Nessler, una rivelazione: «Adesso corro per vincere e dal 2023 sarò nella InEmiliaRomagna»

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Martin Nessler con la maglia del Sissio Team (foto: SissioTeam)
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Per imporsi all’attenzione del ciclismo dilettantistico italiano, Martin Nessler ha aspettato l’ultimo momento utile: la seconda parte della sua quarta stagione tra gli Under 23. Dal prossimo anno, infatti, correrà tra gli elite. Dovrà confrontarsi con una realtà totalmente nuova: le corse coi professionisti che aumentano, quelle coi dilettanti che diminuiscono, la sensazione che il tempo per strappare un contratto nella massima categoria stia ormai per scadere.

«Un passaggio che affronterò con la nuova continental della InEmiliaRomagna – racconta Nessler, che quest’anno invece ha militato nel Sissio TeamPare stiano mettendo in piedi un progetto davvero interessante, contraddistinto da un calendario di assoluto livello. Per quanto mi riguarda, avvicinarmi ai 23 anni (li compirà l’8 maggio, ndr) non mi preoccupa: fisicamente sono integro e per attirare l’attenzione delle grandi squadre è sufficiente raccogliere degli ottimi risultati. Il mio futuro dipenderà da me, insomma. E poi, se devo essere sincero, al professionismo non ci penso più di tanto: fino allo scorso anno mi sembrava davvero irraggiungibile, quindi per il momento voglio soltanto impegnarmi al massimo delle mie energie. Vedremo quello che verrà fuori».

Di sicuro Nessler è animato da una consapevolezza diversa: quella di poter essere protagonista. Se l’è costruita quest’anno, a suon di piazzamenti costanti e convincenti: quinto al Gp General Store, sesto al Menci, quinto al Giro del Veneto, secondo al Tortoli, primo a Sommacampagna, quarto al Medio Polesine, nono alla Ruota d’Oro, secondo a Conegliano, secondo a San Daniele, settimo al Del Rosso.

«Adesso corro per vincere, si capisce – prosegue – Una grande fiducia nei miei mezzi me l’ha data il primo bel risultato della stagione: il decimo posto al Recioto davanti a corridori come Guzzo, De Pretto e Miholjevic. E’ una delle mie corse preferite insieme alla Ruota d’Oro e a San Daniele del Friuli, dove ho raccolto invece il piazzamento di cui vado più fiero. Peccato, invece, per com’è andato a finire il Giro d’Italia: l’obiettivo era entrare tra i primi quindici della classifica generale, invece mi sono alimentato male nel famoso tappone del terzo giorno e ho preso mezz’ora».

Martin Nessler vince a Sommacampagna (foto: SissioTeam)

Se pensa ai professionisti, a Nessler vengono in mente due corse: il Tour of the Alps, per lui trentino di Dro l’appuntamento casalingo, e il Giro d’Austria, poiché uno zio di sua nonna, Richard Menapace, vinse le edizioni del 1949 e del 1950 (nel 1951, invece, col terzo posto in classifica generale cominciò a farsi conoscere un giovane scalatore lussemburghese di belle speranze: Charly Gaul).

«Mi piacciono le salite, poco ma sicuro – racconta Nessler – Non quelle lunghissime, non sono uno scalatore puro, ma i percorsi impegnativi delle classiche sono i miei preferiti. Non a caso il mio idolo d’infanzia era Alberto Contador: ho cominciato a pedalare a sei anni e praticamente sono cresciuto attraversando i suoi anni d’oro. Gli invidio anche il piglio, sfrontato e battagliero. E di tutte le sue vittorie mi è rimasta impressa l’ultima, quella sull’Angliru: non era assolutamente il più forte, eppure in qualche modo ha conquistato una delle cime più impervie che esistano. Non riesco a capire bene quale, ma ho come l’impressione che in quel suo successo ci sia una lezione».

Ma nella vita di Martin Nessler c’è anche dell’altro: il piacere di stare con la propria famiglia (è figlio unico), la passione per la montagna e quella per lo sport, non soltanto per il ciclismo ma anche per l’hockey.

«Io frequento l’università in Alto Adige, Scienze degli Alimenti, e da quelle parti l’hockey è quasi una religione. Bisogna cominciare da piccoli, altrimenti è complicato imparare a muoversi sul ghiaccio. Comunque devo dire che, tornando indietro, lo sfizio di misurarmi anche in quello sport lo farei. Perché frequento l’università? Perché non so rimanere fermo, ho sempre bisogno di portare avanti almeno più di un’attività. Un mio pregio? Sono pignolo e determinato, quando mi metto in testa qualcosa devo provarci finché ho fiato. Un mio difetto? Inizialmente sono introverso e timido, poi riesco ad aprirmi. Quale sacrificio mi pesa maggiormente? Passare tanto tempo lontano da casa: ci sto bene e coi miei genitori ho un ottimo rapporto, ogni volta devo stringere i denti».

Qualcosa dovrà pur essere cambiato nella vita di Martin Nessler, visto che è passato dai modesti risultati col Cycling Team Friuli a quelli brillanti raccolti quest’anno col Sissio Team. Eppure a sentir lui non si direbbe.

«E’ vero che ognuno emerge e matura a suo tempo – riflette lui – ma sinceramente non mi pare che nella mia vita sia cambiato molto. In salita sono sempre andato abbastanza bene, è che nelle passate stagioni trovavo sempre qualche compagno di squadra più bravo di me e quindi finivo per avere pochissime chance. Adesso ce le ho, le ho trovate e spero di riguadagnarmele il prossimo anno alla InEmiliaRomagna. Mentalmente ho fatto un grosso passo in avanti, le certezze con cui chiudo questa stagione saranno le stesse dalle quali ripartirò nel 2023».