Le lacrime di Cristian Salvato per Rebellin: «Sempre insieme fin dall’oro ai mondiali juniores. Per lui la bici era tutto»

Salvato
A sinistra Davide Rebellin e a destra Cristian Salvato nella Tirreno-Adriatico del 2001 vinta proprio da Rebellin
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Cristian Salvato non riesce quasi a parlare. Il pianto spezza le parole. Ha saputo della scomparsa di Rebellin dalla chat dei corridori veneti ed è sprofondato nel dolore. Lui e Davide si conoscevano fin da bambini. Avevano cominciato a correre insieme tra gli allievi, e in maglia azzurra da juniores avevano condiviso la gioia dell’oro con la cronosquadre ai mondiali di Mosca nel 1989.
Durante il professionismo le loro strade erano tornate a incrociarsi.
«Lui era passato prima – ricorda Salvato – poi dopo tre anni, nel 1998 mi ha chiamato alla Polti: abbiamo fatto due anni lì e i due successivi alla Liquigas, sempre insieme in camera. Poi io mi sono ritirato e lui ha continuato, ma siamo sempre rimasti amici, io sono anche stato il suo testimone di nozze quando si è sposato con Selina».

Tra i primi a chiamare Salvato è stato Marco Cavorso, che collabora con l’Accpi, l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani, di cui Salvato è presidente, per il tema della sicurezza. Nel 2010 Cavorso ha perso suo figlio Tommaso, di 13 anni, travolto da un furgone mentre era in bici.
«Tutti fanno promesse ma nessuno fa mai niente – dice Salvato – ormai è una strage, facciamo la conta. Il figlio di Marco, Michele Scarponi, Marina Romoli e Samuele Manfredi che sono su una sedia a rotelle: comincia a essere un po’ troppo lunga la lista…».

Non c’è rabbia nelle parole di Salvato, perché il dolore ha preso il sopravvento. Difficile anche trovare un ricordo particolare di Davide.
«Era una persona straordinaria, sempre gentile con tutti. Ci eravamo sentiti poco tempo fa, voleva fare una cena con i corridori veneti per festeggiare il suo ritiro. Perché ha corso così a lungo? Lui diceva che continuava a divertirsi e che la bici era la sua vita».