Luca Guercilena: «L’immobilismo istituzionale farà morire il ciclismo italiano. L’unica via è il gioco di squadra»

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Luca Guercilena in una foto d'archivio
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In un lungo e interessante post Twitter, Luca Guercilena ha avuto modo di parlare della crisi del ciclismo italiano. Il team manager della Trek-Segafredo è partito dall’indiscrezione in cui Repsol sarebbe entrata nel mondo del ciclismo affiancando Movistar, per poi fare un paragone con la nostra situazione.

«Leggere che in Spagna un colosso privato dell’energia potrebbe unirsi all’azienda leader della telecomunicazione per sostenere l’unico World Tour Team è una buona notizia. Significa che entrambi vedono il ciclismo come valido strumento di promozione dell’energia sostenibile, identificandosi con i valori e le aspettative della squadra.

«Da italiano, è inevitabile il confronto con la nostra situazione nazionale e mi spinge a sperare che la politica (sportiva e non) possa avere la stessa visione. Riconoscere come necessario l’investimento in una squadra World Tour Italiana, con slancio globale, sarebbe il modo più efficace per dare nuova linfa cultura ciclistica del nostro Belpaese.

«Qualora le nostre istituzioni restino però miopi e non vedano quanto sta succedendo in altri paesi, come Regno Unito, Francia, UAE, Israele, Kazakistan, Bahrain e Spagna, dove il ciclismo e la bicicletta sono un valore aggiunto alla promozione nazionale, ci ridurremo all’ennesimo gioco al ribasso che punta su un professionismo di medio livello e aumenta il gap sportivo, culturale e commerciale. Il risultato, alla lunga, sarà l’estinzione del ciclismo professionistico, sottoforma di squadre.

«Le opportunità in Italia non mancano. La professionalità di certe strutture è una realtà affermata e apprezzata. Il nostro problema, come Paese, è difettare di ambizione per emergere al pari, o meglio, degli altri. L’unica via possibile è il gioco di squadra, come accade con successo in altri Paesi».