Fondriest risponde a Rosola: «Con Busatto non c’è stata nessuna coltellata alle spalle, in Italia poche opportunità»

Fondriest
Maurizio Fondriest svolge l'attività di procuratore insieme a Paolo Alberati
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«I procuratori di Busatto mi avevano garantito al 100% che il ragazzo rimaneva con noi. Tante promesse, fatte a me personalmente. E dopo invece è arrivata la coltellata alle spalle. Francesco è andato via a nostra insaputa». Parole forti quelle di Paolo Rosola, direttore sportivo della General Store sull’addio di Francesco Busatto, uno dei dilettanti italiani più talentuosi. Francesco, classe 2002 di Bassano del Grappa, la prossima stagione vestirà la maglia del vivaio della Intermarché-Wanty-Gobert. Una scelta coadiuvata con i suoi procuratori Paolo Alberati e Maurizio Fondriest. Proprio quest’ultimo ha risposto alle accuse di Rosola, illustrandoci la propria visione dei fatti. Con Fondriest abbiamo avuto modo di confrontarci anche sul ruolo dei procuratori oggi e su come lui ed Alberati svolgono e interpretano questa professione. Oltre a soffermarci inevitabilmente sullo stato di salute del movimento italiano, in riferimento ai tanti giovani che scelgono le squadre estere per crescere.

Maurizio, cosa vuoi rispondere a Rosola che parla di una vostra grande scorrettezza?

«Rosola ha detto alcune cose che non sono assolutamente vere. Prima del Giro d’Italia Busatto ci ha riferito che voleva rimanere nella General Store ancora un anno, in accordo anche con il suo allenatore Paolo Santello. Io e Alberati non abbiamo interferito in questa decisione, assecondando a pieno la sua scelta. Così Busatto ha firmato il prolungamento con la General Store, accordandosi con loro che se nel frattempo avesse trovato un’altra formazione di livello superiore o simile ma straniera, lui sarebbe andato via».

E quest’offerta è arrivata…

«Sì, dopo la convocazione ai mondiali con la nazionale c’è stato un interessamento della development della Intermarché. Ci hanno contattato, abbiamo inviato loro tutti i dati di Busatto, in accordo con lui che si è preso del tempo prima di decidere. Rosola dice invece che il ragazzo aveva firmato un contratto da tempo con la Continental belga, ma non è vero. Quando ho incontrato Paolo a Poggiana nessuna decisione era stata presa, c’era solo stato un primo contatto con la Intermarché. Prima ci aveva contattato per Busatto anche la Zalf, la Colpack, ma io risposi che non era possibile perché con lui avevamo dato la parola alla General Store. Sarebbe andato via solo in caso di un’offerta da una squadra di livello superiore, come dicevo».

Quindi è andato tutto secondo gli accordi già stabiliti…

«Esatto, nessuna coltellata alle spalle di cui parla Rosola. Anzi, io parlo molto bene del comportamento che ha tenuto la General Store nei confronti di Busatto. Il team manager stesso mi ha confermato poi l’accordo fatto con Francesco in caso di offerte da squadre di livello superiore. Sono stati corretti e non c’è stato nessun diverbio. Poi logicamente capisco che il presidente ci sia rimasto male, ma io mi sono preso tutte le responsabilità della scelta».

Busatto
Francesco Busatto dal prossimo anno vestirà la maglia del vivaio della Intermarché-Wanty-Gobert (foto: Gaianigo)

Ecco, perché la Continental della Intermarché-Wanty-Gobert?

«Quando arriva un’offerta da una squadra associata ad una formazione World Tour è un’opportunità da cogliere al volo. Busatto avrà l’occasione di correre molto anche in prima squadra con i professionisti. E perché scegliere l’estero? Per un ragazzo italiano andare in una nostra Professional sarebbe fantastico, ma abbiamo solo la Bardiani e la Eolo-Kometa (la Drone Hopper-Androni non ha presentato la richiesta della licenza Professional per problemi finanziari. Mentre da quest’anno lo sarà anche il Team Corratec ndr). Quando arriva un’offerta come quella che è giunta a Busatto non puoi aspettare l’anno prossimo per tanti motivi. Se in Italia avessimo quattro, cinque Professional, una World Tour, magari l’atteggiamento sarebbe diverso».

Questa carenza finisce per tagliare fuori anche corridori italiani non così brillanti fin da subito, ma che magari meritano una grande possibilità per crescere.

«Esatto. Anche tra i corridori miei e di Alberati ci sono elementi di valore, ma che sono a piedi. Ad esempio abbiamo Simone Ravanelli che dopo l’incertezza della situazione della DroneHopper non ha trovato ancora una sistemazione migliore. Non ha disputato una buona stagione, ma è un ragazzo che merita. Però in Italia non ci sono opportunità per tanti e all’estero scelgono solo chi va molto forte, non fanno scommesse».

Nel tempo è cambiato molto il ruolo dei procuratori, oggi dei veri e propri talent scout nella categorie giovanili. Qual è la vostra ricetta per svolgere al meglio questa professione?

«Con Alberati fin dall’inizio vogliamo individuare e aiutare dei corridori giovani, facendo attenzione che non vengano sfruttati troppo in base alla loro età. Non ci sarebbe bisogno di avere un procuratore da Juniores, ma per il motivo che ho appena detto noi ne abbiamo diversi, come ad esempio Thomas Capra. Teniamo sotto controllo i nostri corridori, li monitoriamo con vari test in modo che quando arriva un interessamento di una squadra noi li presentiamo al meglio. Magari non tutti passeranno professionisti, ma non per questo li lasciamo al vento. Cerchiamo di fare in modo che tutti possano esprimere al 100% le proprie potenzialità. E in Italia questo è difficile, perché non ci sono punti d’approdo, a meno che non sei molto forte fin da giovanissimo. Ma non tutti maturano da Juniores e così tanti si perdono».

Quindi servirebbe proprio questa tanto ambita squadra World Tour italiana…

«Sì, ma attenzione. Una World Tour si fa con i corridori che vincono, quindi al momento non si può fare con gli atleti italiani. Il talento c’è o non c’è e in questo momento siamo carenti. Dall’altra parte però non abbiamo neanche le squadre per far esprimere certi corridori».