Da oggi Filippo Ganna è in ritiro a Maiorca (fino al 19) con la Ineos-Grenadiers. Per la prima volta è stato più di un mese senza bici: uno stacco totale. «Ne avevo bisogno, ora sono contento di ripartire». Dopo la vacanza a Mauritius con Carlotta ma anche con Consonni, Viviani e compagne, e l’intervento agli occhi per eliminare occhiali e lenti a contatto, Pippo ha raccontato le sue prime sensazioni in bici a Ciro Scognamiglio sulla Gazzetta dello Sport. «Pessime. Martedì ho fatto il secondo allenamento su strada. Tre ore e 15′ con Elisa Longo Borghini e Jacopo Mosca. Mi hanno tirato il collo! So di essere indietro con la preparazione ma non mi interessa, sono tranquillo».
Ganna ha confermato che debutterà il 22 gennaio alla Vuelta San Juan in Argentina (fino al 29). «Cercherò di arrivare non in formissima, ma neanche di soffrire troppo». Poi gli Europei su pista a Grenchen (8-12 febbraio) e in primavera le Classiche e il Giro d’Italia. Ripensando alla sua settimana d’oro, con Record dell’Ora e Mondiali su pista, Filippo ha detto di non sentirsi «un supereroe. Ho fatto ‘solo’ bene e al cento per cento il mio lavoro, come può capitare a ogni professionista nel suo ambito. Con passione e l’interesse di volere fare tutto bene, il meglio che potevo. E la felicità di esserci riuscito».
A proposito delle critiche, «ci sono i momenti in cui tutti ti vogliono bene e ti vengono dietro… e altri in cui vieni criticato. Ci sta. Ce ne saranno degli altri, perché non sempre arrivano i risultati sperati. Ma non mi fascerò più la testa. Forse ho ascoltato troppo gli altri e avrei dovuto farmi scivolare tutto addosso, come avevo imparato a fare dopo il Mondiale dell’inseguimento che persi nel 2017». Ganna ha confermato che non riproverà l’Ora. «Ci sarà da pedalare forte per riconfermarsi e trovare nuovi obiettivi. Non ci si può focalizzare sempre sulle stesse cose». Ha raccontato che non ha mai sognato di essere in pista a correre per il record, «ma durante il Tour de France qualche volta di notte sognavo di essere ancora nella tappa».

Per quanto riguarda la strada, «più Roubaix che Sanremo» e un lavoro specifico. «Farò allenamenti diversi. Studiando come sono andate le gare… bisogna intervenire dove c’erano le lacune per trovare il colpo di pedale giusto. Mi capitava, nei finali di corsa, di non essere brillante come all’inizio, come se mi ‘sedessi’. Bisognerà lavorare sull’intensità dopo diverse ore, per essere pronto nei momenti chiave. Con Cioni, il mio allenatore, ne abbiamo parlato». Infine un pensiero per Davide Rebellin. «Era un compagno. Non di squadra, ma di vita, come chiunque pratichi e condivida la passione per la bici. Sulla strada servono anzitutto buon senso e rispetto delle regole. Da parte di tutti».