Rosola: «Busatto è andato via a nostra insaputa e per il 2023 abbiamo rifondato la squadra»

Rosola
Paolo Rosola, direttore sportivo della General Store, in una foto d'archivio al Giro d'Italia Under 23
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«Di Busatto e della sua esclusione al Mondiale non voglio parlarne, ma lo farò quando sarà il momento giusto e in modo approfondito» ci aveva detto Paolo Rosola, direttore sportivo della General Store, a inizio ottobre. Ci ha tenuto sulle spine per un po’, ma alla fine il momento è arrivato. Con Rosola, oltre che di Francesco Busatto, che nel frattempo si è trasferito nella neonata development della Intermarché-Wanty-Gobert, parleremo anche della prossima stagione e delle novità in casa General Store.

Paolo, state già pensando anche voi al 2023?

«Esatto. Dal 21 al 23 ottobre abbiamo fatto un ritiro con l’organico della prossima stagione e credo che siamo una delle prime Continental a farlo. In General Store le cose sono cambiate e lo vedrete anche da fuori nell’anno che viene. Non stiamo trascurando niente, nei limiti delle nostre possibilità economiche».

Com’è arrivata la scelta di Busatto di passare nel vivaio della Intermarché?

«I suoi procuratori (Maurizio Fondriest e Paolo Alberati, ndr) non hanno avuto fiducia in noi perché al centro del rapporto tra Busatto e la General Store c’erano degli accordi che non sono stati più rispettati. Francesco aveva già firmato da tempo il contratto con la Intermarché, a nostra insaputa, e alla fine la dirigenza l’ha lasciato andare. Sicuramente la volontà del ragazzo era quella di andare via, ma nessuno l’avrebbe trattenuto, però non c’è stato un comportamento corretto. Anziché istigare il ragazzo, perché è stata innanzitutto una richiesta dei procuratori fatta a lui, si poteva parlare prima con me, con il presidente (Diego Beghini, ndr), ma non c’è mai stata intesa».

Di conseguenza l’avete presa male…

«Sì, a me ha fatto male. Ma non per la scelta in sé di Busatto, a lui voglio bene, ma per la mancanza di rispetto nei nostri confronti. Bastava che uno dei suoi procuratori alzasse il telefono e spiegasse la situazione, nessuno avrebbe tenuto con la forza Francesco in squadra. Anche perché stiamo parlando di un trasferimento in un’altra Continental. Cosa abbiamo noi in meno a loro? Le gare all’estero? Mi pare ovvio, se vai in una formazione straniera corri all’estero».

Forse qualcosa non li ha convinti?

«Non saprei proprio. Potevamo costruire una squadra intorno a lui. Avevo parlato con i suoi procuratori a Poggiana (in occasione del GP Poggiana del 14 agosto, ndr) e mi avevano garantito al 100% che Busatto rimaneva con noi. Perché aveva bisogno di esperienza, a fianco a me sarebbe cresciuto di più. Tante promesse, fatte a me personalmente. E dopo invece è arrivata la coltellata alle spalle».

Busatto
Francesco Busatto in azione al Giro d’Italia U23 2022

Riprendendo quello che dicevi prima, non trovi quindi vantaggi nel trasferimento di Busatto nella development della Intermarché?

«È poco che si parla delle formazioni straniere, quindi è diventata la moda. Io sono contento che lui possa fare un’esperienza del genere, ma nel frattempo poteva darci una mano, noi avremmo costruito una squadra intorno a lui e forse con le mie conoscenze poi poteva passare in una squadra World Tour».

Vedi quindi la foga di raggiungere il professionismo il prima possibile? Un tema preponderante negli ultimi anni, a causa anche di un ruolo sempre più ingombrante dei procuratori.

«Esatto, c’è anche questo. Non vogliamo sostituire i procuratori, ma come dicevo prima siamo anche noi in grado di parlare con le Professional o le World Tour per proporgli un corridore, quando riteniamo sia il momento giusto di farlo».

Facendo un passo indietro, sappiamo che a voi non è andata giù l’esclusione di Busatto dal quintetto del Mondiale di Wollongong. Vi aspettavate una sua partecipazione sicura, dopo la convocazione in Australia?

«La scelta di Amadori non era facile ed era chiaro che dei sette convocati solo cinque potevano prendere il via alla prova in linea. A posteriori, visto l’andazzo della corsa, possiamo dire che è rimasto fuori uno che magari meritava. Però parlare dopo è semplice. È logico che ci sia un po’ di rammarico, perché comunque era stato svolto un lungo lavoro di preparazione alle spalle: ad agosto Busatto non aveva mai corso. Però è andata così, amen».

Dopo l’addio di Busatto, ci saranno novità nell’organico della General Store per il 2023?

«Dopo che è scomparsa la possibilità di costruire una squadra intorno a Busatto, abbiamo scelto di prendere dei giovani e lavorare alla loro crescita. Avremo sette primi anni, due secondi anni, tre terzi anni e un quarto anno: in totale sono tredici corridori e solo tre erano già con noi lo scorso anno. Per la General Store sarà quindi una stagione di transizione. Io sono fiducioso, ma non so quanti risultati possano arrivare».

Alla luce di questo, quale saranno gli obiettivi? E chi sono i tre corridori rimasti con voi? Chi spicca, invece, tra i nuovi arrivati?

«Cercheremo di fare la corsa con i quattro corridori con più esperienza. Quattro ragazzi, però, che sono stati sfortunati, hanno avuto diversi problemi e sono stati un po’ dimenticati. Ad esempio c’è Carlo Francesco Favretto che questa stagione ha fatto terzo al Liberazione e poi si è rotto la clavicola. È stato fermo sessanta giorni, ma quando è rientrato nel finale, anche se non ha ottenuto grandi risultati, si è dimostrato comunque competitivo. Poi sono rimasti Filippo D’Aiuto, che potrà darci delle soddisfazioni, e Gianmarco Carpene al secondo anno, il quale ha anche la scuola e quindi sarà a piena disposizione da giugno. Tra i nuovi acquisti spicca Michele Berasi dalla Iseo, che ha bisogno di essere un po’ spronato, ma ha buone qualità».