Caso Pantani / Le conclusioni della Commissione Antimafia: altri dubbi e una testimonianza-choc

Marco Pantani
Marco Pantani in maglia rosa sul podio del Giro d'Italia 1998, vinto dal campione romagnolo
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La conclusione della Commissione parlamentare Antimafia, tramite il presidente uscente Nicola Morra è una: «Sono possibili altre ipotesi sul decesso di Marco Pantani». Il 14 febbraio saranno passati 19 anni da quando il corpo del campione romagnolo fu trovato senza vita nella stanza del residence Le Rose di Rimini. L’anno prossimo ricorre il venticinquennale della sua doppietta Giro-Tour ma soprattutto il 5 giugno saranno passati 24 anni dal giorno in cui Pantani fu fermato prima del via della tappa, a Madonna di Campiglio, quando stava per vincere il suo secondo Giro d’Italia consecutivo. Mercoledì Morra ha presentato il lavoro svolto, in particolare dal Comitato “Influenza e controllo criminali sulle attività connesse al gioco nelle sue varie forme” coordinato dal senatore Giovanni Endrizzi. «La Commissione auspica che venga fatta piena luce sugli avvenimenti, valutando anche gli elementi raccolti nel corso dell’inchiesta parlamentare rispetto ai quali gli esiti giudiziari finora pervenuti non offrono esaustiva spiegazione».

L’ipotesi di omicidio volontario

Dopo le inchieste del 2004 e del 2014, alla Procura di Rimini resta aperto il fascicolo contro ignoti con l’ipotesi di omicidio volontario.
La Commissione avrebbe accertato «diverse e gravi» violazioni alle regole stabilite sui controlli: non venne rispettato l’anonimato sulla provetta che conteneva il sangue di Pantani. E l’orario del prelievo – si dice – fu le 7.46, e non le 8.50 «come indicato nel processo a Pantani per frode sportiva». Dettaglio che non è incompatibile con l’ipotesi di una manomissione della provetta. Tornano in ballo le informazioni fornite in carcere dal bandito Renato Vallanzasca sugli interessi della camorra sull’esito finale di quel Giro.
La Commissione Antimafia ha poi raccolto dichiarazioni dei sanitari che hanno escluso la presenza del ‘bolo di cocaina’ trovato vicino al cadavere. Va detto però che per i possibili reati legati ai fatti di Madonna di Campiglio è già intervenuta la prescrizione.

Una testimonianza inedita

La difesa della famiglia Pantani – gli avvocati Fiorenzo e Alberto Alessi – ha presentato in Procura nomi, cognomi, fatti, circostanze. Sulla base di quanto concluso da una perizia mai contestata: Pantani non sarebbe morto per overdose di cocaina, ma per l’assunzione non appropriata di farmaci che avrebbero dovuto attenuare la sua dipendenza dalla cocaina.
L’inchiesta della Commissione ha portato alla luce testimonianze inedite, come quella di Maurizio O., marito di una nipote di mamma Tonina. Fu a lui che un amico poliziotto, Giuseppe T., riferì che a Pantani era successo qualcosa di grave. Sempre lui in seguito gli diede un consiglio: «Smettete di indagare perché avete rotto le palle. Fate la fine di Marco. Dì a tua zia che fate tutti la fine di Marco». Il poliziotto poi morì in un incidente in moto senza testimoni tra l’11 e il 12 dicembre 2006.