicisport.it/wp-content/uploads/2022/04/gallery-fiandre-10-van-der-poel-2021-1024x683.jpg)
Poi ci sono Van Aert e van der Poel, che sparigliano tutto dando spettacolo tutto l’inverno nel ciclocross. «Più si scontrano e più danno interesse, i fenomeni fanno grancassa. Da quanti anni non c’era una tale attesa per una gara di cross perché si aspetta lo spettacolo? Da un lato i corridori che centellinano le corse, e dall’altro questi due che dall’inverno tirano dritto fino ad aprile».
![](https://www.quibicisport.it/wp-content/uploads/2022/11/Gallery-Ganna-2022-2.jpg)
Dal grande mondo all’Italia. Bettini si rivolge a Filippo Ganna. «Deve cerchiare in rosso la Roubaix, ma se unisce la fantasia alla potenza può puntare a tante altre cose. È molto più di un grande gregario: deve pensare meno al cronometro e metterci più fantasia, giocando più sulle situazioni per cogliere l’attimo». E invoca «un cambio di marcia della politica sportiva, una svolta gestionale. Serve che nasca una squadra WorldTour che faccia da traino al movimento, altrimenti inseguiremo per altri 15 anni».
![Luperini](https://www.quibicisport.it/wp-content/uploads/2022/11/38e3e4d8-2dcb-480a-283b-8cf3862a5fd9-1024x682.png)
All’Uci però riconosce di aver fatto un buon lavoro con il ciclismo femminile. «È stata la decisione più azzeccata dell’Uci: chiedere alle grandi squadre maschili di sostenere le donne. E poi quante ragazze vediamo ogni giorno a fare ciclismo per benessere o nelle Granfondo? Le donne stanno dando un valore aggiunto a livello mediatico». Quanto a Fabiana Luperini, che sarà ds di un team maschile, la Corratec, «mi batteva nei giovanissimi, siamo cresciuti insieme. La sua è una bellissima storia, ma poteva entrare in gruppo già 10 anni fa. È molto decisa e non si fa mettere proprio i piedi in testa».