Crescioli, debutto positivo: «In salita mi sono fatto notare e nel 2023 voglio partecipare al Giro»

Crescioli
Ludovico Crescioli in azione durante la quarta tappa del Giro della Valle D'Aosta
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«A dire la verità non mi sono praticamente mai fermato», racconta Ludovico Crescioli, che ha da poco terminato la sua prima stagione tra gli Under 23. «Da qualche giorno ho ricominciato con gli allenamento e fino ad ora ho aiutato il babbo con le olive. Ha tra i 900 e i 1000 alberi, sono parecchi, ci vuole tempo. E’ un’esperienza che mi è piaciuta. Avrei voluto dare una mano già in passato, ma con la scuola era impossibile. Ho studiato informatica, mi sono diplomato all’inizio dell’estate: 85/100, non posso lamentarmi».

Adesso ti concentrerai unicamente sul ciclismo?

«Ho riflettuto se iscrivermi o meno all’università, ma non sono arrivato a nessuna conclusione. Forse vuol dire che non sono particolarmente convinto, e allora meglio lasciar perdere. Sì, a questo punto scommetto tutto sul mio futuro in bicicletta».

Non a caso i tuoi risultati migliori sono arrivati da luglio in poi.

«Io ho sempre reputato giusto voler finire le superiori e sono contento d’esserci riuscito in maniera brillante. Però, allo stesso tempo, per chi come me vuole portare avanti un’attività sportiva di buon livello devo riconoscere che l’impegno scolastico è notevole. Uscivo alle 14, prima delle 14 e 45 non ero mai a casa. Anche d’inverno, quando se piove fa buio alle 16 e 30. No, non è stato facile far combaciare tutto».

Nella tarda primavera avevi raccolto qualche piazzamento, ma l’impressione è che qualcosa sia cambiato dal Valle d’Aosta in poi.

«E’ così. La stagione era iniziata a rilento per via di un problema ad un ginocchio. Poi, risolto questo, ho iniziato ad ingranare. Al Valle d’Aosta ho sofferto le prime due tappe, dopodiché mi sono sbloccato: nelle ultime tre non sono mai uscito dai primi venticinque e ho chiuso al quarto posto nella classifica dei giovani. Mi ha dato un bel colpo di pedale, che penso d’aver sfruttato abbastanza bene. Mi è mancata la vittoria, è vero, ma i piazzamenti che ho raccolto sono indicativi».

Quarto sia alla Bassano-Monte Grappa che alla Zanè-Monte Cengio, due storici appuntamenti del calendario dilettantistico italiano che ben si adattano ad uno scalatore come te.

«Alla Bassano-Monte Grappa ha vinto Calzoni, che passa professionista, su De Pretto, che se non ho capito male dovrebbe diventarlo a partire dal prossimo anno. Terzo De Cassan, uno che i suoi piazzamenti li ha sempre fatti. E alla Zanè-Monte Cengio il più forte è stato De Pretto. Insomma, ho perso da dei corridori che almeno per il momento hanno un passo migliore del mio. Ma il piazzamento alla Bassano-Monte Grappa è quello che mi ha dato più entusiasmo in vista del finale di stagione».

Ludovico Crescioli in maglia azzurra al Giro della Valle D’Aosta

Ottavo al Valdarno, decimo a Corsanico, undicesimo alla Ruota d’Oro e ventunesimo al Lombardia, ad appena 8” dall’ottavo posto conquistato da Petrucci. Sei arrivato lontano soltanto alla Firenze-Viareggio, trentasettesimo.

«Ecco, proprio alla Firenze-Mare è legata la più grande delusione della mia stagione. Mi sentivo in forma, ero reduce da quei due quarti posti e volevo tentare il tutto per tutto sull’ultima ascesa di giornata, il Pedona. Ma proprio sul più bello, quando avrei voluto fare la differenza, mi si è bloccata la catena. Ho perso tre minuti, un mio compagno mi ha dato la sua bici, ma ormai era troppo tardi. Peccato: uno sogna e aspetta per 170 chilometri e poi si ritrova appiedato».

Uno dei tanti insegnamenti della tua prima stagione tra i dilettanti. Ce ne sono stati altri?

«Tante piccole lezioni, mettiamola così, ma nulla di memorabile o che mi abbia segnato per sempre. Mi ha fatto piacere trovare delle conferme. In salita sono sempre stato bravino, sono consapevole d’avere del talento, ma quando si cambia squadra e soprattutto categoria le certezze non sono mai abbastanza. Invece ho capito che lavorando quotidianamente e senza troppo stressarmi posso togliermi delle belle soddisfazioni».

Gabriele Balducci, tuo direttore sportivo alla Mastromarco, dice che bisogna lasciarti tranquillo: di pressioni te ne metti già parecchie per conto tuo.

«Sono un grande appassionato di ciclismo, lo sento e lo vivo intensamente. Quando una gara non va come speravo me la prendo, ci rimango male, ho bisogno di metabolizzare. Però credo sia un bel segnale, vuol dire che ci tengo. E magari, col passare degli anni e delle esperienze, riuscirò a rafforzarmi e a gestire meglio le mie emozioni».

Rimarrai alla Mastromarco anche nel 2023?

«Sì. Le offerte non sono mancate, in particolar modo dalle continental, ma io non ho avvertito il bisogno di cambiare aria e quindi le ho gentilmente rifiutate. Non mi manca niente: Mastromarco è a due passi da casa mia, mi alleno sulle strade della mia quotidianità, Balducci è sempre attento e disponibile e non ci fa mai mancare niente, sia materialmente che moralmente. Cos’altro posso chiedere?».

Quali ambizioni hai per la prossima stagione?

«Non mi piace sbilanciarmi né fare proclami. Voglio migliorare ancora, ma chi non lo desidera? Mi piacerebbe sbloccarmi, vincendo qualche gara. E punto a partecipare al Giro d’Italia: quest’anno la scuola e la maturità me l’hanno impedito, ma nel 2023 sarà uno dei miei obiettivi principali. Magari centrando qualche buon piazzamento nelle tappe di montagna, quelle più adatte ai miei mezzi».